La Francia ha dichiarato lo stato di emergenza per le proteste in Nuova Caledonia
Sono in corso da lunedì, a causa dell'approvazione di una riforma costituzionale che potrebbe diminuire il peso politico delle popolazioni indigene: quattro persone sono state uccise e più di 200 arrestate
Il governo francese ha dichiarato lo stato di emergenza in Nuova Caledonia, un territorio francese in Oceania dove da lunedì sono in corso violente proteste contro una proposta di riforma costituzionale per ampliare l’accesso al voto nell’arcipelago. Secondo gli oppositori, la riforma potrebbe però ridurre il peso politico della popolazione indigena locale, i Kanak.
L’Alto commissario della Repubblica Louis Le Franc, una sorta di prefetto locale, ha detto che nel corso degli scontri sono state arrestate 200 persone e che 300 sono state ferite. Quattro persone sono state uccise, fra cui un agente di polizia. Le altre tre sono giovani Kanak: Le Franc ha detto che uno di loro è stato ucciso da un proiettile sparato non dalle forze dell’ordine ma da «qualcuno che sicuramente voleva difendersi», mentre le circostanze della morte degli altri due non sono note.
La proposta di riforma costituzionale è stata approvata da entrambe le camere del parlamento francese, che dovranno votarla nuovamente in seduta comune affinché entri in vigore. Macron ha detto che cercherà di ritardare questo voto per trovare un accordo politico con i principali partiti locali, ma che l’approvazione dovrebbe comunque avvenire entro giugno.
La proposta prevede fra le altre cose l’estensione del diritto di voto per i cittadini della Nuova Caledonia, attraverso la revisione delle liste elettorali per le elezioni provinciali (quelle che definiscono il governo locale), che sono rimaste bloccate al 1998. La legge inizialmente prevedeva che potesse votare chi risiede in Nuova Caledonia da almeno dieci anni, ma nel 2007, in vista di una riforma costituzionale, il presidente francese Jacques Chirac escluse chiunque non risiedesse sull’isola da almeno dieci anni nel 1998 (quindi chi non risiedesse sull’isola dal 1988), in virtù di precedenti accordi con esponenti dei Kanak.
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Quella modifica è rimasta in vigore e, secondo l’attuale governo francese, fa sì che circa un quinto dei residenti in Nuova Caledonia sia privato del diritto di voto. Gli indipendentisti ritengono invece che concedere il voto ai nuovi residenti, per lo più provenienti dalla Francia, sia un modo per aumentare il sostegno politico dei rappresentanti pro-Francia.
Per protestare contro la riforma a partire da lunedì sera alcuni gruppi di persone, per lo più giovani mascherati o incappucciati, avevano preso d’assalto negozi e vari edifici, fra cui concessionari di auto e un’azienda di imbottigliamento. Decine di negozi sono stati assaltati, mentre i pompieri hanno dovuto rispondere a migliaia di chiamate e hanno dovuto spegnere moltissimi incendi, soprattutto di veicoli. I disordini maggiori sono stati a Nouméa, la città principale. Ci sono stati anche scontri con la polizia, con decine di poliziotti feriti.
Secondo la legge francese lo stato di emergenza può essere dichiarato in caso di pericoli imminenti per l’ordine pubblico e permette alle autorità civili di restringere le libertà pubbliche senza l’intervento della magistratura. Per esempio, la dichiarazione dello stato di emergenza permette al ministro dell’Interno e ai prefetti di vietare le manifestazioni e i raduni negli spazi pubblici, di disporre perquisizioni amministrative e di creare perimetri di sicurezza attorno a determinati luoghi. È deciso dal governo, può essere disposto per tutto il territorio francese o solo su una sua parte, come in questo caso, e ha una durata massima di 12 giorni: per prolungarlo occorre l’approvazione di una legge in parlamento.
Lo stato di emergenza in Nuova Caledonia era stato disposto per l’ultima volta nel 1985, durante un momento particolarmente intenso del conflitto armato fra gli indipendentisti e il governo, che durò per buona parte degli anni Ottanta. Già martedì l’Alto commissario aveva disposto grosse restrizioni nel territorio, fra cui il coprifuoco notturno, il divieto di ogni incontro pubblico e la chiusura delle scuole e dell’aeroporto.
Il primo ministro francese, Gabriel Attal, ha detto che organizzerà un incontro fra i rappresentanti dei vari partiti locali della Nuova Caledonia e del governo francese. Tutti i partiti locali hanno condannato le violenze, fra cui l’Unione caledone – Fronte di liberazione nazionale kanak e socialista (UC-FLNKS), il principale partito indipendentista.
La Nuova Caledonia è un arcipelago che fa parte della Melanesia, una delle regioni dell’Oceania, e si trova circa 1.500 chilometri a est dall’Australia e a circa 17mila chilometri dalla Francia. È un territorio piccolo, con una superficie totale inferiore a quella della Sardegna e con meno di 300mila abitanti, ma è da sempre al centro di forti tensioni e rivalità tra paesi stranieri, oltre che tra fazioni politiche e gruppi etnici interni al territorio. La Nuova Caledonia fa parte della Francia dal 1853 e ha votato dal 2018 al 2021 tre referendum per decidere se diventare indipendente, tutti vinti da chi voleva restare nella Francia. L’esito dell’ultimo referendum non è stato accettato dagli indigeni Kanak, che lo boicottarono perché si svolse durante la pandemia da coronavirus.