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  • Giovedì 11 aprile 2024

Il cotone sostenibile dei vestiti di H&M e Zara, che non lo era

Una lunga inchiesta di una ong britannica ha scoperto che proviene da una zona deforestata illegalmente in Brasile, mostrando quanto sia difficile tracciare la filiera produttiva di questa fibra

(Hollie Adams/Getty Images)
(Hollie Adams/Getty Images)

Stando a un’inchiesta pubblicata dall’ong britannica Earthsight, H&M e Zara, due delle più grandi catene di fast fashion al mondo, utilizzerebbero da anni cotone certificato come etico e sostenibile ma coltivato in territori deforestati illegalmente in Brasile. L’inchiesta è durata un anno e si è servita di immagini satellitari, registri di spedizioni, verdetti dei tribunali brasiliani e osservazioni alle fiere internazionali di tessuti.

Secondo l’inchiesta, il cotone è stato coltivato nel Cerrado, una zona del Brasile caratterizzata da grande biodiversità di fauna e flora, che negli anni è stata sottoposta a land grabbing, l’acquisizione solitamente forzata di grandi porzioni di terra per sfruttamento industriale, e all’allontanamento spesso violento delle comunità che vivevano in quei territori. Il cotone non veniva venduto direttamente ai grandi gruppi di abbigliamento, ma ad aziende manifatturiere in Asia che lo lavoravano, trasformavano in capi di abbigliamento o di tessili per la casa e lo rivendevano alla svedese H&M e allo spagnolo Inditex, il gruppo che controlla Zara, Bershka e Pull&Bear.

In particolare, Earthsight ha tracciato 816mila tonnellate di cotone coltivato nel Cerrado e rivendute dal 2014 al 2023 a 8 aziende asiatiche, che poi hanno prodotto 250 milioni di prodotti per le catene di fast fashion.

Il cotone preso in considerazione nell’inchiesta è stato coltivato da SLC Agrícola e da Horita Group, due delle più grandi imprese agricole del Brasile, controllate da alcune delle famiglie più ricche del paese. SLC ha 440 chilometri quadrati di piantagioni nello stato di Bahia occidentale ed è il più grande produttore di cotone in Brasile; Horita ha 1.400 chilometri quadrati in tutto il paese, ed è uno dei primi sei. Le aziende controllano anche piantagioni che sconfinano nel Cerrado, che negli ultimi anni è stato soggetto a una forte deforestazione per fare spazio agli allevamenti di bestiame e alle coltivazioni di soia e di cotone. Soltanto nel 2023 sono stati deforestati 7.800 chilometri quadrati, il 43 per cento in più rispetto all’anno precedente.

Earthsight ha scoperto che queste due aziende hanno lentamente eroso porzioni del Cerrado, allontanando le popolazioni che ci abitavano, spesso con intimidazioni e violenze. Successivamente ha individuato otto produttori asiatici, tra i principali fornitori di H&M e Zara. Per esempio l’indonesiana PT Kahatex, che aveva acquistato il cotone a Horita, aveva venduto a H&M calzini, pantaloni e pantaloncini poi finiti in alcuni negozi in tutto il mondo, tra cui l’Italia. Jamuna Group, un conglomerato del Bangladesh, aveva fornito jeans e prodotti in denim a Zara nell’agosto del 2023. Sempre nel 2023 un cliente di Horita e SLC, il pachistano Interloop, aveva venduto 30 milioni di paia di calzini di cotone a H&M in Italia, Germania, Svezia, Stati Uniti e altri paesi.

Tutto questo cotone aveva una certificazione di Better Cotton (BC), una ong internazionale nata nel 2005 per ridurre l’impatto ambientale della produzione di cotone e migliorare le condizioni dei lavoratori.

BC dice di lavorare con i coltivatori per insegnare loro a utilizzare meno acqua e pesticidi e in generale a coltivare il cotone senza sprecare risorse e con il minor danno ambientale possibile. La maggior parte delle grandi aziende di tutto il mondo si appoggia a Better Cotton per avere la garanzia di usare cotone prodotto in modo etico e sostenibile. Seguire la filiera del cotone, infatti, è molto complesso: il cotone grezzo viene rivenduto da una rete di commercianti che acquistano e mescolano balle di cotone di diversa provenienza, rendendo difficile tracciarlo. Il sistema di monitoraggio impiegato da Better Cotton non assicura però che il cotone certificato non venga mescolato o sostituito con quello convenzionale lungo la catena di approvvigionamento e non collega il prodotto finito al cotone grezzo iniziale.

L’inchiesta ha fatto emergere molti dubbi sulla validità di Better Cotton e sulla capacità delle grandi aziende di tracciare e garantire la sostenibilità ambientale dei loro prodotti, un tema su cui da qualche anno c’è grande attenzione e che viene spesso usato all’interno delle campagne promozionali dei venditori di abbigliamento. La messa in discussione dei metodi di BC rischia di danneggiare anche la reputazione di queste aziende: infatti il gruppo Inditex ha detto di prendere «molto sul serio le accuse contro Better Cotton» e l’ha invitata a prendere le misure necessarie per garantire una certificazione affidabile di cotone sostenibile.

Alla fine dell’anno nell’Unione Europea entreranno in vigore nuove leggi che vieteranno l’importazione di prodotti legati alla deforestazione e leggi simili sono in discussione nel Regno Unito e negli Stati Uniti; al momento, però, non esistono in questi paesi leggi che proibiscano l’importazione e la vendita di cotone proveniente dalle terre sfruttate del Cerrado.