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  • Martedì 6 febbraio 2024

Rio de Janeiro ha dichiarato lo stato di emergenza per la dengue

I casi accertati in città dall'inizio dell'anno sono quasi la metà di quelli di tutto il 2023, e venerdì inizierà il carnevale più famoso del mondo

Una ballerina durante il carnevale di Rio de Janeiro, il 20 febbraio del 2023
Una ballerina durante il carnevale di Rio de Janeiro, il 20 febbraio del 2023 (AP Photo/ Silvia Izquierdo)
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Le autorità sanitarie di Rio de Janeiro, in Brasile, hanno dichiarato lo stato di emergenza a causa dell’aumento dei contagi di dengue, una malattia infettiva tropicale diffusa soprattutto in Sud America. Dall’inizio del 2024 nell’area metropolitana della città sono stati accertati più di 10mila casi su una popolazione di oltre 6,5 milioni di abitanti: quasi la metà di quelli riscontrati in tutto il 2023, circa 23mila.

L’annuncio è stato diffuso mentre in città stanno arrivando migliaia di turisti per assistere al carnevale più famoso del mondo, che comincerà venerdì e proseguirà fino al 14 febbraio.

La dengue è provocata da quattro diversi tipi di virus, più un probabile quinto, ed è trasmessa da alcune specie di zanzare. Comporta febbre, mal di testa, dolori articolari e un esantema (cioè un’eruzione cutanea) che ricorda quello del morbillo; in rari casi può portare a febbre molto alta accompagnata da emorragie interne, che possono arrivare a essere letali. Di solito per il suo completo decorso sono necessarie diverse settimane.

Per cercare di contenere la diffusione dei contagi, le autorità sanitarie di Rio hanno annunciato alcune misure speciali. Tra le altre cose, verranno aperti dieci centri per l’assistenza delle persone malate, un centro operativo di emergenza e negli ospedali saranno dedicati più posti letto ai pazienti che hanno contratto la malattia. Nelle regioni con la più alta incidenza di contagi verranno diffusi appositi insetticida.

Nel 2023 la dengue ha provocato più di 5mila morti in decine di paesi tra Africa, Asia, Sud-est asiatico e le Americhe: circa 4 milioni di casi, l’80 per cento del totale, sono stati riscontrati tra Brasile, Perù e Messico. Anche se negli ultimi anni c’è stato qualche progresso, a oggi non esistono vaccini efficaci per prevenire la malattia.

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