Perché siamo fissati con la routine mattutina?

La convinzione che svegliarsi presto sia virtuoso ha origini antiche ed è alla base di uno stile di vita ultimamente molto invidiato e celebrato, ma raramente messo in discussione

Un gruppo di persone in controluce mentre si esercita all'aperto, tra gli alberi, vicino a una spiaggia
Un gruppo di persone fa esercizi all'aperto, di mattina presto, a Singapore (AP Photo/Wong Maye-E)
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Nel 2018 l’attore statunitense Mark Wahlberg condivise sui social la sua tipica routine quotidiana, ricevendo molte attenzioni sia per l’intensità e la frequenza degli allenamenti, sia per l’ora della sveglia: le due e mezzo. Anche senza considerare esempi così estremi, alzarsi presto la mattina è uno dei princìpi comunemente più associati al successo. È una convinzione molto radicata, peraltro attestata dalla popolarità di tutto un genere letterario sulle routine mattutine di persone illustri nel mondo dell’arte, della letteratura e del cinema, anche del passato, o di persone semplicemente famose.

L’idea che svegliarsi presto sia un comportamento virtuoso è in generale largamente condivisa. C’entra il fatto che di solito nelle prime ore del giorno le attività della maggior parte delle persone non sono condizionate dalla stanchezza. E c’entrano ovviamente le attività imposte dal lavoro o dalla scuola, che in moltissimi casi non ammettono la possibilità di decidere quando e come svolgerle. Ma in anni relativamente recenti, e in particolare sui social, l’attenzione per le routine mattutine si è concentrata anche su prassi orientate al benessere e alla salute individuale, prima ancora che al lavoro. E l’attitudine delle persone mattiniere è via via diventata uno stile di vita predicato tanto dai salutisti quanto dai fanatici del lavoro.

Uno dei testi antichi citati più spesso a proposito della relazione tra la virtù e la sveglia è L’Economico, attribuito al filosofo Aristotele, secondo il quale alzarsi prima dell’alba «fa bene alla salute, all’oikonomia [l’amministrazione della casa e delle proprietà] e allo studio». La necessità di non eccedere nel riposo è anche argomento del libro V delle Meditazioni dell’imperatore romano e filosofo stoico Marco Aurelio, le cui opere negli Stati Uniti ricevono peraltro da alcuni anni crescenti attenzioni da parte di tecno-utopisti e ingegneri informatici.

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L’inventore statunitense Benjamin Franklin è un altro personaggio storico spesso associato alla fissazione per la sveglia. In una sua autobiografia del 1771 scrisse che la routine ideale dovrebbe cominciare alle cinque della mattina, in modo da avere tempo sufficiente per pregare, lavarsi, fare colazione e pianificare bene la giornata. In una lettera satirica pubblicata nel 1784 su un giornale di Parigi suggerì scherzosamente ai parigini di svegliarsi prima per sfruttare la luce solare e risparmiare sul costo delle candele. E per questa lettera è citato come l’inventore dell’ora legale.

Il sonno degli esseri umani non è regolato soltanto dall’orologio ma dai ritmi circadiani, cioè i cicli con cui si ripetono regolarmente determinati processi fisiologici nell’arco di 24 ore, in base alla risposta del corpo all’alternanza tra la luce e il buio. Sono leggermente diversi da persona a persona, e questo significa che energia e stanchezza aumentano e diminuiscono durante la giornata in un modo che non è lo stesso per tutte le persone. È una delle ragioni per cui abbiamo diversi cronotipi, cioè inclinazioni a dormire in momenti differenti della giornata.

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Negli studi sul sonno le persone che hanno bisogno di andare a dormire presto e di svegliarsi presto, cioè quelle che definiremmo mattiniere, sono anche dette «allodole». Serve a distinguerle dalle persone che invece vanno a dormire tardi e si svegliano con difficoltà: i «gufi», o nottambuli. Non sono distinzioni nette, e anzi un’ampia parte della popolazione è una via di mezzo tra i due punti estremi. Anche se in generale sono relativamente stabili, i cronotipi tendono inoltre a cambiare in parte con l’età: bambini e anziani sono più allodole che gufi, mentre adolescenti e giovani adulti il contrario.

Una serie di ricerche condotte negli ultimi anni suggerisce che le persone mattiniere siano tendenzialmente avvantaggiate rispetto alle altre. Uno studio condotto nel 2023 da un gruppo di ricercatori e ricercatrici dell’università di Oulu, in Finlandia, mostrò alcune correlazioni tra i ritmi circadiani di oltre 12mila finlandesi e una serie di indicatori di vario tipo. Le persone mattiniere avevano un reddito mediamente più alto rispetto a quelle nottambule: del 4 per cento, nel caso dei lavoratori uomini. Rispetto a quelle mattiniere le persone nottambule tendevano inoltre a mostrare maggiore consumo di alcol e tabacco, scarsa o assente attività fisica, più alto indice di massa corporea (BMI) e una maggiore quantità di tempo – non di lavoro – trascorso davanti a uno schermo.

Una precedente ricerca statunitense, condotta su un gruppo di studenti universitari e pubblicato nel 2022 sulla rivista Behavioral Sleep Medicine, aveva trovato prove di uno stigma sociale e di pregiudizi negativi, sia impliciti che espliciti, nei confronti delle persone nottambule.

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Come ha scritto l’Economist, gli sforzi per cercare di cambiare le proprie abitudini in modo da svegliarsi prima potrebbero rivelarsi inutili, e anzi potrebbero generare frustrazione, perché «comprare una sveglia speciale non ti trasformerà magicamente in una persona mattiniera». Una parte significativa di quelle abitudini è regolata infatti da fattori biologici che non dipendono da una scelta. A molte persone nottambule che provano a svegliarsi prima per qualche settimana capita anzi di essere meno concentrate e quindi meno produttive nelle prime ore della giornata.

Negli Stati Uniti in particolare, scrisse nel 2022 il Washington Post, la fissazione di svegliarsi presto ha molto a che fare con un’«ossessione culturale per la produttività, il benessere e la vaga speranza che tutto ciò che si frappone tra noi e il raggiungimento dei nostri sogni più sfrenati sia la sveglia alle 5 del mattino». Questa rigida «classificazione morale degli orari», come l’ha definita il sito di news Vox, è anche la logica alla base dell’abbondanza di contenuti pubblicati online sulle migliori routine mattutine.

L’ossessione per la cura di sé al mattino presto è a volte ipocrita, secondo Vox, perché da un lato descrive quell’attenzione al proprio benessere come una necessità opposta a quella del lavoro, ma dall’altro lato la propone come funzionale al lavoro stesso. Il modello che molti fanatici delle routine propongono implicitamente, quando consigliano alle persone di svegliarsi prima per curare il proprio sé, non è lavorare meno ma «essere macchine di produttività scrupolosamente sane».

Per molte persone la scelta migliore in fatto di routine mattutine sarebbe semplicemente comprendere il proprio cronotipo e accettarlo, scrisse il New Yorker nel 2015: perché è molto difficile, se non impossibile, allenarsi a «funzionare meglio» nei momenti della giornata in cui saremmo biologicamente portati a dormire. Le persone nottambule non sono né meno virtuose, né più indolenti rispetto a quelle mattiniere. Ma a meno che non siano abbastanza fortunate da avere un lavoro flessibile, concluse il New Yorker, probabilmente continueranno ad avere meno opportunità.