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  • Domenica 21 gennaio 2024

La guerra aerea è sempre più importante in Ucraina

Come funzionano gli attacchi della Russia, come risponde l'Ucraina, qual è la situazione della difesa delle città e quando arrivano gli aerei da guerra: qualche risposta

di Davide Maria De Luca

Un soldato ucraino fa volare un drone
Un soldato ucraino fa volare un drone (AP Photo/Natacha Pisarenko)
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Nelle grandi città dell’Ucraina questo inverno di guerra si vive in modo molto diverso dal precedente. Un anno fa i bombardamenti russi causavano quotidiani black out in gran parte del paese e per ore e a volte giorni milioni di civili restavano senza corrente e riscaldamento. A novembre del 2022 la situazione era così grave che il governo ucraino considerò seriamente la possibilità di evacuare la capitale Kiev.

Nulla di tutto questo sta accadendo in queste settimane. Lontano dal fronte, le forniture elettriche rimangono regolari, il riscaldamento funziona a pieno regime e la vita prosegue normale, per quanto sia possibile in un paese in guerra. Ma la situazione è migliorata solo in apparenza.

Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in soli cinque giorni tra il 29 dicembre e il 2 gennaio la Russia ha lanciato oltre 500 missili e droni contro le città ucraine. Nell’attacco contro Kiev del 29 dicembre, oltre 154 proiettili sono stati lanciati contro la capitale, causando 29 morti, più morti e feriti di quanti ne ha subiti la città in tutto il resto del 2023. Se i risultati degli attacchi non si sono tradotti in un collasso della rete elettrica ucraina è solo perché l’aviazione russa ha cambiato bersagli, sostengono ucraini e alleati: dalle infrastrutture elettriche civili all’industria militare.

Per difendersi da questo assalto senza precedenti, le forze armate ucraine stanno esaurendo le loro riserve di missili antiaerei e chiedono con sempre maggiore forza un aiuto ai loro alleati. Senza più difese aeree, i cieli dell’Ucraina sarebbero aperti all’aviazione russa, che avrebbe la libertà di concentrarsi sulle città oppure sul fronte. Una possibilità, quest’ultima, i cui primi segnali già iniziano a vedersi.

Gli attacchi
Secondo esperti e analisti, la Russia ha potuto lanciare i devastanti attacchi delle ultime settimane grazie alle riserve di missili e droni accumulate nel corso dell’estate e dell’autunno. Secondo gli ucraini, dallo scorso agosto la Russia è riuscita ad aumentare la sua produzione di missili a lungo raggio dai 40 al mese dell’inizio del conflitto a 115-130 missili. A questi si aggiunge la produzione di oltre 300 droni a lungo raggio, in genere del modello Shahed, originariamente prodotto in Iran.

Era stato lo stesso presidente russo Vladimir Putin ad annunciare un’imminente espansione negli attacchi aerei. «Intensificheremo la nostra campagna aerea – aveva detto durante una visita in un ospedale militare il primo gennaio – Colpiremo installazioni militari». In realtà gli attacchi hanno finito col colpire anche obiettivi civili: diversi hotel a Kharkiv, un ospedale e un concessionario di automobili a Kiev, oltre a numerosi edifici privati in tutto il paese.

Ma analisti e militari ucraini mostrano che i principali bersagli di questa nuova ondata sono le industrie della difesa e le basi dell’antiaerea. Nel devastante attacco su Kiev del 29 dicembre, la maggior parte dei missili era diretta sull’impianto della Artem, una delle principali industrie militari ucraine, dove si producono droni e missili a lungo raggio.

«In contrasto con lo scorso anno, l’attuale campagna russa sembra avere obiettivi più ampi, compresi obiettivi militari e dell’industria della difesa», hanno scritto gli autori di un’analisi per il centro studi americano Atlantic Council: «L’obiettivo immediato della Russia sembra essere l’esaurimento delle difese aeree ucraine».

Non solo i bersagli sono diversi rispetto all’anno scorso, gli attacchi sono più sofisticati. Gli accorgimenti presi dell’aviazione russa per rendere più efficace il suo bombardamento vanno dai più semplici, come dipingere di nero i droni Shahed per renderli più difficili da individuare contro il cielo notturno, a una più accurata pianificazione dei bombardamenti, in cui le varie ondate di missili e droni si succedono in maniera strategica e metodica.

L’aviazione russa, concordano analisti e militari ucraini, sta utilizzando tutte le armi a disposizione nel suo arsenale e lo sta facendo con una perizia sconosciuta fino a questo momento. Secondo le autorità ucraine, nell’attacco dell’8 gennaio l’antiaerea di Kiev è riuscita ad abbattere soltanto 18 dei 51 missili lanciati contro il paese, una delle percentuali più basse da un anno.

Tra le armi utilizzate dalla russia in questi attacchi, i più pericolosi sono i missili balistici, che utilizzano un booster per raggiungere una quota estremamente elevata, spesso ai confini dell’atmosfera, per poi precipitare sul loro bersaglio a una velocità che è spesso diverse volte superiore a quella del suono (come nel caso del Kinzhal utilizzato per la prima volta nel maggio 2022).

Questi missili sono piuttosto precisi e molto difficili da fermare. Vengono utilizzati solitamente per colpire bersagli di alto valore in poco tempo, come ad esempio i sistemi antiaerei più costosi a disposizione dell’Ucraina come i famosi Patriot americani, che viceversa sono gli unici in grado di fermare i missili più veloci.

L’aviazione russa utilizza anche missili da crociera (i cosiddetti missili “cruise”), che procedono nel loro viaggio alimentati da un motore, come normali jet, e raggiungono il loro bersaglio con una traiettoria orizzontale. Sono più lenti dei missili balistici, ma anche più difficili da individuare poiché possono volare molto bassi e sfuggire ai radar. Sono anche più economici da costruire e possono essere schierati in numero maggiore.

Infine, la Russia utilizza moltissimi droni, soprattutto gli Shahed di fabbricazione iraniana. Tra tutte le armi utilizzate contro le città ucraine, queste sono le più lente e facili da intercettare, ma anche le meno costose da produrre. Inoltre, possono compiere manovre complesse nel loro avvicinamento al bersaglio, mettendo così in difficoltà le difese aeree ucraine.

La produzione
Per difendersi, gli ucraini utilizzano un variegato arsenale di armi di fabbricazione sovietica e sistemi donati dagli alleati, un collage piuttosto incoerente, ma funzionale, che è stato ribattezzato ironicamente “Frankensam” (da “Frankenstein” e “Sam”, la sigla con cui in gergo militare si identificano i sistemi antiaerei).

La prima componente di questa difesa a cerchi concentrici è costituita da una serie di squadre mobili armate di cannoni e mitragliatrici e missili a corto raggio (come gli americani Stinger). Questi gruppi, dislocati lungo le rotte di avvicinamento alle grandi città ucraine, hanno ottenuto diversi successi contro i droni e a volte anche contro i missili da crociera, ma sono inutili contro i missili più veloci.

Intorno e dentro le principali città ucraine si trovano poi le batterie di missili a media gittata (come gli italo-francesi Samp-T, donati all’Ucraina l’anno scorso). Con una gittata che raggiunge alcune decine di chilometri, questi missili possono ingaggiare tanto i droni quanto i missili da crociera più veloci.

Infine, situati in zone strategiche e segrete, gli ucraini possono contare su un limitato numero di missili a lungo raggio: gli S300 di fabbricazione russa e i Patriot americani. Si tratta di sistemi molto complicati ed estremamente costosi, costituiti da centri di comando, radar e lanciatori. Una sola batteria di Patriot costa all’incirca un miliardo di euro. Sono capaci di ingaggiare bersagli a centinaia di chilometri di distanza e sono l’unica difesa contro i missili balistici più veloci.

Le risorse
Dopo che per quasi tutto il 2023 gli ucraini sono sembrati piuttosto sicuri dell’efficacia delle loro difese, nelle ultime settimane le richieste di nuovi missili e munizioni si sono fatte sempre più urgenti. «L’Ucraina non ha la capacità di produrre internamente moderni sistemi di difesa aerea di cui abbiamo un disperato bisogno per proteggere i nostri cittadini dagli attacchi russi», ha detto Zelensky la scorsa settimana.

Il problema principale è che, come in molti altri campi, l’industria della difesa dei paesi NATO ha una capacità limitata di produzione. La dottrina militare degli Stati Uniti ed europea prevede di conquistare la superiorità aerea grazie ad avanzati jet da combattimento, il che rende superfluo investire in sistemi antiaerei basati a terra.

Fornire all’Ucraina aerei moderni potrebbe aiutare a risolvere il problema. Ma l’attuale programma per addestrare i piloti ucraini a pilotare il caccia americano F16 non si concluderà prima di mesi e il numero di jet che saranno forniti al paese, circa una quarantina, difficilmente farà la differenza.

L’Ucraina comunque non è stata abbandonata a sé stessa. A dicembre, la Germania ha inviato nel paese una seconda batteria di missili Patriot, mentre il Giappone ha annunciato che fornirà agli Stati Uniti parte dei missili che si trovano nei suoi arsenali, che poi potranno essere inviati in Ucraina. Ieri Zelensky ha annunciato che altre novità positive su questo fronte «sono in arrivo» nei prossimi giorni.

Problemi russi
Per quanto la Russia abbia aumentato la sua produzione, non è in grado di mantenere il passo con il volume di attacchi lanciato tra fine dicembre e inizio gennaio. Nell’ultima settimana il numero di attacchi contro le città ucraine è crollato e per quanto gli allarmi a Kiev e in altre città continuino a suonare quasi quotidianamente sono ormai diversi giorni che gli abitanti della capitale non si svegliano nel cuore della notte al suono di esplosioni in cielo.

Secondo il generale Vadym Skibitskyi, vice capo dell’intelligence militare ucraina (GRU), la produzione di missili russi è fortemente limitata dalla necessità di procurarsi componenti fabbricati all’estero e difficili da reperire a causa delle sanzioni, come i chip. Per questa ragione, la Russia starebbe aumentando gli sforzi per ottenere missili balistici da Corea del Nord e Iran. Secondo gli Stati Uniti, la scorsa settimana la Russia avrebbe lanciato il primo missile ottenuto dalla Corea del Nord.

Di fronte a queste difficoltà, la strategia russa potrebbe essere cambiata nuovamente, anche se serviranno ancora settimane per esserne sicuri. Negli ultimi giorni, mentre diminuivano gli attacchi contro le città ucraine, sono aumentati quelli contro la prima linea dove sono in corso i principali combattimenti.

Nelle ultime due settimane la città di Avdiivka, il punto più conteso di tutto il fronte dallo scorso ottobre, è stata colpita da 250 attacchi aerei, più dei 146 attacchi subiti in tutto il 2023. Skibitskyi ha detto pochi giorni fa che la Russia ha iniziato per la prima volta a utilizzare i suoi droni kamikaze Shahed contro bersagli di prima linea e avrebbe ottenuto alcuni successi poiché, a differenza dei difensori delle città, le truppe ucraine al fronte non erano preparate a fronteggiare questo pericolo.

La situazione militare nei cieli dell’Ucraina è in continua evoluzione e non è chiaro né chi si troverà in vantaggio nei prossimi mesi, né dove si svolgeranno i prossimi combattimenti: forse nei cieli della capitale Kiev o in quelli delle altre grandi città ucraine, sulla prima linea o a difesa di industrie militari nelle retrovie o, ancora, di quella delle centrali termoelettriche. Ma con il fronte apparentemente bloccato e le avanzate in stallo, questa battaglia sembra destinata a essere sempre più rilevante.