In Croazia il presidente uscente ha vinto le elezioni
Zoran Milanović, dato per favorito, ha ottenuto più del 74 per cento dei voti al secondo turno delle presidenziali

A scrutinio quasi completato, il presidente uscente della Croazia, Zoran Milanović, ha vinto il secondo turno delle elezioni presidenziali che si sono tenute domenica nel paese. Milanović era ampiamente il favorito per il ballottaggio e secondo i risultati parziali ha ottenuto più del 74 per cento dei voti: l’ex ministro Dragan Primorac dell’Unione Democratica Croata (HDZ), storicamente il partito più radicato e popolare nel paese, di centrodestra, si è fermato a poco più del 25. I risultati definitivi dovrebbero essere comunicati in serata. La vittoria di Milanović è comunque molto netta.
Il presidente della Repubblica in Croazia ha per lo più una funzione cerimoniale, ma è anche il capo delle forze armate e gestisce la politica estera del paese insieme al governo.
Al primo turno, che si è tenuto il 29 dicembre, Milanović aveva preso il 49,1 per cento dei voti, arrivando molto vicino a vincere senza dover andare al ballottaggio, mentre Primorac aveva preso il 19,35 per cento. Secondo gli ultimi sondaggi al ballottaggio doveva prendere meno del 30 per cento: gli stessi sondaggi davano Milanović in vantaggio con il 67 per cento circa dei consensi.
Milanović è sostenuto da una coalizione di centrosinistra guidata dal Partito Socialdemocratico (SDP), ma negli ultimi anni si è spostato a destra su molti temi, assumendo posizioni talvolta populiste. Gode di grande popolarità ed è considerato il favorito anche perché gli avversari dell’HDZ, che governano la Croazia dal 2016, sono stati recentemente indeboliti da alcuni scandali.
Durante il suo primo mandato, tra le altre cose, Milanović è stato molto critico delle restrizioni approvate dal governo durante la pandemia di Covid, ha affermato di essere contrario all’accoglienza dei migranti, e ha sostenuto la polizia croata anche quando è stata accusata di respingere violentemente i migranti.
Milanović è da anni molto critico nei confronti del sostegno militare all’Ucraina. Recentemente ha rifiutato di sostenere l’invio di militari croati che, nei piani del governo, avrebbero dovuto partecipare a un’operazione di addestramento per le truppe ucraine in Germania, sostenendo che questo avrebbe potuto portare la Croazia a una guerra contro la Russia. Una posizione che ha ribadito anche durante la campagna elettorale, dicendo che «finché sarò presidente, i soldati croati non combatteranno le guerre degli altri».
Milanović si è anche opposto all’ingresso della Finlandia e della Svezia nella NATO, sostenendo che prima la comunità internazionale dovrebbe impegnarsi a cambiare la legge elettorale in Bosnia ed Erzegovina per favorire i croati che vivono nel paese: sono tutte posizioni piuttosto insolite per la Croazia – un paese in cui l’opinione pubblica è sempre stata a favore della NATO e filo-occidentale – e per la tradizione politica croata, dove i presidenti tendono a essere figure politiche più simili a un arbitro sopra le parti, un po’ come avviene anche in Italia.
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