• Mondo
  • Giovedì 28 marzo 2024

Potrebbe volerci ancora molto per sapere cosa ha causato l’incidente di Baltimora

È stata recuperata la scatola nera della nave che ha fatto crollare il ponte, ma i dati che contiene potrebbero non bastare per capire a breve cosa sia successo

La nave portacontainer ferma addosso al ponte crollato
(AP Photo/ Mark Schiefelbein)
Caricamento player

A Baltimora, nel Maryland, stanno proseguendo le indagini sul disastro provocato dalla nave portacontainer battente bandiera di Singapore che nella notte tra lunedì e martedì ha colpito un pilone del ponte Francis Scott Key, facendolo collassare. Mercoledì sono stati recuperati i corpi di due delle sei persone che risultavano disperse, ed è anche stata prelevata la scatola nera della nave: questa è però è uno strumento molto meno sofisticato rispetto a quelle presenti sugli aerei, e la sua analisi potrebbe non bastare nell’immediato per capire cosa abbia causato l’incidente.

Jennifer Homendy, la presidente dell’agenzia governativa statunitense che indaga sugli incidenti di questo tipo (National Transportation Safety Board), ha detto che per completare le indagini potrebbero volerci uno o due anni.

Mercoledì, durante una conferenza stampa, Homendy ha detto che sono stati interrogati il capitano della nave, il direttore di macchina e altri membri dell’equipaggio. Al momento inoltre gli investigatori stanno analizzando sei ore di dati registrati dalla scatola nera, che comprendono il periodo tra la mezzanotte e le sei del mattino di martedì, e quindi anche il momento in cui è avvenuto l’incidente, all’1:27 ora locale (le 6:27 italiane). In totale la scatola nera dovrebbe contenere oltre 30 ore di dati, il resto dei quali verrà estratto a breve.

Il problema è che i dati in questione sono quelli rilevati dei sensori della nave, come la sua posizione GPS o i rumori prodotti dal ponte, ha spiegato Marcel Muise, funzionario del National Transportation Safety Board che sta partecipando alle indagini. Altre informazioni che potrebbero essere più rilevanti per determinare le cause dell’incidente, come quelle relative al funzionamento dei motori della nave, lì insomma non ci sono. Visto che i dati a disposizione degli investigatori sono limitati, secondo Homendy è troppo presto per dire se e quando l’agenzia riuscirà a stabilire cosa è successo di preciso.

Tra le altre cose, l’agenzia sta indagando sulla struttura del Francis Scott Key Bridge, in particolare sul carico che potevano reggere i suoi piloni, e sulle ultime ispezioni che erano state fatte sulla sua struttura. Homendy ha aggiunto che la nave è «totalmente devastata» e che ci sono «danni strutturali dappertutto».

La nave “Dali” era salpata dal porto di Baltimora a mezzanotte e 44 minuti di martedì, e all’1:26 aveva iniziato ad andare fuori rotta. Poco prima dell’incidente, l’equipaggio aveva inviato un avviso di emergenza dicendo di averne perso il controllo: questo aveva permesso alle autorità di deviare il traffico su altre strade e di sgomberare quasi del tutto il ponte, dove comunque si trovava una squadra di otto operai, due dei quali soccorsi nel giro di poco tempo.

Dalle prime ricostruzioni sembra che prima dell’incidente i motori della nave avessero perso potenza, probabilmente per un’avaria, facendo perdere il controllo all’equipaggio. Nei video dell’incidente pubblicati sui social network inoltre si vedono le luci della nave spegnersi ripetutamente poco prima dell’impatto contro un pilone del ponte: segno che a bordo c’era stato un blackout e che la nave stava andando alla deriva.

– Leggi anche: Le conseguenze economiche del crollo del ponte di Baltimora