Il contestato accordo di governo in Croazia tra centrodestra ed estrema destra
Si basa su una condizione: tagliare i finanziamenti pubblici ai giornali per colpire principalmente il settimanale "Novosti", noto per le sue inchieste e i suoi articoli critici sull'estrema destra
La scorsa settimana in Croazia Andrej Plenković, attuale primo ministro e leader del principale partito di centrodestra del paese, Unione Democratica Croata (HDZ), ha fatto sapere di aver raggiunto un accordo con il partito di estrema destra Movimento per la Patria (DP) per formare un nuovo governo di coalizione dopo le elezioni legislative di aprile. Lo spostamento a destra di Plenković è stato molto criticato dai partiti di opposizione, ma non solo. Diversi giornali croati hanno sottolineato come il Movimento per la Patria abbia posto una particolare condizione per concludere l’accordo: la modifica a una legge sui finanziamenti ai giornali che potrebbe portare alla chiusura del settimanale Novosti, noto per le sue inchieste e i suoi articoli critici sull’estrema destra.
In diversi hanno sostenuto che la modifica voluta dal Movimento per la Patria, che alle elezioni era arrivato terzo con il 9,6 per cento dei voti, porterebbe di fatto a una limitazione della libertà di stampa nel paese. In generale negli ultimi mesi i giornalisti di Novosti e di altri media critici verso la destra hanno subìto minacce e aggressioni verbali dai sostenitori di Movimento per la Patria.
L’HDZ è il partito storico del centrodestra croato e ha governato il paese quasi ininterrottamente dal 1992, un anno dopo la dichiarazione di indipendenza della Croazia dalla Jugoslavia. Negli ultimi anni Plenković era riuscito a governare coalizzandosi con i partiti più piccoli e mantenendo il governo croato su posizioni piuttosto moderate. Questo accordo con Movimento per la Patria, fondato nel 2020, segna quindi un notevole spostamento a destra, che produrrà molto probabilmente uno dei governi più conservatori della storia della Croazia.
Novosti è la testata ufficiale della minoranza serba in Croazia e viene pubblicata sia in lingua serba che in lingua croata: è interamente finanziata dallo stato croato, che sostiene economicamente tutte le pubblicazioni legate alle minoranze del paese (succede in maniera simile anche in Italia, dove per esempio il quotidiano in lingua tedesca della provincia autonoma di Bolzano Dolomiten è la testata che riceve più finanziamenti pubblici dallo stato italiano). Si occupa molto di politica nazionale e ci lavorano alcuni dei giornalisti più rispettati del paese.
Eliminare i finanziamenti pubblici significherebbe costringere la rivista a chiudere, o per lo meno a cercare da zero un nuovo modo di finanziarsi.
La posizione ufficiale di Movimento per la Patria (DP) è che Novosti sfrutterebbe le sue origini di settimanale legato a una minoranza per pubblicare articoli negativi nei confronti di DP: dovrebbe quindi sostenersi economicamente, sostiene il DP, «partecipando nel mercato libero» o tornare a occuparsi di temi strettamente legati alla cultura serba, se vuole continuare a ricevere finanziamenti pubblici.
Secondo Tihomir Ponoš, vicedirettore di Novosti, si tratta di giustificazioni pretestuose, dietro alle quali si nasconde, ma in modo abbastanza palese, la volontà del partito di silenziare il principale giornale critico nei confronti dell’estrema destra. Ponoš sostiene che Movimento per la Patria veda i cittadini croati di minoranza serba come cittadini di una «classe inferiore», che non si devono «occupare di politica interna, sanità, affari sociali, politica internazionale e di tutto ciò che interessa alla gente, ma esclusivamente di folclore, etnogastronomia e un po’ di patrimonio culturale».
Le critiche di Movimento per la Patria nei confronti di Novosti non hanno solo a che fare con il contenuto degli articoli pubblicati dal settimanale, ma rientrano in un contesto più ampio che riguarda la storia della Croazia e il rapporto fra la popolazione croata e la minoranza serba.
Il Movimento per la Patria e il suo attuale leader, Ivan Penava, hanno posizioni molto nazionaliste e basano buona parte della propria retorica sulla memoria della guerra di indipendenza della Croazia combattuta fra il 1991 e il 1995 contro la Jugoslavia e il suo esercito, formato in larghissima parte da soldati serbi. Penava è anche il sindaco di Vukovar, una città dell’est della Croazia che venne distrutta dall’esercito jugoslavo e che per molti croati è un simbolo della guerra. Nella città vive ancora una consistente minoranza serba che non è ben vista dalla popolazione croata.
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Anche il presidente dell’Associazione dei giornalisti croati Hrvoje Zovko si è espresso sulla questione durante una conferenza stampa organizzata dopo l’ufficializzazione dell’accordo fra HDZ e DP: ha detto che le minacce e le aggressioni verbali nei confronti dei giornalisti croati, specialmente quelli di Novosti, sono aumentate in maniera preoccupante nell’ultimo periodo e che quest’ultima richiesta di Movimento per la Patria e la sua imminente entrata nella coalizione di governo non fanno altro che legittimare questi atteggiamenti.
Il lavoro dei giornalisti e delle testate giornalistiche in Croazia è inoltre sempre più ostacolato dalle cosiddette SLAPP, acronimo di Strategic lawsuit against public participation, cioè cause (spesso per diffamazione) il cui scopo non è necessariamente vincere il processo, ma intimidire chi viene accusato. L’ultimo rapporto annuale sulla situazione della libertà di stampa nel mondo curato dall’organizzazione francese Reporters sans frontières (RSF, Reporter senza frontiere) rileva che al momento in Croazia sono in corso circa mille procedimenti giudiziari contro giornalisti e organi di informazione. RSF include fra i paesi che hanno questo problema anche l’Italia.
Inoltre, una modifica del codice penale approvata dal parlamento croato a marzo del 2024 «criminalizza la divulgazione di informazioni sulle indagini in corso», una misura che secondo i partiti di opposizione è stata presa per limitare la possibilità dei giornali di parlare di queste cause.
– Leggi anche: Il grosso problema delle cause per diffamazione contro i giornalisti
Non è chiaro se la legge sui finanziamenti ai giornali verrà effettivamente cambiata. Di certo la sua modifica fa parte dell’accordo tra HDZ e DP, ma alcuni analisti sostengono che, una volta formato il governo, Plenković proverà a dissuadere Movimento per la Patria.
Nonostante abbia spesso criticato i giornali croati, Plenković è un politico di centrodestra che è stato anche presidente del Consiglio dell’Unione Europea nel 2020 e tiene molto all’immagine della Croazia all’interno dell’Unione: al momento è anche candidato come capolista del suo partito alle elezioni europee, anche se secondo molti la sua è una candidatura simbolica che serve a portare voti a HDZ, come sta facendo Giorgia Meloni con Fratelli d’Italia. Tuttavia, Plenković non ha ancora ufficialmente detto che rinuncerà al suo posto da parlamentare europeo, ruolo che ha già ricoperto dal 2013 al 2016, per rimanere primo ministro nel suo paese.
Secondo Zrinjka Peruško, a capo del Centro di ricerca sui media e la comunicazione della Facoltà di scienze politiche dell’Università di Zagabria, approvare una legge di questo tipo avvicinerebbe la Croazia agli stati membri dell’Europa orientale, come la Slovacchia e l’Ungheria, che vengono duramente criticati dalle istituzioni europee per le loro politiche illiberali e Plenković «non accetterebbe un simile danno alla propria reputazione» e a quella del suo paese «in Europa».