Una canzone di A girl called Eddy

E noi nei negozi di dischi di “Alta fedeltà”

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Neil Hannon dei Divine Comedy ha vinto il premio per la migliore colonna sonora ai premi IFTA per il cinema irlandese, per le musiche del film LOLA.
Johnny Marr degli Smiths si è portato sul palco Neil Tennat dei Pet Shop Boys a fare Rebel rebel di David Bowie (e poi un loro vecchio pezzo di quando insieme fecero gli Electronic).
C’è un video nuovo divertente di Rick Beato che cerca – non gli viene benissimo – di spiegare a noi capre cosa vuol dire quando una chitarra è scordata o qualcuno è stonato, o tutti i significati possibili di “out of tune” (c’è una parola che lo traduca in tutte le sue accezioni, in italiano, dico a voi esperti?). E poi ci è tornato.
Ho rivisto dopo tanti anni Chinatown di Polanski, solo perché era da tanto che volevo rivederlo e me l’ero messo da parte nelle finestre del browser aperte, quelle del gruppo “film da vedere quando cerchi un film da vedere”. Ma poi ci sono sate due coincidenze: una che è con Polanski che si apre Mostri, il libro che abbiamo fatto con la nostra prima esperienza da editori al Post (coeditori, con Iperborea); l’altra è che Chinatown a giugno fa mezzo secolo e ho visto nei giorni scorsi una sua precoce celebrazione per l’anniversario su qualche quotidiano. Comunque, ne scrivo qui perché ha una riuscitissima colonna sonora che fa una gran parte del lavoro di ricostruzione di un’identità “noir” del film, grazie soprattutto a una tromba. La tromba è di Uan Rasey, uno che ne ha fatte, la colonna sonora è di Jerry Goldsmith, uno che ne ha strafatte.
Non vi sembri distratto, se non scrivo di dischi di cui si parla molto è perché non mi sembra valga la pena (che formula paracula).

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