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  • Mercoledì 21 febbraio 2024

La nuova regola che potrebbe stravolgere il salto in lungo

La World Athletics vuole cambiare l'area da cui staccano gli atleti per ridurre i salti nulli e aumentare lo spettacolo

La giamaicana Ackelia Smith ai Mondiali di Budapest. (David Ramos/Getty Images)
La giamaicana Ackelia Smith ai Mondiali di Budapest. (David Ramos/Getty Images)
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La World Athletics, la federazione internazionale dell’atletica leggera, vorrebbe introdurre una modifica al regolamento del salto in lungo che cambierebbe profondamente la disciplina, con l’obiettivo di renderla più spettacolare. L’amministratore delegato della federazione Jon Ridgeon ha spiegato che nei prossimi mesi verranno fatte delle prove per introdurre una “zona di stacco” più ampia al posto dell’attuale asse di battuta, quella striscia nella pista che gli atleti, nell’appoggiare l’ultimo piede per darsi la spinta finale, non possono oltrepassare.

Attualmente, la misura di un salto equivale alla distanza tra il punto di atterraggio, impresso dal saltatore nella sabbia, e la fine dell’asse di battuta. Per questo, gli atleti si allenano intensamente per saltare avvicinandosi il più possibile a questo limite con l’ultimo piede di appoggio, senza però superarlo. Se lo oltrepassano, infatti, il salto è nullo, ma se staccano alcuni centimetri prima questo scarto viene perso nella distanza del salto, che viene misurata comunque a partire dalla fine dell’asse di battuta. Con la “zona di stacco”, invece, ci sarebbe un’area più ampia all’interno della quale gli atleti potrebbero saltare, e la distanza del salto verrebbe misurata a partire dal punto di stacco preciso, misurato elettronicamente.

Questo azzererebbe o quasi i salti nulli, che attualmente rappresentano un problema per la spettacolarità dello sport. Ridgeon ha infatti spiegato al podcast Anything but Footy che un terzo di tutti i salti ai Mondiali di atletica leggera di Budapest del 2023 è stato nullo. «Non funziona, è una perdita di tempo», ha detto Ridgeon. È in effetti una caratteristica della disciplina che rende spesso frustrante seguirla da spettatori: capita spesso che un buon salto, magari anche un record personale o uno che garantirebbe il primo posto nella gara, sia annullato subito dopo perché l’atleta ha superato l’asse di battuta di pochi millimetri.

Con la nuova regola, «ogni salto sarà valido» secondo Ridgeon. Una zona di stacco infatti renderebbe molto rari i salti nulli: si tratterebbe di una superficie ampia, dalle misure ancora da definire, posta prima della sabbia, dalla quale gli atleti sarebbero liberi di staccare senza preoccuparsi di doversi avvicinare il più possibile al limite per non perdere centimetri preziosi nel proprio salto. Questo sposterebbe l’attenzione degli spettatori verso l’atterraggio degli atleti, la parte più spettacolare del salto.

È evidente che questo cambiamento avrebbe grosse conseguenze su come gli atleti interpretano lo sport: senza la preoccupazione di dover staccare da un punto preciso, cambierebbe anche il modo in cui i saltatori preparano ed eseguono lo stacco. È altrettanto probabile che questa maggiore libertà di esecuzione concessa agli atleti renderebbe inizialmente più facile stabilire nuovi record mondiali.

La portata di questa modifica la rende in parte controversa. Lo statunitense Carl Lewis, tra i più grandi saltatori e velocisti di sempre, vincitore di nove medaglie d’oro alle Olimpiadi e di otto ai Mondiali, l’ha già bocciata su Twitter, definendola un «pesce d’aprile». «Il salto in lungo è la disciplina dell’atletica più difficile. Questo eliminerebbe la sua caratteristica più difficile. Allora allarga i canestri perché un sacco di gente non li centra nei tiri liberi», ha scritto.

Ridgeon è consapevole che ci saranno resistenze: «non puoi cambiare uno sport che fu inventato di fatto 150 anni fa senza controversie», ha detto. «Se hai dedicato la tua vita ad avvicinarti perfettamente al limite dell’asse di battuta e ora improvvisamente la sostituiamo con una zona di stacco, capisco benissimo che ci possa essere inizialmente un’opposizione». Per questo, ha detto Ridgeon, nei prossimi mesi saranno fatte varie prove con atleti professionisti: «se non le supera, non introdurremo la modifica».

È probabile che, se dovesse funzionare, ci vorranno comunque alcuni anni perché la regola venga introdotta davvero. Per le Olimpiadi, potrebbe potersene parlare per Los Angeles 2028. Anche perché a dover essere studiata bene sarà anche l’implementazione tecnologica della nuova regola: «stiamo lavorando a sistemi per ottenere risultati istantanei, così che non si debbano aspettare 20 o 30 secondi prima che appaia la misura. Dobbiamo velocizzare tutto quanto».