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  • Sabato 29 marzo 2025

I negoziati sull’Ucraina non stanno andando da nessuna parte

A causa della Russia, che continua a imporre nuove condizioni e allungare i tempi, e della debolezza degli Stati Uniti

Una raffigurazione che mostra le facce di Trump e Putin a San Pietroburgo nel febbraio 2025
Una raffigurazione che mostra le facce di Trump e Putin a San Pietroburgo nel febbraio 2025 (AP Photo/Dmitri Lovetsky)
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I negoziati che gli Stati Uniti stanno tenendo separatamente con Russia e Ucraina sulla fine della guerra in Ucraina hanno avuto nelle ultime settimane un andamento che ha confuso anche gli esperti: prima si è parlato di un cessate il fuoco generale di 30 giorni, poi di un cessate il fuoco relativo soltanto alle infrastrutture energetiche, poi di uno relativo soltanto al mar Nero, per citare solo alcuni degli ultimi annunci. La prima cosa da avere chiara è che nessuno di questi accordi è stato ancora messo in atto, né lo sarà a breve.

Questo avviene perché la Russia sta sistematicamente prendendo tempo su ogni singolo negoziato, imponendo condizioni nuove e progressivamente più esose. Avviene anche a causa della debolezza negoziale dell’amministrazione statunitense di Donald Trump, che di fatto aderisce a buona parte delle posizioni della Russia, e sta accettando condizioni sempre più sfavorevoli per l’Ucraina pur di far andare avanti le trattative. Il risultato è che, nonostante i continui annunci, un reale accordo è ancora molto lontano.

I negoziati avvenuti a Doha, in Qatar, questa settimana sono un buon esempio di quello che sta succedendo. La delegazione statunitense (una delegazione di medio livello, guidata dal confidente di Trump Steve Witkoff) ha negoziato separatamente con funzionari di Ucraina e Russia. Nei giorni precedenti erano circolate principalmente due proposte: la prima, sostenuta da statunitensi e ucraini, prevedeva un cessate il fuoco totale di 30 giorni, mentre la seconda era di fatto una versione meno ambiziosa, che limitava il cessate il fuoco soltanto ai bombardamenti sulle infrastrutture energetiche.

Ma dopo un paio di giorni di negoziati le cose sono cambiate, tutte a sfavore dell’Ucraina: i comunicati diffusi dalla Casa Bianca al termine delle trattative parlavano di una inedita tregua navale nel mar Nero (cioè l’unica parte della guerra in cui l’Ucraina è nettamente in vantaggio), e promesse di alleggerimento delle sanzioni contro la Russia di cui fino a quel momento non si era parlato pubblicamente.

In sostanza la Russia aveva imposto nuove condizioni che le sono particolarmente favorevoli. Gli Stati Uniti le avevano accettate e di fatto anche l’Ucraina, probabilmente perché non aveva altra scelta.

Donald Trump e Volodymyr Zelensky il 28 febbraio 2025 alla Casa Bianca

Donald Trump e Volodymyr Zelensky il 28 febbraio 2025 alla Casa Bianca (AP Photo/Ben Curtis)

Martedì gli Stati Uniti avevano quindi annunciato che era stato trovato un accordo su una tregua nel mar Nero, e l’Ucraina si era detta pronta a metterlo in pratica immediatamente. Ma a quel punto la Russia aveva imposto di nuovo altre condizioni (vuole una forte riduzione delle sanzioni), di fatto prendendo ancora tempo e dilazionando per l’ennesima volta il raggiungimento di un accordo.

Nel frattempo, mentre impone condizioni sempre più ambiziose ai negoziati ufficiali, l’establishment russo fa circolare ipotesi e speculazioni ancora più esose, che finiscono molto spesso per aggiungere confusione a trattative già complesse. Venerdì per esempio il presidente russo Vladimir Putin ha detto che l’Ucraina dovrebbe essere commissariata e posta sotto il controllo di un governo gestito dalle Nazioni Unite. Queste sono ovviamente provocazioni irricevibili per l’Ucraina, che però possono avere degli effetti, soprattutto quando a negoziare dall’altra parte c’è qualcuno di compiacente e cedevole come l’amministrazione Trump: la Russia presenta posizioni provocatorie e massimaliste, con lo scopo di fare apparire meno eccessive le condizioni su cui punta per davvero.

Questo è stato più o meno l’andamento di tutti i negoziati portati avanti finora: quando sembrava che fosse possibile un accordo, la Russia ha alzato la posta e spostato il traguardo un po’ più in là. Perfino Trump l’ha riconosciuto, qualche giorno fa: «È possibile che i russi la stiano tirando per le lunghe», ha detto.

Per questo i negoziati sono ancora lontani da un accordo, nonostante nelle ultime settimane si sia parlato molto spesso di «passi avanti», «speranze» e «ottimismo». In realtà di passi avanti concreti per ora non se ne sono fatti. Gli accordi sono bloccati nonostante l’attivismo dell’amministrazione Trump, e nonostante la rassegnazione dell’Ucraina, che in questo momento sa di avere poca scelta e sta accettando anche condizioni sfavorevoli.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sta cercando in tutti i modi di mostrare le tattiche dilatorie della Russia, presentando Putin come quello che non vuole la pace. Finora però l’amministrazione Trump non gli sta dando ascolto.