Il Ghana vuole guadagnare di più dal suo oro
Ma anche combattere le miniere illegali: da fine aprile le aziende straniere dovranno chiudere, lo venderà ed esporterà solo lo stato

In Ghana il governo di John Dramani Mahama ha revocato le licenze per la compravendita e l’esportazione di oro alle aziende straniere che operano nel paese, a cui ha dato tempo fino al prossimo 30 aprile per cessare le loro attività: la legge fa parte di una serie di misure pensate per aumentare i proventi per lo stato e per ridurre il fenomeno del “galamsey”, cioè delle miniere illegali. Mahama è presidente da gennaio e un migliore sfruttamento delle miniere d’oro era una delle principali promesse dell’ultima campagna elettorale.
Fino a oggi dopo aver ottenuto una licenza sia le compagnie locali che quelle straniere potevano acquistare, rivendere ed esportare l’oro estratto nelle miniere del Ghana, il principale produttore del continente africano e il sesto al mondo.
Attualmente la maggior parte delle aziende straniere che opera in Ghana è di nazionalità cinese: in passato sono state spesso accusate di rifornirsi da canali poco trasparenti. Molte delle miniere sono infatti informali o abusive, sono causa di un grande inquinamento ambientale e utilizzano lavoratori senza alcuna regola o tutela.
Alla fine di marzo il governo aveva quindi istituito il Ghana Gold Board (anche chiamato GoldBod), un ente statale che nelle prossime settimane diventerà l’unico abilitato a operare nel settore dell’oro. Le aziende private, sia locali che straniere, potranno comprare solo dal GoldBod, ma non direttamente sul mercato.
Il governo non vuole solo combattere le miniere illegali, ma anche aumentare la parte dei proventi dell’oro che finisce nelle casse dello stato e aumentare l’afflusso di moneta estera, necessaria agli acquisti sul mercato internazionale.
Il GoldBod avrà a disposizione dei fondi statali per acquistare l’oro, che poi rivenderà sul mercato. L’opposizione ha criticato questa decisione, ritenendo che la creazione di un sostanziale monopolio statale non sarà efficace nel contrastare l’illegalità e, anzi, finirà col finanziare con soldi pubblici il galamsey. Alcuni rappresentanti del settore estrattivo hanno invece sostenuto la decisione, ma ritengono che le risorse allocate all’ente statale non siano sufficienti per comprare tutto l’oro che viene estratto nel paese.



