Le due sorprese delle elezioni in Groenlandia
I Democratici e i nazionalisti di Naleraq hanno aumentato i loro consensi: c'entrano le posizioni sull'indipendenza e il rapporto con Trump
di Matteo Castellucci

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Attorno all’1 di notte del 12 marzo, le 4 in Italia, il leader dei Demokraatit (Democratici) Jens-Frederik Nielsen è salito sul palco del pub di Nuuk dove attendeva i risultati delle elezioni in Groenlandia, che si erano svolte il giorno prima. Ha preso in prestito una chitarra dalla band e ha iniziato a suonare: era ormai chiaro che il suo partito, centrista e liberale, avrebbe ottenuto un ottimo risultato. I Democratici hanno vinto con il 29,9 per cento dei voti, il 20 per cento in più rispetto all’ultima volta, nel 2021: sono stati la sorpresa di queste elezioni, insieme ai nazionalisti di Naleraq, arrivati secondi.
Ci si aspettava che sia i Democratici sia Naleraq potessero aumentare i loro voti, ma non così tanto come poi è successo. Specularmente, hanno perso molti consensi i partiti del governo uscente di sinistra, ossia gli ambientalisti di Inuit Ataqatigiit (Comunità Inuit) e i socialdemocratici di Siumut (Avanti). Tra i fattori che hanno giocato a loro sfavore c’è anche una legge, approvata l’anno scorso, che mise un limite alle quote di pesca (l’attività economica su cui si basa l’economia dell’isola) e fu molto criticata soprattutto dalle due maggiori aziende del settore.
Dato che il suo partito ha vinto le elezioni, Nielsen riceverà l’incarico di formare il governo e dice di essere disposto a collaborare con tutti. Con ogni probabilità i Democratici cercheranno di allearsi con almeno uno dei partiti del governo uscente, per i quali impedire a Naleraq di andare al governo è un incentivo a cooperare. In passato in Groenlandia ci sono state coalizioni assortite, composte da partiti molto diversi tra loro.

Il leader dei Democratici, Jens-Frederik Nielsen, fuori dal seggio a Nuuk, l’11 marzo (il Post)
«Penso che i groenlandesi vogliano un cambiamento, anche per via della situazione esterna al paese, con Donald Trump», ha detto Nielsen riferendosi alla proposta del presidente statunitense di annettere in qualche modo la Groenlandia agli Stati Uniti (un’idea ben poco plausibile, ma presentata da Trump con toni aggressivi e minacciosi). «Penso che la gente creda che siamo quelli che possono gestire meglio questa situazione».
Oltre alle polemiche di Trump, durante la campagna elettorale si era parlato soprattutto dell’opportunità per la Groenlandia di diventare indipendente dalla Danimarca. I Democratici hanno adottato un approccio più cauto sulla questione, mentre gli esponenti di Naleraq sono molto più convinti. Nielsen dice che i Democratici sono favorevoli a un «processo lento e graduale», perché «prima vanno costruite le fondamenta economiche per l’indipendenza». Ogni anno il governo groenlandese riceve dalla Danimarca 580 milioni di euro, che corrispondono più o meno a metà del suo bilancio e che il governo locale non sa bene come potrebbe sostituire.
Il secondo partito è stato Naleraq: ha ottenuto il 24,5 per cento dei voti, un netto miglioramento rispetto al 2021. L’ottimo risultato è attribuibile almeno in parte a un approccio diverso e più netto sull’indipendenza rispetto al governo uscente, che ha avuto tentennamenti sulla questione: uno dei due partiti, Siumut, è spaccato in due correnti che la pensano in modo diverso e ha perso due esponenti importanti, Aki-Matilda Høegh-Dam e Kuno Fencker, passati proprio a Naleraq. L’altro partito di governo, Inuit Ataqatigiit, è quello del primo ministro uscente Múte Bourup Egede, che a qualche mese fa aveva annunciato di voler accelerare i tempi dell’indipendenza ma poi ci aveva ripensato (anche perché poi si è messo in mezzo Trump).

Militanti del partito di governo Inuit Ataqatigiit attendono i risultati, l’11 marzo (il Post)
L’uscita di Høegh-Dam, una delle due deputate che rappresentano la Groenlandia al parlamento danese (su 179 seggi), è stata una perdita significativa per Siumut. Høegh-Dam ha molti consensi a livello locale ma è anche una delle politiche groenlandesi più conosciute all’estero, principalmente perché durante il suo mandato ha chiesto e ottenuto di poter usare la lingua groenlandese al parlamento danese.
Secondo Høegh-Dam i partiti del vecchio governo «dicono di volere l’indipendenza, ma non ci credono, è solo per avere voti». Dal 2009 esiste una legge che stabilisce come dovrebbe funzionare l’ottenimento dell’indipendenza, ma da allora non è mai stato attivato il suo articolo 21, che darebbe via ai negoziati con il governo danese sulle condizioni del futuro rapporto, da sottoporre poi a un referendum.

Aki-Matilda Høegh-Dam a uno stand del suo partito, l’11 marzo a Nuuk (il Post)
Høegh-Dam dice che Naleraq vorrebbe iniziare i negoziati «presto, molto presto», e prospetta tre scenari per il futuro della Groenlandia: restare nel Regno di Danimarca come nazione con piena sovranità, diventare una repubblica indipendente, o fare un accordo di associazione con un altro paese, non necessariamente la Danimarca. Spiega che Naleraq non ha preferenze, ma che intanto vuole avviare il processo e poi farà scegliere ai cittadini groenlandesi quale modello preferiscono.
Naleraq è però anche il partito che vede in modo più favorevole gli Stati Uniti e Trump, considerato da molti come un sostenitore dell’indipendenza della Groenlandia. Fencker, l’altro politico uscito da Siumut per passare a Naleraq, ha interpretato in questo senso anche un post di lunedì, il giorno prima del voto, in cui Trump ha scritto che gli Stati Uniti «investiranno miliardi di dollari» (tutto maiuscolo) in Groenlandia per creare nuovi posti di lavoro «e rendervi ricchi» (tutto maiuscolo). «Con cos’è che non dovrei essere d’accordo?», dice in una caffetteria di Nuuk.
«La Danimarca sta minacciando di levarci i sussidi: sono loro che vogliono la secessione da noi, mentre noi vogliamo una cooperazione su basi eguali con la Danimarca», aggiunge. Per questo, secondo lui e altri membri di Naleraq, i negoziati dovranno cominciare con la Danimarca perché è quello che prevede la legge, ma se il governo danese non cambierà atteggiamento «cercheremo alternative». È una posizione inconciliabile con quella dei Democratici.
I risultati di mercoledì suggeriscono comunque che il prossimo governo groenlandese, se sarà espresso dai Democratici, adotterà un approccio cauto all’indipendenza.

Aki-Matilda Høegh-Dam e Kuno Fencker guidano la marcia dei sostenitori di Naleraq verso il seggio, l’11 marzo a Nuuk (il Post)