Ci sono destre e destre, al Parlamento Europeo
Nella distribuzione delle cariche istituzionali il gruppo europeo guidato da Fratelli d'Italia, ECR, ha ottenuto diversi posti, quello della Lega invece nessuno
Martedì al Parlamento Europeo sono stati eletti i presidenti e i vicepresidenti delle 24 commissioni parlamentari, cioè gli organi in cui avviene la maggior parte dei dibattiti e dei negoziati politici sulle misure che solo nell’ultima fase vengono votate dall’intera aula. Si è così completata la distribuzione delle cariche istituzionali iniziata la settimana scorsa con il voto sulla presidente del Parlamento Europeo – che è rimasta la maltese Roberta Metsola – e l’elezione di 14 vicepresidenti dell’aula.
Come avviene da sempre in questi casi, alcuni incarichi di presidente e vicepresidente di commissione sono stati assegnati anche a gruppi parlamentari che non fanno parte della maggioranza che governa i lavori delle istituzioni europee: anche in questa legislatura, come nella scorsa, la maggioranza è composta dal Partito Popolare Europeo (di centrodestra), dai Socialisti e Democratici (di centrosinistra) e dai liberali del gruppo Renew.
Sono state garantite due presidenze di commissione anche al gruppo della Sinistra e ben tre a ECR, il gruppo di estrema destra in cui la delegazione più grande è quella di Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni. Insieme alle vicepresidenze, ECR ha ottenuto in tutto 13 incarichi. Il capogruppo Nicola Procaccini ha festeggiato queste elezioni annunciando che si tatuerà il numero 13.
È una scelta che da fuori può apparire strana: non tanto quella di Procaccini, quanto il coinvolgimento di ECR. Nelle ultime settimane, infatti, i partiti della maggioranza avevano ribadito più volte di non volere accordi strutturali con l’estrema destra. Né ECR né gli altri due gruppi parlamentari di estrema destra, peraltro, erano stati coinvolti nei negoziati che avevano portato alla spartizione delle principali cariche istituzionali dell’Unione avvenuta a fine giugno e soprattutto alla rielezione di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione Europea (a cui Fratelli d’Italia ha votato contro).
Ma per come funzionano i lavori al Parlamento Europeo, le presidenze e vicepresidenze di commissione sono un ruolo un po’ ibrido; anche nella scorsa legislatura poi ECR era considerato il gruppo di estrema destra con più punti di contatto con la maggioranza, e infatti aveva ottenuto incarichi simili. Allora come oggi, agli altri gruppi parlamentari di estrema destra non è stata assegnata alcuna carica istituzionale.
La scelta di presidenti e vicepresidenti delle varie commissioni segue criteri piuttosto cervellotici. Come in molte altre istituzioni europee si segue il cosiddetto metodo d’Hondt, ma si tiene conto anche della nazionalità dei singoli parlamentari: quest’anno per la prima volta dal 1987 un parlamentare irlandese, Barry Andrews, è tornato presidente di una commissione, quella per lo Sviluppo. Ovviamente si tiene conto anche del genere. Le norme interne del Parlamento prevedono che il presidente e il primo vicepresidente (cioè il vicepresidente più importante) di ciascuna commissione debbano essere di genere diverso. C’è poi un’attenzione a proporre candidati non troppo divisivi, che cioè possano essere votati anche da gruppi parlamentari molto distanti politicamente.
I gruppi parlamentari che hanno ottenuto più presidenze e vicepresidenze sono ovviamente i più grandi del Parlamento, cioè Popolari e Socialisti: i Popolari hanno ottenuto 6 presidenze (compresa forse la più prestigiosa, quella della Commissione per gli affari esteri, abbreviata AFET), i Socialisti 4 fra cui quella della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI). Nella scorsa legislatura la commissione ENVI era stata definita «la più indaffarata» del Parlamento Europeo per via del suo impegno sul Green Deal europeo e sulla pandemia da coronavirus, tanto che nelle settimane scorse alcuni avevano avanzato l’idea di spacchettarla (poi non se n’è fatto niente). Peraltro il nuovo presidente della commissione ENVI è un italiano, cioè l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro, eletto col PD.
A seguire hanno ottenuto 3 presidenze anche i liberali di Renew ma soprattutto il gruppo di estrema destra di ECR, che ha ottenuto la presidenza della Commissione Bilancio (BUDG), della Commissione per l’agricoltura (AGRI) e quella che esamina le petizioni pubbliche avanzate al Parlamento Europeo (PETI).
Soprattutto le prime due sono commissioni piuttosto centrali nei lavori del Parlamento. BUDG è la principale commissione che ogni anno propone modifiche al bilancio pluriennale dell’Unione Europea, che viene definito ogni sette anni, sulla base delle esigenze più attuali, e poi le negozia col Consiglio dell’Unione Europea (cioè coi 27 governi dell’Unione). Anche nella legislatura uscente l’ultimo presidente di BUDG faceva parte di ECR. AGRI è molto coinvolta nel definire norme e standard comuni sull’agricoltura e ha un ruolo nel definire la Politica Agricola Comune (PAC), cioè il fondo da decine di miliardi di euro che sussidia buona parte degli agricoltori europei.
Assegnare la presidenza di due commissioni così importanti a un gruppo che non fa parte della maggioranza può sembrare una scelta anomala. In realtà i presidenti di commissione hanno un ruolo importante nel definire l’agenda e nel gestire i lavori della propria commissione, ma non decisivo: proprio nelle commissioni più delicate i negoziati sulle misure principali avvengono fra gruppi politici, che forti dei propri numeri possono tagliare fuori il presidente in caso di scelte sgradite. Sui 49 membri di AGRI, per esempio, una maggioranza di 27 membri è stata espressa da Popolari, Socialisti e Liberali (contando i Verdi, che hanno un profilo a metà fra maggioranza e opposizione, si arriva a 31).
Anche per queste ragioni i gruppi parlamentari della maggioranza garantiscono presidenze e vicepresidenze anche ai gruppi che non ne fanno parte: la possibilità che si mettano di traverso ai lavori esiste, ma è piuttosto contenuta. Assegnare incarichi anche a gruppi esterni alla maggioranza, e quindi rendere più sfumati i ruoli fra maggioranza e opposizione, dovrebbe anche allentare tensioni e contrapposizioni durante i lavori parlamentari.
Rimangono comunque alcuni paletti. ECR è stata scelta perché ha posizioni meno apertamente euroscettiche degli altri due gruppi di estrema destra, cioè Patrioti per l’Europa e Europa delle Nazioni Sovrane. Questi ultimi due gruppi poi ospitano partiti che hanno posizioni di politica estera considerate inaccettabili dagli altri gruppi.
Patrioti per l’Europa è guidata dal Rassemblement National e dalla Lega, entrambi dei quali hanno posizioni piuttosto filorusse. C’è chi si spinge ancora più in là, come il partito del primo ministro ungherese Viktor Orbán, che a inizio luglio è stato l’unico leader europeo ad incontrare il presidente russo Vladimir Putin dall’inizio dell’invasione in Ucraina. Già alcune settimane fa il portavoce del Partito Popolare Europeo, Pedro López de Pablo, aveva detto che la maggioranza non avrebbe dato incarichi «ai gruppi che siedono nell’estrema destra e sono amici di Putin».
A ECR comunque non è stata assegnata la presidenza di commissioni in cui sarebbero potuto nascere tensioni e imbarazzi. Nella Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) si discute spesso di migrazione e diritti umani: due temi su cui ECR è spesso allineata con gli altri due gruppi di estrema destra. La presidenza di LIBE è stata data ai Popolari, la prima vicepresidenza ai Socialisti, mentre ECR ha ottenuto soltanto la seconda vicepresidenza.
All’interno di ECR poi sono stati scelti come presidenti delle commissioni più rilevanti due parlamentari europei che provengono dall’ala più moderata del gruppo, ha notato Politico. Alla guida di BUDG è stato eletto Johan Van Overtveldt, ex ministro dell’Economia del Belgio fra 2014 e 2018. Van Overtveldt fa parte di Nuova Alleanza Fiamminga (N-VA), il partito di destra che in queste settimane sta negoziando la creazione di una maggioranza di governo molto eterogenea che comprende anche i Socialisti fiamminghi. La nuova presidente di AGRI è Veronika Vrecionová del Partito Democratico Civico ceco, che dal 2021 governa la Repubblica Ceca insieme a partiti di centro e a quello dei Pirati.
Ai due partiti più a destra di ECR, cioè Fratelli d’Italia e Diritto e Giustizia, il partito che ha guidato la Polonia in maniera semiautoritaria dal 2016 al 2023, sono stati assegnati incarichi di secondo piano. Fratelli d’Italia ha ottenuto sei vicepresidenze (nessuna delle quali però è una prima vicepresidenza), mentre Diritto e Giustizia ha espresso la presidenza di PETI, probabilmente la meno influente fra le 24 commissioni.