Israele vuole creare un nuovo corridoio militare per isolare Rafah
La città nel sud della Striscia di Gaza; intanto l'esercito continua a condurre estese operazioni di terra e bombardamenti

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che Israele intende creare un nuovo corridoio militare tra il confine sud della Striscia di Gaza e il nord della città di Rafah, che in questo modo rimarrebbe di fatto isolata dal resto della Striscia. Netanyahu si è riferito al nuovo corridoio con il nome di «asse Morag». Non sarebbe il primo: durante la guerra si è parlato spesso di altri corridoi nella Striscia occupati e controllati da Israele, tra cui quelli di Netzarim e di Philadelphi.
Netanyahu ha sempre definito questi corridoi militari «fondamentali» e a lungo ha respinto ogni richiesta di abbandonarli. Ora il nuovo corridoio di Morag bloccherebbe ogni connessione fra Khan Yunis e l’area di Rafah, da cui l’esercito israeliano ha chiesto ai palestinesi di andarsene con un ordine di evacuazione.
In mattinata il ministro della Difesa israeliano Israel Katz aveva detto che l’esercito stava espandendo le operazioni militari nella Striscia di Gaza per prendere il controllo di «vaste aree» di territorio che saranno aggiunte alle cosiddette “zone cuscinetto”, ossia zone della Striscia, larghe finora circa un chilometro, che si trovano lungo tutto il confine con Israele. In queste zone Israele ha raso al suolo praticamente ogni edificio, comprese le molte case e infrastrutture civili. Katz non ha specificato quali aree dovrebbero essere coinvolte nelle nuove operazioni militari.
Dallo scorso 2 marzo Israele ha bloccato l’ingresso di tutti gli aiuti umanitari all’interno della Striscia, e dal 18 marzo ha ripreso i bombardamenti e le operazioni di terra, violando il cessate il fuoco con Hamas che era in vigore da gennaio e uccidendo centinaia di palestinesi.
Anche mercoledì ci sono stati diversi attacchi nel centro e nel sud di Gaza, e Al Jazeera ha scritto che oltre 70 persone palestinesi sono state uccise. Un bombardamento a Jabalia, nel nord della Striscia, ha colpito un ospedale gestito dall’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di fornire assistenza umanitaria ai profughi palestinesi. Secondo fonti del Ministero della Salute di Gaza 19 persone sono state uccise, fra cui nove bambini. L’esercito israeliano ha confermato l’attacco sostenendo di aver colpito un «centro di comando» di Hamas, una motivazione che usa spesso per giustificare le sue operazioni nella Striscia. Come è successo in molte altre occasioni in questi mesi, nell’ospedale non c’erano solo malati, feriti e familiari, ma anche persone sfollate in cerca di un riparo dai bombardamenti.
Dall’inizio della guerra, a ottobre del 2023, sono state uccise oltre 50mila persone palestinesi (secondo alcune stime sono anche più di 60mila).
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