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  • Giovedì 4 aprile 2024

Biden è sempre più spazientito con Israele, ma per ora soltanto a parole

Il presidente statunitense ha detto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che il sostegno militare ed economico per la guerra sarà vincolato a come Israele tutelerà i civili e gli operatori umanitari a Gaza, senza annunciare azioni concrete

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden (AP Photo/Alex Brandon)
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Dopo che lunedì l’esercito israeliano ha ucciso sette operatori della ong World Central Kitchen (WCK) nella Striscia di Gaza, il presidente statunitense Joe Biden ha fatto le dichiarazioni più dure contro Israele da quando è cominciata la guerra: ha detto di essere «arrabbiato e distrutto», e ha accusato Israele di non fare abbastanza per proteggere i civili della Striscia e gli operatori delle ong.

Lo scontento nei confronti delle azioni del governo israeliano è stato ribadito giovedì pomeriggio nel corso di una telefonata con il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu, nella quale Biden ha detto che il sostegno degli Stati Uniti nella guerra dipende da come Israele provvederà a proteggere i civili a Gaza e gli operatori umanitari. Il governo statunitense non ha però fornito ulteriori informazioni su cosa potrebbe cambiare nelle politiche verso Israele nel caso in cui fossero disattese le condizioni poste da Biden. Gli Stati Uniti si aspettano comunque di avere aggiornamenti da Israele in breve tempo sui quali basare le prossime decisioni.

Le dichiarazioni fanno parte di un cambiamento notevole nell’atteggiamento di Biden, che da alcuni mesi ha cominciato a criticare con sempre maggior forza il modo in cui Israele sta conducendo la guerra. Questo cambiamento, tuttavia, è al momento soltanto retorico: gli Stati Uniti continuano a inviare incondizionatamente a Israele grandi quantità di armi e di aiuti finanziari, che vengono usati nella guerra contro Hamas.

Questo approccio di Biden nei confronti di Israele – sempre più duro e spazientito a parole, ma di sostegno completo nei fatti – sta diventando sempre più contraddittorio, e gli sta creando seri problemi politici. «Spero che questo sarà il momento in cui il presidente cambierà politica», ha detto al New York Times il senatore Democratico Chris Van Hollen, riferendosi all’uccisione dei sette operatori umanitari. «Netanyahu ignora le richieste del presidente, ma noi continuiamo a inviare [a Israele] bombe da 900 chili senza restrizioni sul loro utilizzo».

Varie inchieste giornalistiche hanno mostrato come Israele abbia lanciato bombe da 900 chili, probabilmente di produzione americana, in zone densamente popolate da civili nella Striscia di Gaza.

Ci sono varie misure che Biden potrebbe adottare per ridurre la completa discrezionalità con cui Israele utilizza le armi americane e per cercare di convincere l’esercito israeliano a non colpire i civili palestinesi. La misura più forte sarebbe ovviamente ridurre o interrompere del tutto gli aiuti militari o economici. Per la situazione della politica americana oggi, in cui l’opinione pubblica è fortemente filoisraeliana, questa opzione è praticamente impensabile, ma in passato fu usata da vari presidenti, che bloccarono gli aiuti militari o economici per convincere Israele a fermare operazioni militari troppo distruttive.

Un’opzione più moderata, che molti alleati di Biden stanno chiedendo di applicare, è quella di imporre delle condizioni. Normalmente tutte le volte che gli Stati Uniti vendono o forniscono armi a un paese straniero impongono delle condizioni sul loro utilizzo. L’Ucraina, per esempio, non può usare le armi americane per attacchi contro il territorio russo, pena l’interruzione dei rifornimenti (è per questo che per colpire il territorio russo l’Ucraina utilizza armi di fabbricazione propria).

Israele, tuttavia, è un’eccezione: gli Stati Uniti non impongono nessun tipo di condizione sulle armi che inviano, e questo ha fatto sì che, agli occhi di molti, Israele si sia approfittato della fiducia e abbia usato indiscriminatamente le armi nella sua guerra a Gaza, senza riguardo per i civili.

Per questo la parte più di sinistra del Partito Democratico è spazientita con il presidente, che è percepito come troppo accomodante nei confronti del governo israeliano, mentre il Partito Repubblicano, che invece è solidamente filoisraeliano, sta approfittando dei tentennamenti di Biden per presentarsi come l’unico vero sostenitore di Israele: quando a fine marzo gli Stati Uniti si sono astenuti al Consiglio di sicurezza dell’ONU consentendo l’approvazione di una risoluzione che chiedeva un cessate il fuoco immediato, i Repubblicani hanno accusato Biden di aver abbandonato Israele e di negare il suo diritto a difendersi.

Questa contraddizione sta anche mettendo in difficoltà Biden all’estero, e soprattutto nei suoi rapporti con il governo israeliano. Secondo vari esperti, Netanyahu si è ormai convinto che la retorica severa di Biden sia inconcludente. Jeremy Konyndyk, il presidente della ong Refugees International e un ex funzionario del governo di Barack Obama, ha detto al Washington Post che il comportamento di Biden sta convincendo Netanyahu che non ci saranno conseguenze per Israele: «Quello che stiamo dicendo a Israele è: questa è soltanto retorica. […] È così che la sta trattando Netanyahu. La sta trattando come qualcosa che può ignorare senza alcuna preoccupazione».

Alcuni media americani si sono chiesti se l’uccisione dei sette operatori di WCK potrà cambiare la posizione di Biden e renderla più dura nei confronti di Israele anche nei fatti, e non solo nella retorica. Biden tra l’altro conosce personalmente lo chef José Andrés, il capo della ong WCK che in questi giorni è stato durissimo nei confronti di Israele e degli Stati Uniti.

Al momento, però, non ci sono indicazioni che lo facciano pensare. John Kirby, il portavoce della Casa Bianca, ha detto mercoledì che la posizione degli Stati Uniti nei confronti di Israele non cambia: «Siamo molto chiari sul fatto che abbiamo delle perplessità sul modo in cui sono fatte le cose [da Israele nella guerra], ma siamo molto chiari anche sul fatto che Israele continua ad avere il sostegno americano nella battaglia per eliminare la minaccia di Hamas».