L’agenzia ONU per i profughi palestinesi ha detto che entro un mese non potrà più lavorare se non saranno ripristinati i finanziamenti

Bambini palestinesi davanti alla scritta UNRWA durante una manifestazione contro un'altra sospensione dei finanziamenti avvenuta nel 2015
(AP Photo/ Khalil Hamra)

Lunedì un portavoce dell’Agenzia dell’ONU per i profughi palestinesi (UNRWA) ha detto che l’agenzia non sarà più in grado di continuare le sue operazioni nella Striscia di Gaza e nel resto della regione dopo la fine di febbraio se non verranno ripristinati i finanziamenti sospesi nell’ultima settimana. Dal 1949 l’agenzia fornisce assistenza umanitaria ai palestinesi che hanno lasciato le proprie case o vivono nei campi profughi in Israele, nei territori palestinesi di Gaza e della Cisgiordania e nei paesi vicini (principalmente Siria, Giordania e Libano).

Venerdì 26 gennaio gli Stati Uniti avevano annunciato di aver sospeso i finanziamenti all’agenzia dopo che Israele aveva accusato alcuni suoi dipendenti di essere stati coinvolti nell’attacco compiuto da Hamas contro Israele lo scorso 7 ottobre, che ha dato inizio alla guerra in corso. Il giorno dopo sette paesi (Regno Unito, Australia, Canada, Finlandia, Germania, Paesi Bassi e Svizzera) avevano seguito gli Stati Uniti e avevano sospeso anche loro i finanziamenti. Lo stesso giorno il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani aveva detto che l’Italia aveva sospeso questi finanziamenti subito dopo l’attacco del 7 ottobre.

Philippe Lazzarini, il direttore dell’UNRWA, aveva definito «scioccante» una reazione del genere in risposta ad accuse che riguarderebbero 12 dipendenti sui 30mila impiegati dall’agenzia. Aveva anche detto che i dipendenti coinvolti nelle accuse di Israele erano stati immediatamente licenziati, e che era stata avviata un’indagine interna per accertarne le eventuali responsabilità.

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