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  • Giovedì 11 aprile 2024

La Polonia contro i troppi compiti a casa per i bambini

Il governo di Donald Tusk li ha aboliti per le prime tre classi della scuola primaria e li ha molto ridotti per gli studenti fino a 14 anni, ricevendo varie critiche

Studenti polacchi in un'aula di scuola
Una lezione di storia in una classe di quinta elementare a Varsavia, in Polonia, il 3 aprile 2024 (AP Photo/Czarek Sokolowski)
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In Polonia le ultime due settimane sono state diverse dal solito per i bambini che frequentano le scuole elementari: il primo aprile infatti sono entrate in vigore nuove regole, volute dal governo di Donald Tusk, riguardo ai compiti a casa. Questi sono stati aboliti del tutto per i bambini che frequentano le classi dalla prima alla terza della scuola primaria, quindi con un’età generalmente compresa tra i 7 e i 10 anni. Per le classi successive della primaria, frequentate da bambini e ragazzi dai 10 ai 14 anni, sono stati molto ridotti: ora gli insegnanti possono scegliere se assegnarli ma comunque non possono prenderli in considerazione per dare i voti, come invece avveniva in precedenza.

Il governo di Tusk, che è in carica dalla fine del 2023, sta portando avanti un ampio progetto di riforma del sistema scolastico nazionale che ha molte caratteristiche antiquate. Alle ultime elezioni i partiti che ora sostengono il governo di Tusk – che per anni sono stati all’opposizione dei governi di Diritto e Giustizia, il partito di estrema destra che ha governato la Polonia in maniera semi-autoritaria tra il 2015 e il 2023 – avevano promesso di renderlo più moderno. Tra le altre cose, il governo ha aumentato del 30 per cento gli stipendi degli insegnanti, che erano tra i meno pagati dell’Unione Europea.

Le novità sui compiti sono state criticate da Diritto e Giustizia, ma anche da molti insegnanti e genitori, secondo cui la qualità dell’istruzione rischia così di peggiorare. Il governo ha giustificato la propria decisione con alcuni dati provenienti dall’ultima indagine PISA condotta dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), ossia le prove organizzate ogni tre anni e pensate per valutare le competenze degli studenti in tre ambiti: matematica (dove gli studenti italiani vanno peggio), lettura e scienze. Secondo questa indagine, relativa al 2022, nei 38 paesi dell’OCSE (che comprendono anche tutti quelli dell’Unione Europea) in media gli studenti di 15 anni passano un’ora e mezza al giorno a fare i compiti. La media per gli studenti polacchi era invece un po’ più alta, pari a 1,7 ore al giorno.

Le indagini PISA hanno anche osservato che i bambini che passano più tempo sui compiti a casa ottengono in media voti più bassi, ma senza dimostrare un rapporto di causa-effetto tra le due cose. In generale gli studi che sono stati fatti in giro per il mondo sul valore dei compiti a casa non hanno finora fornito risultati definitivi che ne confermino il valore, o viceversa.

Le nuove regole sui compiti erano state annunciate a gennaio dalla ministra dell’Istruzione Barbara Nowacka, che in quell’occasione aveva annunciato l’intenzione di eliminare, nel prossimo futuro, i compiti a casa anche per gli studenti della scuola secondaria (cioè per i ragazzi dai 15 ai 19 anni).

Il ministero dell’Istruzione sta modificando anche i programmi scolastici, per esempio riducendo il numero di ore di religione cattolica e rimuovendo una parte di storia e letteratura polacca, che era stata promossa nell’ambito dell’agenda nazionalista e conservatrice di Diritto e Giustizia.

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