Cos’è il Dubai chocolate, che sta facendo finire il pistacchio

Dagli Emirati Arabi è diventato virale per un video di TikTok, e ora si trova in supermercati e pasticcerie di tutto il mondo

(AP Photo/Daniel Niemann)
(AP Photo/Daniel Niemann)
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Negli ultimi mesi, una tavoletta di cioccolato diventata virale su TikTok ha provocato una carenza di pistacchio e un aumento del suo prezzo a livello globale. Inventato negli Emirati Arabi Uniti, nel giro di pochi mesi il cosiddetto Dubai chocolate è infatti stato imitato da aziende di dolci e rivenditori in tutto il mondo, che hanno contribuito a soddisfare e alimentare l’improvvisa grande richiesta.

Giles Hacking, dell’azienda di noci e pistacchi CG Hacking, ha detto al Financial Times che a causa di questo fenomeno il prezzo dei pistacchi è aumentato del 35 per cento e che «al momento il mercato è praticamente al limite». Oltre alla crema al pistacchio, nel Dubai chocolate ci sono pasta kataifi – una sfoglia utilizzata in molti dolci mediorientali – e tahina.

La versione originale del Dubai chocolate era stata distribuita per la prima volta nel 2022 da Fix Chocolatier, un’azienda fondata da Sarah Hamouda e suo marito Yezen Alani a Dubai. L’idea era venuta a Hamouda perché mentre era in gravidanza aveva voglia di cioccolato e knafeh, una torta tradizionale del Medio Oriente fatta di pasta kataifi, crema al formaggio e sciroppo. Dopo un anno di vendite deludenti, Alani e Hamouda decisero di puntare su alcune influencer locali per far conoscere il prodotto.

Nel dicembre 2023 Maria Vehera, una food influencer molto seguita negli Emirati, pubblicò su TikTok un video in cui assaggiava la tavoletta “Can’t Get Knafeh Of It” di Fix Chocolatier. Il video raggiunse milioni di visualizzazioni e portò migliaia di ordini all’azienda. Il pubblico ribattezzò rapidamente quel prodotto Dubai chocolate. Fix Chocolatier era nato come un progetto amatoriale – senza un negozio fisico, un sito web né una distribuzione internazionale – ma la popolarità del Dubai chocolate è arrivata nel giro di poco in molti paesi.

Tra le prime aziende a intercettare il fenomeno fuori dagli Emirati c’è stata Lindt. Margherita, che lavora in un negozio di Lindt di Aachen, in Germania, racconta che al suo rientro dalle ferie estive nel 2024 aveva risposto alla chiamata di un cliente che cercava il Dubai chocolate. «Non avevo idea di cosa fosse», dice. «Poi un collega mi ha spiegato che era esploso un trend su TikTok, e che da giorni ricevevano richieste simili».

Normalmente un’azienda come Lindt impiega mesi (o anni) prima di presentare un nuovo prodotto: ci sono studi di mercato, test, previsioni sulle tendenze. In questo caso tutto è stato accelerato. Il Dubai chocolate ha saltato la fase di ricerca ed è arrivato direttamente alla produzione.

Il primo lancio ufficiale è avvenuto a novembre. I maître chocolatier della Lindt hanno prodotto a mano 1000 tavolette, distribuite in alcune boutique selezionate in Germania. «Il giorno dell’uscita c’erano code che duravano ore. Le tavolette sono andate esaurite subito, nonostante ci fosse un massimale d’acquisto per persona», racconta Margherita. Le indicazioni per la vendita erano rigidissime: niente assaggi per lo staff, niente sconti interni. «Se avessi voluto comprarne una, avrei dovuto mettermi in fila come tutti gli altri», aggiunge.

Adalbert Lechner, CEO di Lindt & Sprüngli, ha raccontato in un’intervista che all’inizio avevano molti dubbi ma che quando l’hanno messo in vendita «la gente si è messa in fila alle 2 di notte in attesa della prima produzione in edizione limitata: le persone erano così interessate a questo prodotto che alcune l’hanno venduto su eBay a centinaia di euro».

Un cartello fuori da un negozio a Lafayette, in California (Smith Collection/Gado/Getty Images)

A novembre e dicembre Lindt ha cominciato a venderlo anche in altri paesi europei e negli Stati Uniti. Intanto, il cioccolato è finito su eBay, dove è stato rivenduto a prezzi fino a duecento volte superiori rispetto a quello originale. Visto il successo ottenuto, alla fine di dicembre Lindt ha annunciato che avrebbe inserito il Dubai chocolate tra i suoi prodotti permanenti, modificando la formula per iniziare a produrlo industrialmente. «È diventato uno dei nostri prodotti più forti di sempre», ha detto Lechner.

Lindt non è stata l’unica a provarci: diversi altri marchi hanno messo in commercio prodotti ispirati al Dubai chocolate, spesso distribuiti su larga scala. In Italia, nel 2025, Esselunga ha lanciato la sua variante sotto il marchio “Delica Dore”. Anche Lidl ha creato una linea “Dubai Style”, commercializzando con il marchio J.D. Gross una tavoletta di cioccolato al prezzo di 4 euro, insieme ad altri prodotti come tortini, krapfen e baklava.

Anche alcuni produttori artigianali hanno preso spunto. Il pasticciere milanese Ernst Knam, noto come “il re del cioccolato”, ha lanciato la sua versione del Dubai chocolate. «Appena ho visto che la barretta stava diventando virale, ne ho ordinate due per provarla. Era buona, ma ho pensato di poterla migliorare». La sua versione è uscita a novembre del 2024, con ingredienti come pistacchio siciliano, kataifi dorato nel burro chiarificato, crema di sesamo e cioccolato fondente con sale Maldon. La clientela l’ha apprezzata subito e le richieste sono state tante, dice.

Secondo il semiologo Gianfranco Marrone, esperto di comunicazione del cibo e del fenomeno “foodporn”, sono almeno tre i fattori che hanno contribuito alla viralità del Dubai chocolate. Il primo è la commistione culturale: un prodotto che mescola il cioccolato tradizionale con i sapori del Medio Oriente. Il secondo è «la fascinazione per il lusso, che si amplifica durante i periodi di crisi». Il terzo è la scarsità artificiale, una tecnica già usata da marchi come Nutella e Mulino Bianco per aumentare il desiderio attorno a un prodotto rendendolo volutamente difficile da trovare.