Francesca Albanese resterà relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina 

Francesca Albanese, 48 anni, lo scorso 11 febbraio
Francesca Albanese, 48 anni, a un convegno dello scorso (EPA/JEROEN JUMELET)

Venerdì il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC) ha confermato la giurista italiana Francesca Albanese come relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, nonostante le pressioni che alcuni governi – principalmente Israele e Stati Uniti – avevano fatto per cercare di farla rimuovere dall’incarico, accusando Albanese di non essere imparziale.

Il Consiglio è l’organo, da cui peraltro sia Israele sia gli Stati Uniti sono già fuori, che si occupa di monitorare il rispetto dei diritti umani tra i paesi membri dell’ONU. Il compito di Albanese consiste nel valutare la situazione dei diritti umani della popolazione palestinese e riferirla annualmente al Consiglio. Albanese ha sostenuto, anche nel suo rapporto del 2024, che la condotta di Israele nella Striscia di Gaza configuri il crimine di genocidio previsto dalla Convenzione sul genocidio del 1948, l’accordo internazionale che lo codifica. Per questa ragione, e per le posizioni critiche verso il governo di Benjamin Netanyahu espresse in pubblico, Israele ha accusato Albanese di essere filopalestinese e l’anno scorso le aveva negato l’ingresso nel paese.

Albanese è relatrice dall’aprile del 2022. Il mandato dei relatori dura 6 anni e in genere viene rinnovato dopo i primi tre: le obiezioni di chi aveva chiesto di rimuoverla dall’incarico vertevano su questa possibile scadenza triennale. Venerdì il Consiglio non le ha accolte spiegando che quello sulla Palestina è uno dei mandati che, riguardando un paese specifico, non sono soggetti al rinnovo intermedio. Albanese stessa ha confermato la notizia e potrà restare relatrice fino all’aprile del 2028.

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