• Mondo
  • Martedì 22 aprile 2025

Le “scam cities” sono sempre più diffuse fuori dall’Asia

Lo dice un nuovo rapporto delle Nazioni Unite basandosi sulle crescenti segnalazioni da paesi al di fuori del sudest asiatico

Alcune tra le persone liberate dalle scam cities in Myanmar in un centro di detenzione dove attendono il rimpatrio, 26 febbraio 2025 (AP Photo/Thanaphon Wuttison)
Alcune tra le persone liberate dalle scam cities in Myanmar in un centro di detenzione dove attendono il rimpatrio, 26 febbraio 2025 (AP Photo/Thanaphon Wuttison)
Caricamento player

Secondo un nuovo rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, il fenomeno delle cosiddette “scam cities”, finora principalmente concentrato nel sudest asiatico e in Asia orientale, si sta allargando al resto del mondo.

Le scam cities, o città della truffa, sono posti in cui moltissimi immigrati in condizioni di semi-schiavitù vengono sfruttati per compiere truffe affettive, falsi investimenti, scommesse illegali, furti di criptovalute e ogni altro genere di frodi che avvengono online (le avevamo raccontate qui). A partire dalla pandemia si sono sviluppate soprattutto in Thailandia, Myanmar, Filippine, Laos, Cambogia e Cina.

Negli ultimi mesi però questi paesi hanno intensificato molto i loro sforzi per smantellarle e i gruppi criminali che le gestiscono hanno iniziato a espandere le operazioni in altri stati dell’Asia e in altre regioni del mondo. Hanno creato nuove scam cities in Africa, in Sudamerica, in Medio Oriente e in alcune isole dell’Oceano Pacifico, soprattutto in aree remote dove le istituzioni statali non ci sono o sono troppo deboli per far applicare le leggi.

In Africa il paese più colpito è la Nigeria, dove fra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 sono state arrestate molte persone coinvolte nelle attività delle scam cities, alcune delle quali provenienti dal sudest asiatico. Operazioni simili sono state compiute anche in Zambia e in Angola.

In Sudamerica il paese dove ne sono state rilevate di più è il Brasile, ma anche in Perù ci sono state operazioni di polizia relative a queste attività. Già alla fine del 2023 la polizia peruviana soccorse 40 persone con cittadinanza malese che erano state ridotte in semi-schiavitù da un gruppo criminale con base a Taiwan, che le costringeva a commettere frodi informatiche.

Le scam cities individuate sono ancora quasi tutte gestite da organizzazioni criminali asiatiche con un crescente coinvolgimento dei gruppi criminali locali. Questo avveniva già all’interno del continente asiatico, dove per esempio in Myanmar la mafia cinese che costruisce e gestisce le scam cities lo fa con la collaborazione o il beneplacito di alcune organizzazioni armate che controllano il territorio e che combattono contro il governo centrale. Le persone che rimangono incastrate in questi sistemi sono centinaia di migliaia: alcune lavorano volontariamente, ma molte sono attirate da falsi annunci di lavoro e poi private dei documenti e costrette a restare, anche con la violenza.

– Leggi anche: Confine con vista sulle “scam cities”