L’esercito israeliano ha circondato un ospedale a Jenin, bloccando le ambulanze, nel secondo giorno di operazioni militari in Cisgiordania

Veicoli corazzati e bulldozer dell'esercito israeliano, a Jenin il 22 gennaio
Veicoli corazzati e bulldozer dell'esercito israeliano, a Jenin il 22 gennaio (AP Photo/Majdi Mohammed)

Mercoledì è continuata, per il secondo giorno, la vasta operazione militare israeliana nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, che ha ucciso almeno dieci persone e ne ha ferite decine. Sono proseguiti gli attacchi aerei con droni ed elicotteri. Mercoledì l’esercito israeliano ha circondato l’ospedale “Khalil Suleiman” del campo: la Mezzaluna Rossa palestinese (l’equivalente della Croce Rossa nei paesi islamici) ha detto che alle ambulanze è stato impedito di uscire per soccorrere i feriti. Wissam Bakr, il direttore dell’ospedale, ha raccontato che le forze israeliane hanno distrutto le strade attorno alla struttura, al cui interno ci sono circa 600 persone tra pazienti e personale sanitario, mettendo i detriti in modo che ne bloccassero l’accesso. Nel corso dell’operazione bulldozer israeliani sono entrati a Jenin, demolendo le strade che portano al campo profughi.

Le forze di sicurezza israeliane hanno sostenuto che la popolazione può uscire o entrare attraverso i checkpoint, ma non è così: chi si trova nel campo descrive la situazione come un assedio. Il governo israeliano sostiene che sia un’operazione «antiterrorismo»: una motivazione con cui giustifica ormai tutti gli interventi in Cisgiordania, nei quali vengono spesso feriti o uccisi civili. L’operazione è partita due giorni dopo l’inizio del cessate il fuoco con Hamas nella Striscia di Gaza (domenica) e un giorno dopo l’insediamento di Donald Trump (lunedì), in un contesto di nuove violenze dei coloni. Martedì il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, di estrema destra, aveva detto apertamente che la campagna potrà durare giorni.