La Repubblica Democratica del Congo ha sospeso il partito dell’ex presidente Joseph Kabila, accusandolo di legami coi ribelli M23

La Repubblica Democratica del Congo ha sospeso e vietato le attività del partito dell’ex presidente Joseph Kabila, accusandolo di avere legami con il gruppo ribelle M23 che combatte il governo centrale e controlla le regioni minerarie orientali al confine col Ruanda. Venerdì il governo ha accusato Kabila di alto tradimento e ordinato la confisca dei suoi beni. Questi provvedimenti sono stati presi dopo che Kabila, che ha 53 anni e aveva lasciato il paese nel 2023, ha detto che voleva tornarci per contribuire a risolvere la crisi con l’M23 e quella diplomatica col Ruanda, che appoggia i ribelli. Ha detto che il suo piano è di andare a Goma, la città più importante che l’M23 ha conquistato a fine gennaio nel momento culminante dell’offensiva iniziata nel 2021.
Non è chiaro se Kabila sia già arrivato a Goma. La sospensione del suo partito serve probabilmente a impedire all’ex presidente di assumere un ruolo di qualche tipo nella risoluzione del conflitto. Kabila è stato presidente dal 2001, anno in cui prese il posto del padre Laurent Kabila che era stato ucciso, al 2o19. Il suo secondo mandato scadde nel 2016, ma si rifiutò di cedere il potere fino alle elezioni molto contestate del 2018: il candidato che secondo gli osservatori indipendenti le vinse (Martin Fayulu) accusò Kabila di aver fatto un patto con un altro candidato, Félix Tshisekedi, e di avergli ingiustamente assegnato la vittoria. Tshisekedi è tuttora presidente della Repubblica Democratica del Congo, ma a fine 2020 ruppe l’alleanza politica col partito di Kabila.
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