Cosa si sa del femminicidio di giovedì a Udine

È sospettato il marito da cui la donna si stava separando, agli arresti domiciliari dopo una condanna per violenze contro di lei

(NPK ANSA / Carabinieri)
(NPK ANSA / Carabinieri)
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Giovedì una donna, Samia Kedim, è stata trovata uccisa a coltellate nel suo appartamento a Udine. Il sospettato dell’omicidio è il marito da cui si stava separando, Mohamed Naceur Saadi, che si trovava agli arresti domiciliari a Monfalcone dopo una condanna per maltrattamenti, lesioni aggravate e violenza sessuale nei suoi confronti. A Saadi erano state concesse due ore di permesso per uscire, tra le 9 e le 11 di giovedì. Secondo quanto ricostruito finora l’uomo sarebbe andato a Udine in treno, avrebbe aspettato Kedim in casa sua (di cui aveva le chiavi) e l’avrebbe uccisa a coltellate. L’uomo ha poi preso la macchina della moglie, ed è morto poco dopo scontrandosi con una betoniera che arrivava in senso opposto.

Saadi era stato condannato a 5 anni e 4 mesi a marzo del 2025, dopo circa un anno trascorso in custodia cautelare in carcere. Dopo la sentenza aveva ottenuto di scontare la pena agli arresti domiciliari con due ore di permesso due giorni alla settimana, per fare la spesa e cercare un lavoro. Aveva il braccialetto elettronico (che è in realtà una cavigliera), che però non è attivo durante le ore di permesso: i carabinieri sono venuti a sapere che non era tornato a casa solo alle 11, quando si è attivato e ha segnalato che l’uomo non era rincasato all’orario previsto. La procura ha detto che a quell’ora l’omicidio era già avvenuto.

Il principale testimone è il più piccolo dei tre figli dei due, quindicenne, che tornando a casa ha incrociato il padre con i vestiti sporchi di sangue mentre scappava dall’appartamento e ha chiamato la polizia. Tra Kedim e Saadi era in corso anche una causa di separazione e l’ultima udienza si era svolta due giorni prima dell’omicidio. Non è chiaro come Saadi sia venuto in possesso delle chiavi di casa di Kedim.

Il braccialetto elettronico che aveva Saadi si attiva solo quando chi lo indossa si allontana dal luogo in cui dovrebbe scontare gli arresti (cosa che in questo caso era prevista per via del permesso) ma non traccia gli spostamenti fuori da casa. Non è quindi del tipo usato in caso di divieto di avvicinamento, che si attiva quando la persona allontanata si avvicina alla vittima (che ha a sua volta con sé un dispositivo). «Non era questo il dispositivo utilizzato nella fattispecie, perché era stata scelta una misura che di per sé avrebbe dovuto impedire l’avvicinamento alla vittima, ovvero gli arresti domiciliari», ha spiegato il pm Massimo Lia a UdineToday. Lia ha detto anche che «l’ipotesi – ma ovviamente questo sarà oggetto di accertamenti – è che il soggetto si sia volontariamente diretto contro il camion a fini suicidari».

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