Eternal sunshine of “Se mi lasci ti cancello”

Vent'anni fa fu un successo per il suo modo di raccontare l'amore e il destino in modo originale, oggi è considerato ancora uno dei migliori film di questo secolo

("Se mi lasci ti cancello", 2004)
("Se mi lasci ti cancello", 2004)
Caricamento player

Quando è uscito al cinema Past Lives di Celine Song, uno dei film meglio recensiti dell’ultimo anno, molti critici l’hanno paragonato a un altro film, uscito vent’anni fa e diventato una specie di riferimento nel suo genere. Il film è Se mi lasci ti cancello o, per gli appassionati che anche in Italia preferiscono chiamarlo col suo titolo originale, Eternal Sunshine of the Spotless Mind, che negli ultimi vent’anni è diventato probabilmente il più chiaro e famoso esempio di alcune tendenze cinematografiche precise che definirono gli anni Duemila ed è rimasto un riferimento culturale nitido per un’intera generazione.

Il paragone con Se mi lasci ti cancello è da un lato scontato, visto che i protagonisti di Past Lives lo citano e lo guardano all’interno del film, dall’altro coerente, visto che Eternal Sunshine of the Spotless Mind viene ancora oggi citato come riferimento quando esce un film che racconta una storia d’amore che gira attorno al tema del destino, superando però i cliché della commedia tradizionale. Quando uscì, il 19 marzo del 2004 negli Stati Uniti e qualche mese dopo in Italia, fu dappertutto un successo di pubblico – era costato 20 milioni di dollari e ne guadagnò 74 – ma anche di critica, e con gli anni è stato inserito in varie classifiche come uno dei film più belli e meglio scritti del suo decennio.

Il film è una produzione statunitense ed è ambientato a New York ma il regista è francese. Michel Gondry aveva girato molti video musicali ma solo un altro film prima di quello (Human Nature, tutt’altro che un successo) e insieme a Charlie Kaufman e Pierre Bismuth vinse con Se mi lasci ti cancello l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale.

Il film, a metà tra la commedia romantica e la fantascienza, inizia con l’incontro tra Joel, un trentenne timido e impacciato interpretato da Jim Carrey, e Clementine, una donna della stessa età più estroversa ma fragile e insicura, interpretata da Kate Winslet. Si piacciono da subito ma entrambi hanno una vena di tristezza nello sguardo e ben presto si capisce perché. L’inizio può sembrare quello di una qualsiasi storia d’amore, ma poi la narrazione si fa più articolata e meno cronologica, i ricordi si mischiano con il presente, il film diventa più cupo. Scopriamo che prima di incontrarsi Clementine e Joel si erano già amati e già lasciati, ma nessuno dei due lo sapeva perché entrambi si erano sottoposti a un trattamento per rimuovere l’altro dalla memoria, con tutte le complicazioni del caso.

Il film termina con un lieto fine, anche se nella prima versione della sceneggiatura non era previsto. Carrey e Gondry raccontarono che Charlie Kaufman propose inizialmente due finali, uno in cui Joel decide di rinunciare alla relazione con Clementine, e l’altro in cui si scopre che tutta la storia è avvenuta solo nella mente di lei. Kaufman aveva già sceneggiato due film di successo, Essere John Malkovich e Il ladro di orchidee, e per la sua originalità era diventato uno di quei rari sceneggiatori il cui nome era noto quanto quello dei registi con cui aveva lavorato. Alla fine comunque prevalse l’idea di Gondry e i due furono fatti tornare insieme.

Molte scene furono girate e poi tagliate. Inizialmente c’era anche l’idea di scritturare l’attrice Ellen Pompeo per il ruolo di Naomi, l’ex fidanzata di Joel che viene citata un paio di volte nel film. Carrey ha sostenuto che il motivo per cui Gondry l’aveva scelta in un primo momento fosse la sua somiglianza con l’attrice da cui Carrey era da poco separato, Renée Zellweger, ma Gondry ha negato che fosse andata così. Gondry però raccontò in varie occasioni di aver approfittato del fatto che Carrey stesse elaborando la fine della sua relazione per dare maggior profondità al personaggio di Joel. Anche perché in quel momento Carrey era un attore già molto affermato, ma non aveva mai dato prova di sé in un ruolo davvero drammatico.

L’interprete del film che fu però più applaudita fu Kate Winslet, che aveva trent’anni ed era già un’attrice affermata per ruoli come quello in Titanic. Quella per la migliore attrice fu l’unica altra candidatura del film all’Oscar: per Winslet era la quarta e per la quarta volta non lo vinse. Come ha scritto il New York Times, «oggi il suo peculiare personaggio vive su TikTok e Tumblr come la santa patrona delle donne che sono paradossalmente adorabili e terrificanti».

Il resto del cast è ridotto al minimo ma ha nomi che erano già allora piuttosto famosi: oltre ai due protagonisti ci sono Kirsten Dunst, Tom Wilkinson, Mark Ruffalo e Elijah Wood, che fanno i dipendenti della Lacuna, la clinica per la cancellazione della memoria.

Tra i motivi per cui il film divenne una specie di istituzione per la generazione nata tra gli anni Ottanta e Novanta, oltre al fatto di raccontare in modo originale l’esperienza della fine di una relazione, ci fu l’impostazione e la ricerca formale da film indipendente e con sofisticate ambizioni artistiche, che ha reso alcune scene del film estremamente riconoscibili, a partire da quella della locandina in cui Clementine e Joel sono sdraiati sul ghiaccio. I capelli colorati di Clementine, che lei tinge per “darsi una personalità”, ma che nel film servono soprattutto a scandire le varie fasi della relazione tra i due quando il film comincia a fare avanti e indietro nel tempo, danno un tocco punk a tutto il film.

Più in generale, Se mi lasci ti cancello ha un’estetica molto riconoscibile da film d’autore. Il motivo principale è che, come è stato raccontato negli anni, Gondry aveva un modo tutto suo di lavorare. Per esempio disse che odiava dire «azione» sul set: «dici “azione” e tutti diventano pezzi di legno. E quando dici “cut”, tutti diventano sciolti e vivi. Così la parola “azione” è diventata come una nemica». Per ottenere lo stesso effetto realistico e naturale, Gondry girò alcune scene per intero senza interruzione: è per esempio il caso della scena iniziale in cui i due protagonisti si presentano sul treno.

La direttrice della fotografia, Ellen Kuras, raccontò che Gondry le chiese di girare tutto con la luce naturale. «Pensava che più il film sarebbe sembrato reale, più le scene in cui la realtà si mischia con i ricordi sarebbero state credibili»: questo è effettivamente evidente per lo spettatore, che in varie scene (come quella della macchina che cade dal cielo) viene colto di sorpresa dagli effetti speciali. «Era importante per lui non essere inondato dalla luce, cosa con cui ero d’accordo in teoria. Ma nella pratica, devi poter usare la luce in modo che gli operatori possano avere un riferimento per mettere a fuoco! Gli dissi “Michel, anche in un documentario non girerei mai solo con la luce naturale”».

Allo stesso tempo però il film richiedeva una serie di scene tutt’altro che realistiche, in cui pezzi di scenografia e personaggi compaiono, scompaiono e rimpiccioliscono per via degli effetti del trattamento di cancellazione della memoria. Gondry decise di usare al minimo la CGI (computer-generated imagery, cioè immagini generate al computer) e girare dal vivo anche le scene più surreali, per quanto possibile.

Come stanno titolando molti giornali in questi giorni, giocando con il tema del film ma dicendo anche qualcosa di molto vero, dopo vent’anni si può dire che è un film difficile da dimenticare. Oltre alla citazione in Past Lives l’eredità di Se mi lasci ti cancello si è recentemente vista nell’ultimo album di Ariana Grande, una delle cantanti pop che più rappresentano il gusto della generazione Z, quella dei ventenni di oggi. Oltre a richiamarlo nel titolo, Eternal Sunshine, Grande ha ricreato alcune scene del film nel video del suo singolo “We Can’t Be Friends”.

Il titolo originale del film era una citazione tratta da “Eloisa to Abelard”, una lettera in versi scritta dal poeta settecentesco Alexander Pope, e significa qualcosa tipo “l’eterno splendore della mente immacolata”. In Italia il riferimento venne completamente perso, e fu tradotto sulla falsariga di quello di una commedia di grande successo di alcuni anni prima, Se scappi, ti sposo, a cui erano poi seguiti anche Se cucini, ti sposoSe ti investo mi sposi? e Prima ti sposo poi ti rovino (un film peraltro dei fratelli Coen).

Questa traduzione poco fedele diede a molti l’impressione che anche il film di Gondry fosse una commedia leggera e spassosa, cosa che probabilmente finì per aumentare il pubblico del film in Italia, quando uscì al cinema. Il film fu poi in seguito distribuito in edizione DVD con il titolo Eternal Sunshine of the Spotless Mind – Se mi lasci ti cancello, riprendendo quindi il titolo originale, con il titolo italiano in caratteri piccolissimi. Oggi di fatto nessuno che voglia parlare seriamente del film e della sua influenza lo nomina con il titolo italiano.

Gondry ottenne un’enorme fama personale dal film, che è rimasto però l’apice della sua carriera. Dopo Se mi lasci ti cancello ne girò altri ancora più sperimentali e strani, che non ebbero però grande successo, e altri ancora più convenzionali, il più famoso dei quali fu Be Kind Rewind – Gli acchiappafilm del 2008. Kaufman si consacrò come sceneggiatore visionario e di grande talento, e iniziò a dirigere i film che scriveva, come Synecdoche, New York e Anomalisa, che ebbero una loro nicchia di grandi estimatori. Assieme a Spike Jonze, il regista di Essere John Malkovich Il ladro di orchidee, sono ricordati come i principali esponenti di una corrente cinematografica che tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila portò al successo internazionale approcci e idee originali e audaci, reinterpretando in chiave surrealista il genere della commedia.