Trump ha detto che non licenzierà nessuno per la chat sui piani militari
Era stata condivisa per errore con un giornalista: dopo giorni di pressioni ha detto che non intende assecondare «fake news» o la «caccia alle streghe»

Sabato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che non intende licenziare nessuno per il caso del giornalista aggiunto per errore a una chat ristretta in cui venivano discussi piani militari. Attorno a quella negligenza era nato un grosso caso negli Stati Uniti per le evidenti conseguenze sulla sicurezza nazionale: comunicazioni di questo tipo dovrebbero avvenire attraverso canali sicuri e non, come è stato, su un’app di messaggistica. Nei giorni successivi molti esponenti dell’opposizione avevano chiesto le dimissioni delle persone coinvolte nella chat, ma Trump aveva ridimensionato l’accaduto.
I Democratici chiedevano la rimozione soprattutto del segretario alla Difesa Pete Hegseth e del consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Waltz: per il ruolo che ricoprono e perché era stato proprio Waltz ad aggiungere per errore alla chat il direttore dell’Atlantic Jeffrey Goldberg. Dopo giorni di pressioni e, stando alle fonti del New York Times, di riflessioni sul da farsi, alla fine in un’intervista data a NBC News Trump ha detto: «Non licenzio le persone per fake news o per una caccia alle streghe». Ha anche aggiunto di avere ancora fiducia in entrambi.
Trump parla di fake news perché nei giorni successivi alla pubblicazione dell’articolo in cui Goldberg descriveva la vicenda in cui è stato inaspettatamente coinvolto, il presidente ha sostenuto che non fosse vero che la conversazione conteneva informazioni riservate. La cosa però è stata smentita da un secondo articolo pubblicato dall’Atlantic, in cui sono stati mostrati gli screenshot dei messaggi con cui Hegseth ha condiviso i dettagli di un attacco imminente contro gli Houthi, una milizia sciita sostenuta dall’Iran che dal 2014 controlla una parte consistente del paese.
Inizialmente l’Atlantic aveva omesso alcune parti della conversazione per proteggere la sicurezza nazionale, ma poi aveva deciso di pubblicarli proprio in risposta alle accuse di Trump.

(Photo by Amir Levy/Getty Images)
Nel suo primo articolo Goldberg raccontava di essere stato aggiunto su Signal da un utente identificato come Michael Waltz l’11 marzo, alcuni giorni prima dell’attacco. Due giorni dopo era stato aggiunto a una chat denominata “Houthi PC small group”. PC è una sigla che per sta per Principals Committee, un organo che in breve è una versione ristretta del Consiglio di sicurezza nazionale. Nel gruppo oltre a Hegseth e Waltz c’erano diversi altri funzionari di alto livello, tra cui anche il vicepresidente JD Vance. Goldberg aveva inizialmente dubitato, ma aveva capito che la chat era autentica quando ha verificato che l’attacco in Yemen di cui parlavano era effettivamente accaduto.
Il caso è problematico per due motivi: il più ovvio è che piani militari segreti siano stati condivisi con un giornalista, e che alcuni dei più importanti membri del governo non si siano accorti della sua presenza nel gruppo. Il secondo è l’uso del servizio di messaggistica Signal, che seppure crittografato non è autorizzato dal governo per le comunicazioni in cui vengono condivise informazioni riservate.



