Ad Amazon Prime Video le cose non vanno come previsto

Ha fallito nel suo obiettivo di superare il numero di abbonati di Netflix, e la responsabile dei contenuti si è dimessa dopo una serie di scelte sbagliate

Un fotogramma della prima stagione di Citadel (Amazon Prime Video)
Un fotogramma della prima stagione di Citadel (Amazon Prime Video)
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Giovedì scorso Jennifer Salke, la responsabile dei contenuti della casa di produzione e distribuzione cinematografica Amazon MGM Studios, si è dimessa a causa degli insoddisfacenti risultati ottenuti durante il suo incarico, che aveva assunto nel 2018. Le dimissioni di Sake, annunciate dal responsabile di Prime Video Mike Hopkins, sono dovute ad alcune scelte sbagliate nella gestione della piattaforma e a molte acquisizioni che non hanno avuto il successo sperato.

Negli ultimi sette anni Prime Video, il servizio di streaming di Amazon, ha tentato di ingrandirsi e diventare la piattaforma di streaming con più abbonati al mondo. Come responsabile dei contenuti Salke ha avuto un ruolo importante in questo processo, ma non ha raggiunto gli obiettivi sperati. Oggi Netflix ha più di 300 milioni di abbonati, Prime Video circa 200 milioni; di questi però non tutti sono necessariamente interessati alla piattaforma, che è un benefit che Amazon include nel programma Prime, che consente di non pagare le spedizioni.

Nell’annuncio della risoluzione consensuale del rapporto di lavoro si dice che Salke fonderà una sua società di produzione con la quale Amazon ha già un accordo di “first look”, cioè un diritto di prelazione sulla valutazione dei progetti. È il ruolo più tipico che assumono i grandi produttori quando chiudono i rapporti con lo studio per cui hanno lavorato per molti anni, e non significa che la risoluzione sia stata realmente consensuale.

Visti i problemi della piattaforma, le dimissioni di Salke erano un esito atteso da addetti ai lavori e riviste di settore. Le grandi spese della sua gestione troppe volte non hanno prodotto contenuti di grande successo commerciale, e neppure film e serie apprezzate dalla critica e in grado di vincere premi. Una fonte interna a Prime Video sentita dall’Hollywood Reporter ha detto: «Parte del suo lavoro è gestire le star. Hollywood è piena di freak e il tuo lavoro è gestire le bestie. Lei non lo faceva».

Il caso più clamoroso, visto quanto è costato, è il fatto che si sia resa indispensabile nei mesi scorsi un’acquisizione dei diritti di gestione di tutto quello che riguarda la saga di 007, per una cifra che non è stata divulgata ma che le persone più informate stimano superiore al miliardo di dollari.

Questa spesa va sommata a quella che Amazon ha sostenuto per l’acquisizione di MGM, completata nel 2022 e costata più di 8 miliardi di euro. Nei tre anni successivi Salke non è riuscita a trovare un modo di collaborare con la famiglia Broccoli, che deteneva l’altro 50 per cento dei diritti di sfruttamento della saga. I loro rapporti erano peggiorati notevolmente dopo che in una riunione Salke aveva definito i film di James Bond “content”, contenuti. È il termine generico con cui nel gergo delle piattaforme si identifica tutto ciò che le piattaforme propongono, siano serie, film o show. Il fatto che una delle saghe più storiche e di successo della storia del cinema fosse ridotta a “contenuto”, al pari di tante altre cose più dozzinali, è stato visto dai Broccoli come una specie di insulto.

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Un altro insuccesso di Salke è stato Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere, serie tv fortemente voluta dal proprietario di Amazon Jeff Bezos, che curò di persona l’accordo per l’acquisizione dei diritti con i familiari di Tolkien. L’accordo era stato raggiunto prima che Salke fosse assunta, ma gli alti costi della produzione (465 milioni di dollari, la più costosa di sempre) e la sua riuscita poco convincente sono invece responsabilità sua. Il primo episodio fu il più visto di sempre sulla piattaforma, ma i record finirono lì.

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Infine il terzo grande problema è stato Citadel, la serie tv dei fratelli Russo, un progetto fortemente voluto da Salke e che ambiva a diventare il simbolo del successo della piattaforma. È stata la seconda serie più costosa di Prime Video dopo Il Signore degli Anelli, con un investimento iniziale di 160 milioni di dollari. L’idea era di avere una serie madre, Citadel per l’appunto, e poi produrne altre, tutte collegate tra loro, in altri paesi in cui è disponibile Prime Video.

Al momento ne esistono una indiana e una italiana, con protagonista Matilda De Angelis. Il problema è che non solo non è andata bene la serie madre, ma ha anche avuto una produzione travagliata, fatta di scene da rigirare, problemi con le troupe e indecisioni sul montaggio, che hanno prolungato i tempi di lavoro e l’hanno resa anche più costosa del necessario, aggiungendo 75 milioni di dollari al budget. Nonostante ciò, Salke ha rinnovato la serie principale e i suoi spin-off per una seconda stagione.

Forse però l’investimento più criticabile è stato l’accordo che Salke ha stretto con Phoebe Waller-Bridge, autrice e attrice della serie tv Fleabag, che tra il 2016 e il 2019 era stata un gran successo di critica e appassionati. Salke arrivò due anni dopo la pubblicazione della prima stagione di quella serie, e raggiunse un accordo triennale da 20 milioni di dollari l’anno con Waller-Bridge. Nei primi tre anni di questo accordo, però, non è stato prodotto né messo in produzione niente, ma ciononostante Salke ha voluto rinnovarlo per altri tre anni, durante i quali pure non è stato prodotto niente.

L’unico progetto su cui sembra che Waller-Bridge abbia lavorato in questo tempo è una serie tratta dal videogioco Tomb Raider, su cui ancora non c’è una sceneggiatura definitiva: anche questa produzione era stata supervisionata personalmente da Salke.

Prima di Prime Video Salke aveva lavorato principalmente in televisione, fino a diventare presidente del settore Intrattenimento del canale NBC. In molti oggi sostengono che i problemi di Prime Video siano stati anche molto legati al suo gusto, che non sempre è coinciso con quello degli abbonati.

Appena assunta fu schernita nel settore per aver pagato una cifra esagerata (50 milioni di dollari) per film molto di nicchia comprati al Sundance Film Festival, il più importante festival statunitense del cinema indipendente, come Honey Boy e Late Night. È sembrato un gesto molto inesperto, e i film poi non sono andati granché bene sulla piattaforma. Più in generale, durante la gestione Salke, Prime Video è sembrata non avere un’identità, senza riuscire a definire che caratteristiche dovesse avere un “tipico contenuto per Prime Video”. Solo negli ultimi anni sono emersi alcuni successi molto coerenti per pubblico e inclinazione, cioè le serie Reacher, Jack Ryan, Fallout e The Boys, principalmente rivolte a un pubblico adulto e maschile.

Non è chiaro che ne sarà adesso della politica di grande vicinanza alle sale cinematografiche di Salke. Mentre era in carica ha sempre promosso molto l’idea che le produzioni Amazon dovessero avere un periodo di proiezione nei cinema abbastanza lungo, e non veloce e pretestuoso come accade con i film di Netflix.

Stando a quanto dichiarato dal CEO di Amazon Andy Jassy un paio di settimane fa in una registrazione trapelata, non ci dovrebbe essere nessun successore per Jennifer Salke: la sua posizione scompare con lei. Amazon sta cercando di eliminare funzionari che a loro parere non servono, e vuole responsabilizzarne altri. Salke era la referente di tutti i contenuti della piattaforma: si interfacciavano con lei le persone che gestivano i film, le serie e gli show. Se non sarà rimpiazzata, questi tratteranno con la direzione generale.

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