L’operaio morto sul lavoro per il quale i colleghi hanno finto un incidente in casa

Un 35enne è morto all'ospedale di Torino dopo essere caduto da un tetto, e la procura indaga per omicidio colposo

Il capannone dal quale è precipitato un operaio a Leini, vicino Torino, l'8 marzo del 2025 (ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)
Il capannone dal quale è precipitato un operaio a Leini, vicino Torino, l'8 marzo del 2025 (ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)
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Nel fine settimana un operaio egiziano di 35 anni, Abdelkarim Alaaragarb Ramadan, è morto dopo essere caduto dal tetto di un capannone alto 10 metri, a Leini, un piccolo comune in provincia di Torino. L’uomo stava lavorando alla ristrutturazione dell’edificio, e i tre colleghi che lo hanno soccorso hanno deciso di portarlo autonomamente al pronto soccorso dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, invece di chiamare l’ambulanza: una volta lì ai medici hanno parlato di un incidente avvenuto a casa.

L’uomo riportava però traumi non coerenti con un incidente domestico e il personale sanitario ha deciso di coinvolgere le autorità, che ben presto hanno capito che si trattava di un incidente sul lavoro. Una volta arrivati al cantiere i carabinieri e i vigili del fuoco hanno trovato l’area completamente riordinata e ripulita, senza alcuna traccia di quanto accaduto. La procura di Ivrea sta indagando per omicidio colposo al momento senza accusati e secondo le informazioni raccolte dai giornali locali starebbe cercando di capire se ci sono gli elementi per accusare i colleghi di depistaggio. Per ora comunque non ci sono persone indagate.

Ramadan lavorava come dipendente per la RM, azienda che è di proprietà dello zio Said Ramadan e che era stata incaricata di montare i ponteggi per la ristrutturazione del capannone di Leini. Il pubblico ministero dovrà accertare innanzitutto se al momento dell’incidente – avvenuto mentre Ramadan camminava sul tetto del capannone portando dei tubi di metallo – l’operaio era legato come previsto dalle norme di sicurezza: in caso contrario ci sarebbero conseguenze per l’azienda, la proprietà e i responsabili del cantiere.

Ricostruire quanto è accaduto non è semplice proprio per il fatto che il cantiere era completamente in ordine al momento del sopralluogo delle forze dell’ordine: non c’erano tracce di sangue sul luogo della caduta, e non c’erano neanche i tubi di metallo che l’uomo stava trasportando quando è precipitato.

Dovrà essere poi valutata la dinamica del soccorso, cioè se il fatto che non sia stata chiamata un’ambulanza – e quindi il successivo tentativo di depistaggio con le dichiarazioni sull’incidente domestico – potrebbe aver avuto un ruolo o meno nella morte dell’uomo.

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