È morto l’uomo che domenica si era dato fuoco davanti all’ambasciata di Israele a Washington per protestare contro la guerra a Gaza

L'ambasciata israeliana a Washington (ANSA/EPA/JIM LO SCALZO)
L'ambasciata israeliana a Washington (ANSA/EPA/JIM LO SCALZO)

Lunedì è morto l’uomo che domenica sera si era dato fuoco davanti all’ambasciata israeliana a Washington, la capitale degli Stati Uniti. La notizia è stata data dal portavoce della polizia della città. Poche ore prima della morte le autorità statunitensi avevano detto che l’uomo era un aviatore dell’Areonautica militare statunitense in servizio in Texas: si chiamava Aaron Bushnell e aveva 25 anni.

L’azione era stata filmata e trasmessa in diretta sulla piattaforma di streaming Twitch, su un canale che la polizia statunitense ha ricondotto a Bushnell. Nel video lo si vede camminare verso l’ambasciata israeliana, poggiare il telefono a terra e poi darsi fuoco mentre urla «Palestina libera» e «non sarò più complice di un genocidio». Successivamente il video mostra gli agenti che lo soccorrono e cercano di spegnere il fuoco per circa un minuto. La piattaforma ha rimosso il video dal canale, che non aveva altri contenuti e la cui immagine del profilo era una bandiera palestinese, ma la polizia ne ha ottenuto una copia.

Queste informazioni confermano l’ipotesi che l’uomo si sia dato fuoco per protestare contro l’invasione dell’esercito israeliano della Striscia di Gaza che va avanti da quasi quattro mesi. Gli Stati Uniti sono da sempre i principali  alleati e fornitori di aiuti militari a Israele (anche se il modo in cui Israele sta conducendo la guerra nella Striscia ha in parte peggiorato le relazioni fra i due). In questi mesi davanti all’ambasciata israeliana a Washington c’erano già state varie manifestazioni di protesta contro l’invasione israeliana della Striscia, e a dicembre un uomo si era dato fuoco davanti al consolato israeliano ad Atlanta, nello stato americano della Georgia.

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