Israele ha inviato i carri armati a Jenin, in Cisgiordania
È la prima volta che succede in oltre 20 anni: il governo ha detto che l'operazione militare nella regione durerà almeno un anno

Domenica l’esercito israeliano ha inviato carri armati nel campo profughi palestinese di Jenin, in Cisgiordania, per la prima volta in oltre vent’anni: è un’ulteriore intensificazione dell’operazione militare israeliana in Cisgiordania, che è cominciata poco più di un mese fa e ha costretto oltre 40 mila palestinesi ad abbandonare le proprie case.
Sempre domenica Israel Katz, il ministro della Difesa israeliano, ha fatto sapere di aver ordinato ai soldati di prepararsi per una «permanenza prolungata» a Jenin e negli altri campi profughi palestinesi occupati, facendo capire che l’operazione israeliana andrà avanti a lungo. Ha poi aggiunto che «per il prossimo anno» Israele «non consentirà ai residenti [palestinesi] di tornare» alle loro case.
L’operazione militare israeliana in Cisgiordania era cominciata il 21 gennaio, due giorni dopo l’inizio del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza tra Hamas e Israele: era partita da Jenin e aveva coinvolto altri campi profughi palestinesi, come quelli di Tulkarem e Nur Shams. L’obiettivo di Israele è di eliminare o indebolire i gruppi radicali che si trovano all’interno dei campi, e che sono una minaccia per la sicurezza israeliana. Nel corso dell’operazione, l’esercito israeliano ha ucciso più di 50 persone, divelto strade ed edifici e distrutto infrastrutture all’interno dei campi profughi.
Secondo il ministro Katz, oggi questi campi profughi sono stati «svuotati di residenti», e sono anche state fermate al loro interno «le attività dell’UNRWA», l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di fornire assistenza umanitaria ai profughi palestinesi e che è stata oggetto più volte di critiche feroci da parte di Israele.
I palestinesi obbligati a fuggire dalle proprie case hanno trovato rifugio in altre zone della Cisgiordania: molti di loro sono stati costretti a evacuazioni forzate e molto rapide, e hanno potuto portare con sé soltanto pochi beni personali. Così tante persone sfollate in Cisgiordania non si vedevano dal 1968, quando durante la Guerra dei sei giorni, iniziata l’anno prima, Israele prese militarmente il controllo della regione, costringendo 300 mila palestinesi a fuggire.

Carri armati israeliani entrano a Jenin il 23 febbraio 2025 (AP Photo/Majdi Mohammed)
I carri armati inviati a Jenin sono almeno tre, e appartengono alle 188esima Brigata corazzata dell’esercito.
Israele non inviava carri armati nei campi profughi palestinesi dal 2002, quando avviò un’ampia operazione militare in Cisgiordania dopo l’inizio della Seconda Intifada, un movimento di rivolta popolare contro l’occupazione israeliana. Questa ulteriore intensificazione delle operazioni militari sembra essere una reazione a un attacco della scorsa settimana: tre autobus vuoti erano esplosi mentre si trovavano parcheggiati alla periferia di Tel Aviv, ed erano state trovate altre due bombe inesplose in un altro autobus. È probabile che le bombe siano esplose in anticipo, ma che l’attacco avesse l’obiettivo di uccidere civili israeliani.
Il fallito attacco non è stato rivendicato da nessuno. Su Telegram un gruppo appartenente al braccio armato di Hamas, le brigate Izz ad Din al Qassam di Tulkarem, ha elogiato l’attacco senza però prendersene la responsabilità. Secondo i media israeliani, però, il governo è convinto che l’attacco venga dai gruppi radicali della Cisgiordania.



