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  • Domenica 17 marzo 2024

Le code ai seggi per il “mezzogiorno contro Putin” in Russia

L'iniziativa promossa da Alexei Navalny prima di morire invitava tutti a votare domenica alla stessa ora, per mostrare che nel paese esiste ancora il dissenso: lo hanno fatto migliaia di persone nelle principali città

Persone in coda in un seggio a San Pietroburgo (EPA/ANATOLY MALTSEV)
Persone in coda in un seggio a San Pietroburgo (EPA/ANATOLY MALTSEV)
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Domenica a partire da mezzogiorno (ora locale di Mosca, le 10 in Italia) si sono formate lunghe code ai seggi in Russia, dove si sono tenute le elezioni presidenziali: in gran parte è successo per via del cosiddetto “Mezzogiorno contro Putin”, una delle ultime iniziative politiche promosse dal dissidente russo Alexei Navalny, morto un mese fa in un carcere siberiano. Era una manifestazione che puntava ad aggirare la sistematica repressione di qualsiasi forma di protesta contro il governo da parte delle autorità russe, riunendo un gran numero di persone nello stesso posto alla stessa ora in coda ai seggi per votare a mezzogiorno di domenica: un’attività pacifica e più difficile da reprimere per le forze dell’ordine, che allo stesso tempo avrebbe dimostrato come in Russia ci sia ancora un’opposizione al presidente autoritario Vladimir Putin. Nel paese ci sono 11 fusi orari, quindi la manifestazione si è sviluppata in momenti un po’ diversi.

Alla protesta hanno partecipato migliaia di persone, che hanno formato lunghe code in molti seggi nelle principali città, tra cui Mosca e San Pietroburgo. La situazione è rimasta complessivamente tranquilla e non ci sono state notizie di scontri o atti violenti. Steve Rosenberg, un giornalista di BBC che si trova a Mosca, ha detto che nel seggio che stava visitando a mezzogiorno c’erano decine di persone in coda, di tutte le età. Secondo Rosenberg la protesta è stata «silenziosa»: nessuno mostrava cartelli né cantava slogan.

Secondo l’importante gruppo per i diritti umani OVD-Info, che monitora gli arresti politici nel paese, almeno 80 persone in 20 città russe sono però state arrestate ai seggi nella mattinata di domenica.

Il canale Telegram e gli account social curati dagli ex collaboratori di Navalny hanno diffuso foto e video delle code. Anche alcuni utenti stanno condividendo video delle code sui propri profili.

Ci sono state lunghe code anche davanti alle ambasciate russe di paesi stranieri in cui vivono molti cittadini russi, tra cui l’Armenia, il Kazakhstan e la Germania. Verso mezzogiorno Yulia Navalnaya, la vedova di Alexei Navalny, si è unita alla protesta che era in corso all’ambasciata russa di Berlino, in Germania, dove vive da anni.

Negli ultimi giorni le autorità russe avevano provato a dissuadere gli elettori dall’aderire all’iniziativa, ricordando che ogni assembramento non autorizzato può essere considerato illegale, oscurando il sito che era stato utilizzato per promuovere l’iniziativa e facendo pressioni su dipendenti statali e delle maggiori aziende perché votassero nei giorni precedenti a domenica.

Il voto in Russia è accompagnato anche da una serie di eventi, lotterie e iniziative, sia pubbliche che private, che puntano a invogliare gli elettori ad andare a votare. Per Putin è infatti importante mostrare alti livelli di consenso, con percentuali di affluenza consistenti: in varie province alle elezioni sono legate estrazioni di telefoni cellulari e elettrodomestici, concorsi, concerti, regali ed eventi. Molte di queste iniziative, fra cui quelle delle province di Yekaterinburg, Novosibirsk e Ryazan, avevano annunciato gli eventi centrali proprio a mezzogiorno, per evitare che le persone si trovassero ai seggi a quell’ora.

La Guardia Nazionale russa all’esterno di un seggio a San Pietroburgo (AP Photo/Dmitri Lovetsky)

In Russia le elezioni non sono una vera competizione elettorale perché il regime del presidente Vladimir Putin, che governa da oltre vent’anni, ha cancellato ogni opposizione. Nell’impossibilità di votare per un candidato indipendente e di protestare apertamente, Navalny aveva quindi suggerito un modo in cui gli elettori russi potessero mostrare il loro dissenso.

Il “Mezzogiorno contro Putin” (in russo “Polden protiv Putina”) era stato rilanciato di recente anche da Yulia Navalnaya: in un video pubblicato su YouTube a inizio marzo aveva detto che sarebbe servito ad «aiutare milioni di persone a vedere che ci sono altri che la pensano allo stesso modo e comprendere che sono circondate da persone contrarie alla guerra, alla corruzione e all’ingiustizia».

Un seggio a Vladivostok (AP Photo)

La mobilitazione non ha comunque avuto alcun effetto sull’esito finale del voto: l’ampia vittoria di Putin non è mai stata in discussione per l’assenza di reali avversari e delle minime garanzie democratiche. Sulle schede elettorali sono presenti altri tre candidati, oltre a Putin, tutti appartenenti all’opposizione “sistemica”, che esiste da anni nella politica russa: è quella formata da partiti che fanno opposizione di facciata, che vengono quindi usati dal regime per dare al sistema una parvenza di democraticità ma che di fatto su tutte le questioni più importanti votano insieme al partito di Putin, Russia Unita.

Per questo l’organizzazione anticorruzione fondata da Navalny non aveva dato indicazioni di voto. I suoi collaboratori avevano suggerito invece di annullare la scheda, oppure votare uno degli altri tre candidati, solo animati dal principio “chiunque tranne Putin”. Navalny insieme all’iniziativa “Mezzogiorno contro Putin” aveva presentato anche l’app “The Photon-2024”, un’iniziativa ironica e provocatoria che avrebbe permesso di scegliere casualmente come votare: se uno dei candidati alternativi a Putin, un voto nullo o l’astensione. La scelta casuale con l’app voleva sottolineare l’inutilità di queste consultazioni elettorali.

– Leggi anche: I finti oppositori di Putin alle elezioni presidenziali russe