A Istanbul dieci funzionari dell’opposizione turca sono stati arrestati per presunti legami con l’organizzazione curda PKK

Uno stendardo elettorale con la foto del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, a Istanbul
Uno stendardo elettorale con la foto del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, a Istanbul (AP Photo/Francisco Seco)

In Turchia dieci funzionari pubblici del comune di Istanbul sono stati arrestati per presunti collegamenti con militanti curdi affiliati al PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan: il PKK è un’organizzazione politica e paramilitare che dal 1984 si oppone al governo della Turchia, ed è considerata da Turchia, Unione Europea e Stati Uniti un’organizzazione terroristica. L’accusa è di aver dato incarichi nell’amministrazione comunale a persone con legami con il PKK. I funzionari arrestati appartengono tutti al Partito Popolare Repubblicano (CHP), il principale partito di opposizione a Erdogan, che governa il paese dal 2014 con una costante repressione delle opposizioni.

Ekrem Imamoglu, popolare sindaco di Istanbul e principale avversario politico di Erdogan, ha attribuito gli arresti al governo: in un post su X ha detto che sono il risultato di «capricci di una persona che si considera al di sopra della volontà del popolo». Tra i funzionari arrestati ci sono i vice sindaci dei distretti di Kartal e Atasehir (parte della città metropolitana di Istanbul); gli altri otto sono membri dei consigli comunali. L’anno scorso anche il sindaco del distretto di Esenyurt era stato arrestato per presunti legami col PKK. Dopo che l’opposizione era andata molto bene alle elezioni locali del 2024, il governo turco aveva rimosso diversi sindaci filocurdi, accusandoli sempre di legami col PKK e nominando al loro posto funzionari governativi.