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  • Domenica 3 marzo 2024

È una buona idea paracadutare gli aiuti umanitari?

Solitamente è molto costoso, e secondo diverse organizzazioni toglie risorse ad altre forme di assistenza più efficaci

pacchi paracadutati
(AP Photo/Mohammed Hajjar)
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Venerdì il presidente statunitense Joe Biden ha annunciato che gli Stati Uniti avrebbero iniziato a paracadutare aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, e sabato è stata avviata la prima operazione del genere dell’aviazione statunitense in una missione congiunta con quella della Giordania, che paracaduta aiuti già da diversi mesi. Nonostante la crisi umanitaria a Gaza sia gravissima, molte organizzazioni hanno criticato gli Stati Uniti per la scelta di usare questo metodo, considerato troppo costoso e poco efficiente. Più in generale il governo di Biden è stato criticato anche per il suo approccio con Israele.

I lanci di aiuti dagli aerei solitamente sono considerati un’ultima risorsa, quando tutte le altre possibilità sono impraticabili. Ogni aereo può portare il carico di due o tre camion, ma consuma molto più carburante e richiede molto più personale: secondo i critici sono risorse che potrebbero essere usate per consegnare maggiori quantità di aiuti via terra. Molti hanno criticato gli Stati Uniti per aver in pratica accettato le limitazioni imposte da Israele alla consegna di aiuti via terra, e per non aver usato la loro influenza come suo principale alleato e fornitore di armi, per provare ad aumentare le consegne tramite camion.

Fra gli altri l’International Rescue Committee, un’organizzazione umanitaria con sede a New York, ha detto che paracadutare gli aiuti «non costituisce la soluzione per alleviare le sofferenze» dei civili palestinesi e «distoglie tempo e sforzi da soluzioni dalla comprovata efficacia su larga scala».

Anche il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), un organo dell’Unione europea che si occupa di affari esteri, ha criticato la scelta degli Stati Uniti: ha detto che i lanci di aiuti dagli aerei dovrebbero essere «una soluzione di ultima istanza, dato che il loro impatto è minimo e non privo di rischi per i civili». Sabato gli aerei statunitensi hanno consegnato 38mila pasti sulla Striscia, che è abitata da più di 2 milioni di persone, dopo diversi mesi di guerra tutte dipendenti dagli aiuti umanitari per il loro sostentamento. Inoltre c’è il rischio che gli aiuti siano controllati da gruppi armati che potrebbero rivenderli o distribuirli solo ai loro affiliati.

Un ufficiale delle forze armate statunitensi, parlando proprio di questo rischio, ha detto al Guardian che alcuni gruppi criminali «hanno monetizzato l’assistenza umanitaria», appropriandosi e rivendendo gli aiuti. Ha aggiunto che «c’è un modo di risolvere questo problema: inondare il mercato. Si fanno entrare aiuti da ogni parte possibile: aria, mare e terra».

– Leggi anche: La situazione degli aiuti a Gaza è quasi al collasso

Finora non sono stati consegnati aiuti via mare, ma gli Stati Uniti e altri paesi hanno detto di stare valutando anche questa possibilità. Limitati carichi di aiuti sono stati consegnati da vari paesi, principalmente Giordania, ma anche Francia, Regno Unito, Egitto, Emirati Arabi Uniti e, da sabato, Stati Uniti.

La maggior parte degli aiuti continua ad arrivare via terra, ma le consegne sono state rallentate fra le altre cose dalla chiusura dei confini della Striscia, dai lunghi controlli che Israele fa su ogni camion che entra, dalla mancanza di autisti e dagli attacchi subiti dai convogli umanitari da parte di gruppi armati.

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