È morta Licia Rognini Pinelli, vedova dell’anarchico Giuseppe Pinelli: aveva 96 anni

Licia Pinelli, a sinistra, con Gemma Calabresi al Quirinale, 9 maggio 2009 (Enrico Oliverio-Ufficio Stampa della Presidenza della Repubblica)
Licia Pinelli, a sinistra, con Gemma Calabresi al Quirinale, 9 maggio 2009 (Enrico Oliverio-Ufficio Stampa della Presidenza della Repubblica)

È morta Licia Rognini Pinelli, vedova di Giuseppe Pinelli, il ferroviere anarchico e partigiano che il 15 dicembre 1969 morì dopo essere precipitato da una finestra del quarto piano della questura di Milano, dove si trovava per via delle indagini relative alla strage di piazza Fontana. Aveva 96 anni.

Rognini Pinelli era nata il 5 gennaio del 1928 a Senigallia, nelle Marche. La sua famiglia si era trasferita a Milano due anni dopo, dove il padre lavorava per la Pirelli. Dopo un periodo a Roma durante la Seconda guerra mondiale, era tornata a Milano e nel 1955 aveva sposato Giuseppe Pinelli. I due avevano avuto due figlie, Silvia e Claudia.

Giuseppe Pinelli fu tra le persone, circa 150, fermate la sera del 12 dicembre del 1969, giorno della strage di piazza Fontana. In circostanze mai del tutto chiarite, fu trattenuto in questura e sottoposto a un duro e aggressivo interrogatorio per tre giorni, più delle 48 ore per cui la legge permette di prolungare un fermo senza l’autorizzazione di un magistrato. Il terzo giorno Pinelli morì dopo essere precipitato dalla finestra al quarto piano dell’edificio.

Molti suoi compagni sostennero, e sostengono ancora oggi, che Pinelli sia stato gettato dalla finestra. Per la sua morte i compagni anarchici di Pinelli e diversi giornali di sinistra accusarono il commissario Luigi Calabresi (che venne poi ucciso in strada a Milano due anni dopo). Dopo una denuncia di Licia Rognini Pinelli, nel 1971 sulla morte di Pinelli venne aperta un’indagine che fu poi archiviata quattro anni dopo: il giudice incaricato delle indagini preliminari, Gerardo D’Ambrosio, ritenne probabile che la morte di Pinelli fosse dovuta a un malore (definito con una formula poi molto contestata). Calabresi venne giudicato innocente e si stabilì che non fosse nemmeno nella stanza quando Pinelli cadde dalla finestra. Nei giorni successivi alla morte di Pinelli invece le autorità di polizia avevano annunciato e poi sostenuto per diverso tempo che Pinelli si fosse suicidato perché scoperto come responsabile della strage, e che il suicidio era una conferma della fondatezza della pista anarchica.

Per anni Licia Rognini Pinelli si batté per ottenere la verità sulla morte di suo marito. Negli anni Ottanta diede una lunga intervista al giornalista Piero Scaramucci, che divenne un libro pubblicato da Feltrinelli nel 2009, Una storia quasi soltanto mia. Nel 2015 aveva ricevuto il riconoscimento di commendatore al merito della Repubblica da parte dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel 2009, in occasione della Giornata della memoria delle vittime del terrorismo, Napolitano invitò al Quirinale Rognini Pinelli e Gemma Capra, vedova di Luigi Calabresi.

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