Come si distingue tra attori protagonisti e non protagonisti

Agli Oscar non esistono criteri rigidi e se ne discute perché secondo alcuni Lily Gladstone, che sembrava favorita, ha perso perché era candidata nella categoria sbagliata

Lily Gladstone prima della cerimonia degli Oscar al Dolby Theatre, a Los Angeles, il 10 marzo 2024 (Mike Coppola/Getty Images)
Lily Gladstone prima della cerimonia degli Oscar al Dolby Theatre, a Los Angeles, il 10 marzo 2024 (Mike Coppola/Getty Images)
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L’assegnazione dei premi durante la 96esima cerimonia degli Oscar è andata in larga parte come previsto: l’unica eccezione è stato il premio per la migliore attrice protagonista, che è stato inaspettatamente vinto da Emma Stone per il suo ruolo in Povere creature! di Yorgos Lanthimos, e non dalla favorita Lily Gladstone per il suo in Killers of the Flower Moon, di Martin Scorsese. Ne è nato un dibattito di cui si sono occupati diversi siti specializzati: non tanto sul merito, quanto piuttosto sul senso e l’opportunità di candidare Gladstone come protagonista, una categoria in cui le altre candidate erano “protagoniste” in termini quantitativamente molto diversi.

Stone è indubbiamente la protagonista del film di Lanthimos, ed è presente nella maggior parte delle scene, così come lo sono molti altri attori nei rispettivi film (da Cillian Murphy in Oppenheimer a Margot Robbie in Barbie, che però non era candidata). Un po’ diverso è invece il caso di Gladstone, candidata nella categoria delle attrici protagoniste più per la centralità del suo ruolo all’interno della storia che non per la sua concreta presenza nelle scene. In tre ore e 29 minuti di film compare infatti complessivamente per 56 minuti: molto meno del co-protagonista Leonardo DiCaprio (un’ora e 49 minuti) e solo nove minuti in più di Robert De Niro (47 minuti), candidato anche lui ma come attore non protagonista, appunto.

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Se Gladstone fosse stata candidata nel ruolo di attrice non protagonista, premio poi vinto da Da’Vine Joy Randolph per il suo ruolo in The Holdovers, è probabile che avrebbe avuto maggiori chance di vincere l’Oscar, ha scritto Clayton Davis, giornalista esperto di premi cinematografici, su Variety. Ma è anche vero che, come notato da altri critici, i due premi non sono rilevanti allo stesso modo: vincere un Oscar da protagonista ha un valore diverso che vincerne uno da non protagonista.

Il punto comunque è che non esistono criteri rigidi per distinguere formalmente un ruolo da protagonista da uno da non protagonista, premio istituito a partire dalla nona cerimonia degli Oscar, nel 1937. In merito a questa distinzione le regole dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences (AMPAS), l’organizzazione che assegna ogni anno i premi, sono piuttosto vaghe: «la decisione se un ruolo sia da protagonista (leading) o da non protagonista (supporting) deve essere presa individualmente dai membri del ramo [attori e attrici dell’Academy] al momento della votazione» per le candidature.

È quindi l’Academy – o meglio la sua componente che si occupa di quali attrici e attori candidare, e che è composta da 1.336 persone, il 14 per cento dei votanti – a decidere se un ruolo sia da protagonista o da non protagonista quando sceglie chi candidare. Il tempo di presenza nelle scene è certamente uno dei fattori alla base delle valutazioni, ma non è l’unico né il più rilevante: tecnicamente niente impedisce di candidare come protagonista un’attrice che reciti per dieci minuti, o come non protagonista una che è nella maggior parte delle scene.

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Negli ultimi anni le candidature hanno spesso generato perplessità e confusione nella distinzione tra un premio e l’altro. È capitato che vincessero un Oscar da non protagonisti – di solito considerato secondario rispetto all’altro – attrici e attori i cui ruoli era invece sembrati principali a una parte del pubblico, o viceversa. Sebbene siano in definitiva gli attori e le attrici a candidarsi a vicenda, di fatto sono gli studi di produzione e distribuzione dei film a orientare le candidature e quindi la distinzione tra i ruoli, perlopiù con l’obiettivo di aumentare le probabilità dei film di vincere più premi.

L’influenza esercitata dalle società di produzione nell’orientamento delle candidature è particolarmente evidente nei casi in cui in uno stesso film siano presenti più interpretazioni potenzialmente meritevoli di un premio. Per esempio, nel film di Lanthimos del 2018 La favorita le attrici protagoniste sono tre: compaiono nel film più o meno per la stessa quantità di tempo. Ma per evitare di farle concorrere in una stessa categoria – e disperdere i voti – agli Oscar del 2019 Olivia Colman fu candidata come migliore attrice protagonista, ed Emma Stone e Rachel Weisz come migliori attrici non protagoniste. Colman vinse l’Oscar per la prima volta, mentre Stone e Weisz – che all’epoca un Oscar lo avevano già vinto – furono battute da Regina King per il suo ruolo da non protagonista in Se la strada potesse parlare.

Una cosa simile successe anche nel caso del film del 2016 Barriere, diretto da Denzel Washington e interpretato da Viola Davis e dallo stesso Washington. Sono entrambi protagonisti del film, sia nell’economia della storia che in termini di minuti in cui recitano. Ma agli Oscar del 2017 Washington fu candidato come migliore attore protagonista, premio poi vinto da Casey Affleck per il suo ruolo in Manchester by the Sea, e Davis come migliore attrice non protagonista, e vinse il premio battendo, tra le altre, Michelle Williams, attrice in Manchester by the Sea.

Alcune scelte meno comprensibili hanno anche suscitato critiche e portato a risultati controproducenti, come nel caso della stessa Williams l’anno scorso. Fu candidata come migliore attrice protagonista per il suo ruolo in The Fabelmans, nonostante il film non riguardasse molto il suo personaggio. Quella scelta ridusse molto le sue possibilità di ricevere il premio, vinto poi infatti da Michelle Yeoh per il suo ruolo in Everything Everywhere All at Once. Diversi esperti sostennero invece che Williams avrebbe vinto facilmente nella categoria della migliore attrice non protagonista, battendo Jamie Lee Curtis, che invece vinse quel premio per il suo ruolo in Everything Everywhere All at Once.

Nel caso di Gladstone in Killers of the Flower Moon potrebbe essere andata diversamente, ha scritto Nate Jones su Vulture. La decisione di promuovere la sua candidatura come migliore attrice protagonista, sebbene inizialmente fosse stata presa in considerazione per il ruolo da non protagonista, aveva senso: rendeva l’idea di quanto la sceneggiatura fosse stata modificata in fase di pre-produzione per rendere più centrale il punto di vista degli Osage, il popolo di nativi americani di cui faceva parte la ragazza interpretata da Gladstone, Mollie Kyle.

La scelta alternativa di inserirla nella categoria delle attrici non protagoniste, secondo Jones, avrebbe sminuito almeno in parte quel tentativo di dare rilevanza alla prospettiva degli Osage ponendo Gladstone – che in caso di vittoria sarebbe stata la prima attrice nativa americana a vincere un Oscar – sullo stesso piano del suo co-protagonista Leonardo DiCaprio. Peraltro, anche se non ha portato alla vittoria, non è detto che sia stata una scelta controproducente per la sua carriera, dato che si è comunque parlato moltissimo di lei: più di quanto non capiti di solito a chi non vince l’Oscar.

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