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  • Martedì 9 aprile 2024

Votare “contro il sistema”, in Corea del Sud

In uno scenario di rigido bipolarismo e molti scandali, un inusuale terzo partito potrebbe emergere alle elezioni parlamentari di mercoledì e mettere in crisi il futuro del presidente di destra Yoon Suk-yeol

Manifesti elettorali per le elezioni sudcoreane (AP Photo/Ahn Young-joon)
Manifesti elettorali per le elezioni sudcoreane (AP Photo/Ahn Young-joon)
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Nella notte italiana tra martedì e mercoledì inizia in Corea del Sud la principale giornata elettorale per rinnovare i 300 membri dell’Assemblea nazionale, il parlamento unicamerale del paese (molti sudcoreani avevano comunque già votato nei giorni scorsi). La novità più interessante di queste elezioni è l’ascesa di un nuovo partito che sembra poter scombussolare il rigido sistema bipolare che ha caratterizzato praticamente da sempre la politica sudcoreana: il partito si chiama Ricostruire la Corea ed è stato fondato solo un mese fa. Le elezioni potrebbero anche condizionare il mandato del presidente Yoon Suk-yeol, a cui il sistema istituzionale sudcoreano garantisce ampi poteri ma che da tempo sta attraversando una seria crisi di popolarità (il mandato di Yoon Suk-yeol durerà ancora tre anni).

Per le caratteristiche del sistema elettorale sudcoreano, che favorisce i partiti maggiori, il nuovo partito potrà ottenere solo un numero limitato di parlamentari, che risulterebbero però decisivi in un’elezione molto equilibrata. Un buon risultato confermerebbe inoltre la frustrazione di buona parte dell’elettorato, insoddisfatto dai due partiti maggiori.

La politica sudcoreana negli ultimi anni è stata caratterizzata dall’impeachment di una presidente nel 2016, Park Geun-hye, e poi da numerosi scandali e da una forte polarizzazione, che hanno allontanato soprattutto gli elettori più giovani e più moderati dalle formazioni tradizionali.

Yoon Suk-yeol è presidente dal 2022, quando vinse per un ristretto numero di voti contro il candidato del Partito Democratico, di centrosinistra. Non aveva mai avuto ruoli politici, ma era diventato noto grazie al suo lavoro di procuratore. In parlamento il suo partito, il PPP (Partito del Potere Popolare), di destra, non ha mai avuto la maggioranza: questo ha limitato l’attuazione di un ampio programma di riforme in senso conservatore, nonostante gli ampi poteri che la costituzione garantisce al presidente. Yoon aveva annunciato cambi radicali nel campo della scuola, del lavoro e delle pensioni, oltre all’abolizione del ministero per l’uguaglianza di genere.

In base ai sondaggi attuali sarà complesso per il PPP ottenere la maggioranza parlamentare in queste elezioni: se uscirà sconfitto, Yoon Suk-yeol vivrà la seconda parte del suo mandato in una posizione di forte debolezza. Alla vigilia delle elezioni il Partito Democratico appare in vantaggio, anche se una grande porzione di elettori si definisce ancora “indecisa”.

L’indecisione è frutto soprattutto di un ampio malcontento nei confronti delle due coalizioni principali che si sono alternate alla guida del paese. Il leader del Partito Democratico, Lee Jae-myung, è imputato in un processo per corruzione e a gennaio è sopravvissuto a un accoltellamento. Cho Kuk, ex ministro con il precedente presidente di centrosinistra Moon Jae-in, ha sfruttato la generale bassa popolarità dei due leader per inserire nello scenario politico sudcoreano un nuovo partito, Ricostruire la Corea.

Cho Kuk, leader di Ricostruire la Corea (AP Photo/Ahn Young-joon)

Cho Kuk ha 59 anni, e fino a qualche anno fa era considerato uno degli esponenti più promettenti della politica sudcoreana: nel 2019 si candidò alla presidenza, ma fu costretto a rinunciare per un ampio scandalo che coinvolse la sua famiglia. Lui e la moglie furono accusati e condannati per aver falsificato alcuni titoli accademici della figlia, in modo da permetterle di entrare in una prestigiosa scuola di medicina. Sua moglie Chung Kyung-sim ha scontato tre anni di prigione, la laurea della figlia è stata invalidata, Cho Kuk stesso è stato condannato a due anni, sospesi in attesa di un pronunciamento della Corte Suprema. Il procuratore che aprì e condusse quell’inchiesta era l’attuale presidente Yoon Suk-yeol.

Cho Kuk ha quindi condotto un’animata campagna elettorale antigovernativa, cercando di trasformare le elezioni soprattutto in un referendum sull’attuale presidente. Il suo partito correrà solo per la quota proporzionale dei seggi: sono 46 su 300, gli altri sono assegnati in collegi uninominali con formula maggioritaria, quindi ai due partiti principali. I sondaggi gli attribuiscono un sorprendente 20-25 per cento dei voti, che gli permetterebbe di eleggere una quindicina di parlamentari: in elezioni che si prospettano molto equilibrate, potrebbero comunque essere sufficienti per garantire la maggioranza del centrosinistra.

Cho Kuk si definisce liberale e viene considerato di centrosinistra, ma le sue proposte politiche non sono chiarissime, se non nella forte contrapposizione al potere attuale: anche le sue forti motivazioni personali hanno attirato le simpatie degli scontenti. Fra le altre cose, Cho Kuk ha fatto leva sulla questione del “cipollotto”, che è stato uno dei temi centrali delle ultime settimane di campagna, insieme allo sciopero dei medici e allo «scandalo della borsa Dior» che ha coinvolto la moglie del presidente.

Il presidente Yoon Suk-yeol controlla il prezzo del cipollotto (Yonhap via AP)

Il cipollotto è molto utilizzato nella cucina coreana e i suoi prezzi sono notevolmente cresciuti negli ultimi mesi. In uno degli ultimi comizi elettorali il presidente Yoon ha commentato positivamente il prezzo dei cipollotti che si vendevano in un supermercato. Erano però stati scontati in modo notevole, e secondo molti strumentale. Yoon ha mostrato di non sapere che abitualmente il cipollotto costa in realtà 5 o 6 volte tanto, prestandosi alle critiche delle opposizioni, che lo accusano di vivere lontano dalla realtà. Il cipollotto è diventato il simbolo della protesta, brandito nelle manifestazioni e portato alle urne da chi ha scelto di votare in anticipo (una possibilità prevista in Corea del Sud), finché non è intervenuta l’autorità elettorale a emettere un formale divieto di portare ortaggi ai seggi.

Lee Jae-myung, leader del Partito Democratico, con un copricapo fatto di cipollotti (EPA/YONHAP SOUTH KOREA)

Alle polemiche per il caro prezzi, che coinvolge la gran parte degli alimenti, si aggiungono le critiche per lo scandalo che ha coinvolto Kim Keon-hee, la moglie del presidente, che avrebbe accettato in regalo una borsa di marca Dior dal valore di oltre 2.000 euro. Secondo i suoi critici questo sarebbe prova del fatto che Kim, che è anche un’imprenditrice, sia facilmente corruttibile e abbia usato la sua posizione pubblica per i propri affari personali.

Nel tentativo di risollevare il suo consenso a febbraio Yoon ha annunciato l’intenzione di aumentare da 3.000 a 5.000 i posti nelle scuole di medicina del paese, in modo da sostenere il sistema sanitario nazionale, alle prese con un rapido invecchiamento della popolazione. La gran parte dei sudcoreani è favorevole a questa scelta, ma dottori e specializzandi sono entrati in sciopero il 20 febbraio, portandolo avanti per oltre sei settimane: secondo loro l’aumento così repentino metterebbe a rischio la qualità della formazione, perché università e ospedali non sarebbero attrezzati a sostenerlo. Lo sciopero dei medici è diventato un’altra questione centrale della campagna, con posizioni molto polarizzate e contrapposte.

Dal 2016, quando iniziarono le proteste che portarono all’impeachment della presidente Park, una parte consistente dell’opinione pubblica sudcoreana ritiene inoltre necessaria una riforma della Costituzione, che limiti i poteri del presidente e garantisca una maggiore influenza anche per i partiti minori. I partiti sudcoreani sono piuttosto deboli e poco strutturati. Si formano quasi sempre intorno alla figura di un leader carismatico e anche quelli maggiori nel corso degli anni sono stati più volte rinnovati e riposizionati in base alle convinzioni dei candidati alla presidenza. Le ipotesi di riforma sono però bloccate da una crescente polarizzazione della politica: l’unica recente riforma, introdotta nel 2020, avrebbe dovuto favorire i partiti minori nella quota proporzionale. I due partiti maggiori l’hanno aggirata creando formazioni satellite, formalmente alternative e a loro volta “minori”.

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