Il Senato degli Stati Uniti ha approvato un pacchetto di aiuti da più di 95 miliardi di dollari per Ucraina, Israele, Taiwan e Gaza

Il leader della maggioranza Democratica al Senato Chuck Schumer dentro ai corridoi del Senato
Il leader della maggioranza Democratica al Senato Chuck Schumer (AP Photo/J. Scott Applewhite)

Martedì il Senato degli Stati Uniti ha approvato un pacchetto di aiuti da più di 95 miliardi di dollari (circa 88 miliardi di euro) che include aiuti militari e umanitari all’Ucraina, fondi per Israele e aiuti umanitari per i palestinesi nella Striscia di Gaza, e fondi per la difesa per Taiwan. Il pacchetto di aiuti dovrà essere ora votato anche dalla Camera per essere approvato in via definitiva, ma per via dei contrasti tra Democratici e Repubblicani sugli aiuti all’Ucraina è tutt’altro che scontato che succeda.

Da mesi il presidente statunitense Joe Biden si esponeva a favore del pacchetto, sulla cui approvazione contava specialmente l’Ucraina, che a causa delle divisioni politiche negli Stati Uniti e in Unione Europea aveva smesso di ricevere finanziamenti e aveva detto di essere vicina a finire i mezzi per respingere l’invasione russa.

La misura è stata approvata con una maggioranza di 70 voti favorevoli e 29 contrari: il Senato ha una piccola maggioranza Democratica ma 22 senatori Repubblicani hanno votato a favore del pacchetto. La settimana scorsa un disegno di legge molto simile era stato bocciato perché conteneva anche delle misure che riguardavano l’immigrazione che non piacevano ai Repubblicani moderati, di cui i Democratici avevano bisogno per arrivare al minimo dei voti necessari per far passare il disegno di legge, ossia 60.

Diversi Repubblicani dell’ala più radicale del partito sono però contrari al nuovo invio di armi in Ucraina e molti di loro sono alla Camera, dove i Repubblicani hanno una piccola maggioranza di 6 voti e dove nei prossimi giorni è previsto il voto del disegno di legge. Alla Camera comunque è richiesta solo una maggioranza semplice (la metà più uno dei voti), e non di tre quinti dei voti come al senato.