• Mondo
  • Lunedì 6 maggio 2024

Sulla tregua a Gaza si sta ancora negoziando

Hamas ha fatto sapere di aver «accettato» una proposta di accordo di Egitto e Qatar che però è inadeguata per Israele: intanto l'esercito israeliano ha fatto evacuare e bombardato parte di Rafah

Bombardamenti israeliani su Rafah lunedì 6 maggio
Bombardamenti israeliani su Rafah lunedì 6 maggio (AP Photo/Ismael Abu Dayyah)

Lunedì sera il gruppo radicale palestinese Hamas ha detto di aver «accettato» una proposta di tregua nella Striscia di Gaza formulata da Egitto e Qatar, due dei paesi mediatori assieme agli Stati Uniti. La proposta tuttavia è stata quasi immediatamente rifiutata dal governo di Israele, secondo cui sarebbe diversa da quella che era stata discussa nelle ultime settimane, e conterrebbe dei termini inadeguati.

Questo significa che non è stato raggiunto un accordo, ma vari analisti hanno giudicato le mosse di lunedì sera in maniera abbastanza positiva: l’annuncio di Hamas indica quanto meno che il gruppo è disposto a non far fallire le trattative, e martedì sono ripresi i negoziati per cercare di trovare una sintesi.

Questi passi avanti nei negoziati arrivano però mentre, sempre lunedì, l’esercito israeliano ha avviato le operazioni per un’evacuazione parziale di Rafah, l’ultima città della Striscia in cui l’esercito non era ancora entrato, in preparazione di un’imminente invasione. Israele ha anche bombardato alcune zone della città. Com’è ovvio, questo complica i negoziati, anche perché il governo israeliano del primo ministro Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che è intenzionato ad andare avanti con l’invasione di Rafah indipendentemente dagli esiti delle trattative.

L’annuncio con cui Hamas ha fatto sapere di aver accettato una proposta di pace è stato reso pubblico nella serata di lunedì tramite un comunicato di Ismail Haniyeh, il capo del gruppo (che si trova tuttavia in Qatar). Haniyeh ha detto che Hamas aveva accettato una proposta di tregua fatta da Egitto e Qatar, senza fornire molti dettagli. L’annuncio di Hamas ha creato alcuni momenti di iniziale confusione: nella Striscia di Gaza, per esempio, parte della popolazione ha cominciato a festeggiare convinta che la guerra sarebbe finita.

In realtà, quasi immediatamente Netanyahu ha fatto sapere che la proposta a cui faceva riferimento Hamas è «lontana dalle richieste essenziali di Israele», e che per il raggiungimento di un accordo sono necessari ulteriori negoziati.

I negoziati tra Israele e Hamas (che si svolgono sempre in maniera indiretta: le due delegazioni non si parlano tra loro, e fanno affidamento sulla mediazione di Egitto, Qatar e Stati Uniti) erano ripresi negli scorsi giorni e si erano basati su una proposta di tregua avanzata da Israele e Stati Uniti, che il segretario di Stato americano Antony Blinken aveva definito «estremamente generosa» ma che prevedeva in ogni caso soltanto una tregua temporanea e il rilascio di ostaggi israeliani in cambio di prigionieri palestinesi.

Hamas aveva rifiutato questa prima proposta, cosa che aveva fatto temere in un fallimento dei negoziati. Lunedì, però, ha fatto sapere di aver accettato una nuova proposta di Egitto e Qatar, sorprendendo israeliani e americani. Questa nuova proposta, secondo le ricostruzioni fatte da vari media, è più che altro una controproposta, in cui Hamas ha cercato di inserire nuovi termini e condizioni rispetto alla bozza negoziata in precedenza. La grossa differenza è che Hamas chiede una interruzione definitiva dei combattimenti, anche se questa volta ha accettato che l’interruzione sia graduale, cosa che è stata giudicata un passo avanti.

Nel frattempo, Israele ha annunciato sempre lunedì sera di aver bombardato alcune zone di Rafah, dove in giornata aveva avviato le operazioni di evacuazione di parte della città, in cui si trovano 1,4 milioni di civili in condizioni disperate. Israele ha detto di aver iniziato a bombardare alcune zone della parte orientale di Rafah, e non è chiaro se questi bombardamenti siano da intendersi come la prima fase di un’invasione di terra o siano un’operazione più circostanziata.