Marine Le Pen non vuole rinunciare a candidarsi alle elezioni del 2027

Nonostante la sentenza che ha dichiarato la leader del partito di estrema destra francese Rassemblement National ineleggibile per cinque anni

Marine Le Pen
Marine Le Pen prima di un'intervista su TF1, il 31 marzo 2025 (Thomas Samson, Pool via AP)

Marine Le Pen ha detto che «non permetterà che la eliminino» dalla decisione del tribunale di Parigi che lunedì 31 marzo l’ha condannata a cinque anni di ineleggibilità con effetto immediato per appropriazione indebita di fondi pubblici del Parlamento europeo. La leader del partito di estrema destra Rassemblement National, considerata la grande favorita a vincere le prossime presidenziali in Francia, lo ha dichiarato nella prima intervista dopo la diffusione della sentenza, su TF1, il primo canale televisivo del paese.

Le Pen ha accusato il tribunale che l’ha condannata di aver preso una «decisione politica» per impedirle di candidarsi: le prossime elezioni presidenziali francesi sono previste per il 2027 e non è detto che l’udienza di appello per il processo si tenga in tempo per permetterle di farlo – nel caso in cui fosse assolta. La politica ha confermato che in ogni caso farà appello contro la condanna di primo grado «il più velocemente possibile» e ha sostenuto di essere innocente. Ha detto che cercherà di ottenere che l’appello avvenga in tempo utile.

Il giornalista di TF1 Gilles Bouleau le ha chiesto se, nel caso in cui non potesse candidarsi, sarà il presidente del Rassemblement National Jordan Bardella, che ha 29 anni e ha un forte seguito personale, a presentarsi alle presidenziali per il partito. Le Pen ha risposto così:

Jordan Bardella è una risorsa formidabile per il partito. Spero che non dovremo usare questa risorsa prima del necessario. Ma non permetterò che mi eliminino così. C’è una strada che si può percorrere, è stretta, ma esiste. Milioni di francesi credono in me.

La condanna riguarda anche altri politici del Rassemblement National: il tribunale ha stabilito che una serie di persone assunte come assistenti parlamentari, anche se erano pagate dal Parlamento europeo, lavoravano per il partito in Francia, una cosa che lo statuto del Parlamento vieta espressamente. Il tribunale ha stimato che i fondi europei usati impropriamente in questo modo, fra il 2004 e il 2016, ammontino a 2,9 milioni di euro.

Le Pen, che al tempo dei fatti era eurodeputata, era accusata di aver assunto quattro assistenti parlamentari. Inoltre il tribunale ha dato ragione alla procura dicendo che il Rassemblement National aveva creato un più ampio «sistema» di appropriazione indebita e «contratti fittizi». Secondo la procura questo sistema aveva l’obiettivo di «far risparmiare» il partito ed era nato sotto la direzione di Jean-Marie Le Pen, il padre di Marine. Lei avrebbe ereditato questo sistema quando gli succedette alla guida del partito nel 2011 e avrebbe avuto un ruolo centrale nella sua attuazione.

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