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  • Lunedì 12 febbraio 2024

Israele ha vietato l’ingresso alla relatrice dell’ONU Francesca Albanese

Si occupa dei territori palestinesi occupati: il governo di Netanyahu l'ha bandita dal paese fino a data da destinarsi, in risposta ad alcune sue affermazioni sugli attacchi di Hamas del 7 ottobre

Francesca Albanese a novembre del 2023 (EPA/LUKAS COCH)
Francesca Albanese a novembre del 2023 (EPA/LUKAS COCH)
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Lunedì il governo israeliano ha ufficialmente negato a Francesca Albanese la possibilità di entrare nello stato di Israele, dopo mesi in cui il ministero dell’Interno le rifiutava il visto. Albanese è la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, il cui compito è quello di valutare la situazione dei diritti umani della popolazione palestinese e riferirla annualmente al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, dando anche delle raccomandazioni su come migliorarla.

In un comunicato, il governo israeliano ha detto di aver preso questa decisione a seguito di un tweet di Albanese pubblicato in risposta al presidente francese Emmanuel Macron, che aveva detto che gli attacchi di Hamas del 7 ottobre erano stati motivati dall’antisemitismo. Albanese aveva scritto «Il “più grande massacro antisemita del nostro secolo”? No, signor @EmmanuelMacron. Le vittime del 7/10 non sono state uccise a causa del loro ebraismo, ma in reazione all’oppressione di Israele. La Francia e la comunità internazionale non hanno fatto nulla per impedirlo. Il mio rispetto alle vittime». Il governo israeliano ha giudicato che con queste parole Albanese stesse giustificando gli attacchi del 7 ottobre, e ha deciso quindi di bandirla dall’entrare nel paese.

Come parte del suo incarico Albanese sarebbe tenuta a visitare spesso la Palestina, ma questo divieto continua a complicare il suo lavoro: in teoria potrebbe entrare in Cisgiordania passando per la Giordania, e quindi senza passare da Israele, ma l’unico valico aperto fra i due paesi è comunque controllato dalle autorità israeliane, che con ogni probabilità le negherebbero l’entrata. Tuttavia, questo già accadeva prima di questa decisione: da quando è stata nominata relatrice speciale nel 2022 Albanese non è ancora riuscita a visitare la Cisgiordania per la mancanza di un’autorizzazione da parte di Israele.

Albanese ha ricordato infatti che da anni Israele rifiuta di emettere visti ai relatori speciali ONU per la Palestina. Questa situazione si era verificata con i suoi predecessori Michael Lynk (relatore speciale dal 2016 al 2022), Makarim Wibisono, dimessosi nel 2016 proprio perché il governo israeliano continuava a negargli il visto per entrare nel paese, e Richard Falk. Nel 2008 Falk scrisse un articolo sul Guardian in cui raccontava di come Israele non gli avesse rifiutato il visto ma gli avesse impedito di entrare nel paese una volta arrivato all’aeroporto e l’avesse trattenuto in cella per 15 ore. Israele è stato inoltre più volte criticato dalle stesse Nazioni Unite per negare i visti ai dipendenti dell’ufficio per i diritti umani.

Il provvedimento contro Albanese è tuttavia diverso: le autorità israeliane non si sono limitate a negarle il visto, come già successo in passato, ma l’hanno bandita dal paese, a tempo indeterminato.

Dopo il tweet i ministri degli Esteri e dell’Interno israeliani, Israel Katz e Moshe Arbel, hanno chiesto ai «leader dell’ONU» di «sconfessare pubblicamente le parole antisemite della relatrice speciale e licenziarla definitivamente». La frase di Albanese è stata duramente criticata dagli account su X (Twitter) dei ministeri degli Esteri di Francia e Germania.

Negli ultimi mesi Albanese ha parlato spesso pubblicamente del conflitto fra Israele e Hamas ed è diventata anche molto più conosciuta rispetto ad altri relatori speciali dell’ONU, che spesso rimangono sconosciuti alle persone che non si occupano quotidianamente di questi temi. Nelle sue apparizioni pubbliche e sulla stampa Albanese ha condannato più volte l’operato di Israele sulla base del diritto internazionale, con una retorica piuttosto dura che l’ha resa celebre in Italia e all’estero.

In questo periodo le è stato spesso chiesto di condannare pubblicamente gli attacchi del 7 ottobre, cosa che lei ha fatto ripetutamente. Ha ribadito questo messaggio in un secondo tweet anche domenica, in cui ha scritto «sono delusa che alcuni abbiano letto il mio tweet come una “giustificazione” dei crimini di Hamas del 7/10, che ho condannato con forza più volte. Rifiuto ogni razzismo, compreso l’antisemitismo, una minaccia globale. Ma spiegare questi crimini come antisemitismo ne oscura la vera causa».

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