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  • Giovedì 2 maggio 2024

L’Italia potrebbe riprendersi un’antica statua greca esposta da decenni in California

L'Atleta di Fano fu trovato nel 1964 nell'Adriatico: ora la Corte europea dei diritti dell'uomo ha deciso che l'Italia può chiederne la restituzione al museo Getty

L'Atleta di Fano in mostra al Getty Museum di Malibu
Dettaglio della statua dell'Atleta di Fano esposta al Getty Museum di Malibu (Possibly Lysippos, CC BY-SA 2.0 via Wikimedia Commons)
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La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), l’importante tribunale internazionale con sede a Strasburgo, ha stabilito che l’Italia ha il diritto di chiedere la restituzione della statua dell’Atleta di Fano, esposta da decenni al Getty Villa Museum di Malibu, in California. La decisione si riferisce a una disputa che va avanti da tempo tra il museo e lo Stato italiano, una delle molte che riguardano opere e antichità che fanno parte del patrimonio artistico internazionale e a volte sono state trafugate all’estero oppure si ritiene siano state ottenute dai musei in maniera poco chiara. Il museo statunitense potrà comunque fare appello.

L’Atleta di Fano, o Atleta vittorioso, è una scultura in bronzo che rappresenta un uomo nudo a grandezza naturale e all’estero è nota anche come Victorious Youth, cioè Giovane vittorioso. È attribuita al noto scultore greco Lisippo e risale al periodo compreso tra il 400 e il 100 avanti Cristo. Fu recuperata nel 1964 da un pescatore italiano al largo delle coste di Pedaso, un comune in provincia di Fermo (Marche), e venduta varie volte per poi essere messa all’asta in Germania e infine acquistata dalla Fondazione del museo Getty nel 1977 per quasi 4 milioni di dollari di allora (circa 20 milioni di euro di oggi), con un contratto concluso nel Regno Unito. È esposta nel museo californiano dal 1978.

Le autorità italiane cercano di recuperare la statua da oltre quarant’anni, anche attraverso le forze dell’ordine e le istituzioni dei paesi coinvolti, ma finora i loro sforzi non avevano avuto molto successo. Nel 2010 il tribunale di Pesaro aveva emesso un ordine di confisca per l’opera, sostenendo che l’Italia ne fosse la legittima proprietaria, visto che era stata ritrovata da un’imbarcazione italiana in acque internazionali. Nel 2018, dopo un ricorso, la Corte di Cassazione italiana stabilì che la statua appartenesse all’Italia, confermando così l’ordine di confisca emesso dal tribunale otto anni prima.

In seguito alla sentenza del 2018 la Fondazione Getty presentò il caso alla CEDU, sostenendo di avere acquistato la statua in maniera legale e citando una precedente sentenza della Corte di Cassazione secondo cui non c’erano prove che la statua facesse parte del patrimonio culturale italiano.

Secondo la CEDU, che non è un organo legato all’Unione Europea, le autorità italiane però hanno agito in maniera legittima per chiedere la restituzione dell’opera, nell’ambito delle politiche per la protezione del patrimonio artistico e culturale nazionale. La Corte ha anche sostenuto che l’ordine di confisca confermato dalla Corte di Cassazione italiana sia «proporzionato» rispetto alla «negligenza o alla malafede della Fondazione Getty nell’acquistare la statua nonostante la consapevolezza delle rivendicazioni dello Stato italiano e dei suoi sforzi per recuperarla». La Fondazione ha tre mesi di tempo per fare appello alla Grande Camera della Corte europea.

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