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  • Lunedì 8 aprile 2024

Donald Trump ha infine preso una posizione sull’aborto

Ha detto di essere d’accordo che decidano gli stati, come ha indicato la Corte Suprema nel 2022, cercando di non complicare la sua campagna elettorale

donald trump durante un comizio
(Scott Olson/Getty Images)
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Lunedì l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto pubblicamente cosa pensa del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, per la prima volta in modo veramente chiaro dall’inizio della campagna elettorale per le elezioni presidenziali statunitensi. Trump, che con ogni probabilità sarà il candidato del Partito Repubblicano, ha detto che ciascuno dei 50 stati federati dovrebbe poter decidere se vietare o meno l’aborto e con quali criteri, secondo «la volontà del popolo». Ha aggiunto anche di credere che la possibilità di ricorrere all’aborto vada tutelata in caso di stupro, incesto e rischi per la vita della madre.

Non sono affermazioni particolarmente sorprendenti, e di fatto rispecchiano lo stato attuale delle leggi statunitensi: dal 2022 infatti gli stati sono liberi di regolare l’accesso all’aborto, da quando cioè la Corte Suprema ha annullato la sentenza che lo garantiva a livello federale (cioè in tutti i 50 stati). La questione è da tempo molto dibattuta negli Stati Uniti: molti politici conservatori, perlopiù repubblicani, vorrebbero limitare l’aborto il più possibile, se non proprio vietarlo, su pressione dei movimenti più reazionari; la maggioranza degli elettori però tende a pensarla diversamente, e quando si sono tenute votazioni in merito le proposte più restrittive sono state regolarmente scartate.

Trump ne ha parlato su Truth Social, il social network che lui stesso ha fondato e che usa spesso per comunicare, rivendicando il proprio ruolo nella rimozione del diritto federale all’aborto. Infatti 6 dei 9 giudici della Corte Suprema che avevano preso quella decisione erano stati nominati dai Repubblicani, e 3 di questi dallo stesso Trump. Il principale avversario di Trump alle presidenziali, che si preannunciano equilibrate, sarà il presidente in carica Joe Biden, democratico, che lo ha sconfitto alle precedenti elezioni del 2020 e che dalla sentenza del 2022 è stato molto capace di raccogliere consensi proprio sostenendo maggiori tutele per il diritto all’aborto.

La posizione di Trump è nettamente a favore del mantenimento dello stato attuale delle cose, ma non è la più estrema sostenuta dai gruppi antiabortisti, all’interno dei quali alcuni vorrebbero un divieto dell’aborto a livello federale: questa relativa prudenza di Trump potrebbe dipendere dal fatto che avere posizioni molto estreme anche sull’aborto, come gli capita su quasi ogni tema, avrebbe potuto allontanare una parte dell’elettorato.

Queste dichiarazioni lo hanno infatti esposto a diverse critiche da parte dei gruppi più conservatori. Alcune associazioni antiabortiste hanno per esempio ritenuto le sue posizioni troppo morbide, perché Trump non ha sostenuto la necessità di introdurre maggiori restrizioni sull’aborto a livello federale. Fino a pochi giorni fa Trump in effetti era sembrato abbastanza favorevole a un divieto dell’aborto in tutti gli Stati Uniti dopo la 15esima settimana di gravidanza. Negli Stati Uniti la maggior parte degli aborti avviene entro la 13esima settimana, ma prima del 2022 era possibile praticarli fino alla 23esima o 24esima settimana (in Italia l’interruzione volontaria di gravidanza è legale fino alla 12esima, salvo casi particolari).

Dall’altra parte la campagna elettorale di Biden ha associato Trump ad alcune delle leggi contro l’aborto più severe approvate negli stati, come quella della Florida, che entrerà in vigore a maggio e vieta l’aborto dopo le 6 settimane di gravidanza. La Florida è uno stato piuttosto conservatore ed è regolarmente governato dai Repubblicani, appunto il partito di Trump. Lui stesso aveva criticato quella legge in quanto troppo restrittiva, ma nelle dichiarazioni di lunedì l’ha di fatto difesa, affermando il diritto degli stati a muoversi autonomamente sul tema.