In Turchia più di 280 persone sono state arrestate in una grossa operazione di polizia contro presunti militanti del PKK

Agenti della polizia turca a Istanbul, il 31 gennaio
Agenti della polizia turca a Istanbul, il 31 gennaio (AP Photo/Emrah Gurel)

Negli ultimi giorni il governo turco ha ordinato una vasta operazione di polizia in cui sono state arrestate 282 persone in tutto il paese, sospettate di avere legami con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Il PKK è un’organizzazione politica e paramilitare che dal 1984 si oppone al governo della Turchia, ed è considerata un’organizzazione terroristica da Turchia, Unione Europea e Stati Uniti. Il ministro dell’Interno turco, Ali Yerlikaya, ha detto che le persone arrestate sono accusate di sostenere l’organizzazione, attraverso aiuti economici e attività di reclutamento e di propaganda. Tra gli arrestati ci sarebbero anche membri di alcuni partiti minori dell’opposizione e almeno tre giornalisti.

L’operazione è stata estesa: gli arresti sono avvenuti in 28 delle 51 province della Turchia. Nelle ultime settimane ce ne sono state altre, motivate sempre con accuse di legami col PKK e dirette nei confronti di membri, funzionari e sostenitori dei partiti d’opposizione, in particolare quelli della minoranza curda. Dopo che l’opposizione era andata molto bene alle elezioni locali del 2024, il governo turco ha rimosso diversi sindaci filocurdi, sostituendoli con funzionari nominati dal governo, sulla base di accuse simili a quelle usate per giustificare gli ultimi arresti. La settimana scorsa sono stati arrestati dieci funzionari dell’amministrazione di Istanbul (governata dall’opposizione) e lo scorso sabato è stato arrestato Abdullah Zeydan, il sindaco di Van, nella Turchia orientale.