Cosa non si fa per entrare al Berghain
Il club di musica techno più famoso di Berlino, come altri, ha criteri di ingresso piuttosto aleatori: ora uno studio ha provato a capirne di più

Il Berghain è il club di musica techno più famoso di Berlino ed è anche considerato uno dei più esclusivi al mondo per via della selezione all’ingresso, così rigida che secondo alcune testimonianze nel 2022 sarebbe stato lasciato fuori perfino Elon Musk. Negli ultimi anni la mitologia intorno alla coda che ogni weekend si forma davanti all’imponente edificio che lo ospita è stata alimentata dalla fama raggiunta dal tatuatissimo buttafuori Sven Marquardt e da migliaia di contenuti pubblicati sui social, comprese molte guide e video con consigli per aumentare le proprie possibilità di ingresso.
In realtà nella gran parte dei club berlinesi la selezione non ha criteri precisi, ma si basa soprattutto sull’esperienza delle persone che se ne occupano, che spesso decidono se far entrare qualcuno giusto con qualche occhiata. Adesso uno studio ha provato a fare ordine, senza in realtà arrivare a conclusioni sorprendenti per chi frequenta o comunque conosce il mondo del clubbing berlinese. Non ci sono regole che valgono sempre, infatti, e molto dipende dalla fortuna e dal momento in cui si prova a entrare: come regola di massima, comunque, bisognerebbe riuscire sia a distinguersi sia a dimostrare di appartenere alle categorie umane che abitualmente frequentano il club in questione.
Il Berghain è uno degli spazi di riferimento delle sottoculture di Berlino, in particolare quella gay. È stato aperto nel 2004 per fare musica, ballare e sperimentare in una vecchia centrale termica dell’ex Germania Est tra i quartieri di Kreuzberg e Friedrichshain, da cui prende il nome. Seppur fra gli eccessi legati al consumo di droghe illegali o alla promiscuità sessuale, vuole essere un posto in cui stabilire relazioni sulla base di affinità sociali e culturali.
Come gli altri club emersi in seguito alla caduta del muro di Berlino, il Berghain è diventato un brand per la la cultura del clubbing della capitale tedesca, che nonostante la crisi legata all’aumento dei costi fa guadagnare circa 1,5 miliardi di euro all’anno, l’8 per cento delle entrate del turismo in città. Il risultato è che soprattutto il sabato sera – quando inizia una serata che finisce il lunedì, senza interruzioni – fare code di diverse ore è diventata la norma, e parte dell’attrattiva sta proprio in quanto sia difficile entrarci. Sia al Berghain che altrove d’altra parte i criteri della selezione sono così aleatori che i club stessi li sfruttano per promuoversi come posti molto ambìti.
Due ragazze davanti al Berghain
Lo studio è stato pubblicato a marzo sul Journal of Marketing ed è basato in particolare su 38 interviste fatte tra il 2018 e il 2022 a organizzatori di eventi, dj, gestori di club berlinesi e gente che li frequenta, oltre naturalmente alle persone che si occupano della selezione all’ingresso: i “selector” o “buttadentro”. È stato svolto da professori della Freie Universität di Berlino, dell’Università di Karlstad in Svezia e di due università inglesi, due dei quali hanno affiancato per una notte il buttafuori di un club per capire come decidesse se far entrare oppure respingere circa 500 persone.
Tim Hill, docente di Marketing all’Università di Bath, tra gli autori dello studio, ha spiegato che chi fa selezione valuta sia quanto le persone sono in linea con il tipo di serata, sia, paradossalmente, quanto si distinguono dalle altre. In base allo studio è più probabile essere ammessi se si ha uno stile adatto al contesto, se si fa capire di conoscere la cultura dei club e se si mostra un atteggiamento aperto e rilassato, ma non chiassoso o maleducato: che è poi il consiglio standard che danno le persone che ci entrano abitualmente.
Per fare qualche esempio, alcuni eventi del Lab.oratory, una sezione distaccata del Berghain, sono rivolti a uomini gay interessati soprattutto alla cultura fetish e alle possibilità di esplorazione sessuale, per cui indossando top trasparenti o accessori come le imbracature di pelle si dovrebbero avere più probabilità di entrare. Al Sisyphos invece l’ambiente è più giocoso e bohémien, perciò bisognerebbe vestirsi in maniera diversa.
Al di là del modo in cui ci si presenta, lo studio conferma che aiuta mostrarsi interessati a partecipare attivamente a una serata. Robert, un buttadentro citato nello studio, non farebbe mai entrare uomini in giacca e cravatta «perché non aggiungerebbero niente». Sapere quali dj si esibiranno in un club o spiegare di essere lì per incontrare persone nuove può aiutare a entrare, mentre dire che si è lì perché è un posto alla moda o perché si vuole fare serata con gli amici può avere l’effetto contrario. Meglio poi se durante la selezione ci si mostra carismatici e alla mano, ma senza esagerare.
Un altro consiglio che si sente spesso è quello di imparare qualche parola di tedesco, perlomeno per mostrare di essersi sforzati: apparire evidentemente come turisti stranieri non è qualcosa che venga apprezzato particolarmente. Molti hanno provato poi a descrivere il misto di menefreghismo e coinvolgimento che bisognerebbe dimostrare per essere accettati: sicuramente non bisogna mostrarsi troppo su di giri, ma anche apparire eccessivamente apatici non aiuta.
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Secondo lo studio la selezione all’ingresso comunque non dipende solo dalla singola persona e da come si comporta in coda, ma anche dal tipo di atmosfera che si vuole creare e dalla clientela che è già stata ammessa. In generale infatti i club cercano di far entrare persone di età, etnia e orientamento sessuale diversi, in modo da avere un pubblico il più variegato possibile, spiega Hill. Per questo può capitare che all’occorrenza i buttadentro facciano un giro nel locale per vedere com’è la situazione, e poi facciano entrare qualcuno che è più indietro nella fila.
Per fare un altro esempio, il Sisyphos sostiene di non adottare «criteri di esclusione basati su genere o identità di genere, orientamento o identità sessuale, religione, disabilità, etnia o nazionalità», ma dice che il suo staff si basa «solo sulle circostanze del momento». È il meccanismo che nello studio viene definito di “disorientamento”: mantenere una certa segretezza sul modo in cui si sceglie chi far entrare e chi no serve non solo a evitare eventuali proteste e accuse di discriminazione, ma soprattutto a rafforzare un’immagine di esclusività, di modo da attirare ancora più persone.
In ogni caso ci sono comportamenti che sarebbe buona norma evitare. Fare gli sbruffoni o bere troppo alcol mentre si è in coda aumenta la probabilità di essere respinti, ha spiegato Paul, un altro buttadentro. Si rischia di non essere accettati anche se si fa parte di un gruppo con più di tre o quattro persone, e spesso si consiglia di andarci proprio da soli, o almeno di dividere la compagnia, accettando il rischio che qualcuno riesca a entrare e qualcuno no.
Anche in coda bisognerebbe poi evitare di fare selfie, visto che all’interno di club come il Berghain è severamente vietato fare foto e registrazioni, e le fotocamere degli smartphone vengono coperte con adesivi. Infine meglio non protestare con lo staff se si viene lasciati fuori: il rischio è che se ne ricordi, e in ogni caso non è una decisione che possa essere cambiata. Per chi volesse tentare di entrare al Berghain, il consiglio migliore è senz’altro quello di preparare un piano B per la serata.
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