Lo Zimbabwe ha dichiarato lo stato di disastro nazionale per la siccità provocata da El Niño

Un agricoltore in un campo nella provincia di Mangwe, nel sud-ovest dello Zimbabwe, il 22 marzo del 2024 (AP Photo/ Tsvangirayi Mukwazhi, File)
Un agricoltore in un campo nella provincia di Mangwe, nel sud-ovest dello Zimbabwe, il 22 marzo del 2024 (AP Photo/ Tsvangirayi Mukwazhi, File)

Mercoledì il governo dello Zimbabwe ha dichiarato lo stato di disastro nazionale per la siccità provocata dal cosiddetto “El Niño”, l’insieme di fenomeni atmosferici che si verifica periodicamente nell’oceano Pacifico e influenza il clima di gran parte del pianeta, portando tra le altre cose a un aumento della temperatura media globale. Il presidente dello Zimbabwe, Emmerson Mnangagwa, ha detto che il paese avrà bisogno di 2 miliardi di dollari di aiuti (circa 1,8 miliardi di euro) per dare assistenza a circa 2,7 milioni di persone che rischiano di soffrire la fame.

Lo Zimbabwe si trova nell’Africa meridionale, ha circa 16 milioni di abitanti e fino a pochi anni fa era un grande esportatore di prodotti agricoli, ma negli ultimi tempi ha dovuto fare ricorso sempre più spesso agli aiuti internazionali per far fronte a condizioni climatiche estreme, come ondate di calore e alluvioni. In una conferenza stampa, Mnangagwa ha detto che nei mesi estivi (da metà novembre a febbraio) sono state registrate quantità di «pioggia inferiori alla norma stagionale in più dell’80 per cento del territorio nazionale»: il risultato è che il raccolto di cereali di quest’anno basterà per soddisfare poco più della metà del fabbisogno nazionale. La siccità sta anche compromettendo la produzione di energia nelle centrali idroelettriche del paese.

Lo Zimbabwe è il terzo paese della regione ad aver dichiarato lo stato di disastro a causa della siccità dopo Zambia e Malawi, che lo avevano fatto rispettivamente a febbraio e a marzo. I primi effetti di El Niño si sono visti attorno al giugno del 2023 e secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) hanno raggiunto il loro picco a dicembre, ma continueranno a portare temperature più alte della media nella gran parte del pianeta almeno fino al prossimo maggio.

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