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  • Venerdì 19 gennaio 2024

Capri vuole vietare alle barche di avvicinarsi ai Faraglioni

Per tutelarli con una nuova area marina protetta, a cui però si oppongono molti operatori turistici dell'isola che temono di perdere un grosso pezzo del loro giro di affari

Barche vicino ai Faraglioni di capri
Barche vicino ai Faraglioni di Capri (ANSA/GIUSEPPE CATUOGNO)

All’inizio di gennaio i due comuni che amministrano l’isola di Capri, Anacapri e Capri, hanno pubblicato i documenti della nuova area marina protetta, il piano per tutelare il mare e la costa dell’isola con limitazioni alla navigazione, all’ormeggio e in generale a molte attività legate al turismo. I due comuni avevano iniziato a lavorare all’area marina protetta nel 2019 insieme all’ISPRA, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che negli ultimi due anni ha studiato una proposta di limitazioni ora a disposizione di abitanti e associazioni per eventuali osservazioni.

L’area marina protetta interviene in particolare nella zona di mare dei Faraglioni, tre formazioni rocciose che si trovano nella zona sudorientale dell’isola e che costituiscono uno dei panorami più noti e riconoscibili al mondo. Ogni anno, soprattutto d’estate, nel mare attorno ai Faraglioni navigano migliaia di barche di piccole e medie dimensioni. Finora non esistevano regole o limitazioni particolari: lo stesso comune di Capri nella presentazione dell’area marina protetta ha scritto che nel corso degli anni la situazione di sovraffollamento di barche intorno all’isola è progressivamente peggiorata «fino a rappresentare un concreto pericolo ambientale».

L’area marina protetta limiterà l’impatto ambientale delle barche con una serie di divieti a seconda di diverse zone di tutela disegnate su una mappa. Nella zona A, intorno ai Faraglioni, sarà vietato fare praticamente qualsiasi cosa: la navigazione con tutte le barche, anche quelle a remi, l’ormeggio, la balneazione, le immersioni, la pesca. L’unica attività possibile è la ricerca, pur con alcune limitazioni.

Nelle altre zone che comprendono tutto il resto dell’isola – B, C e una sottozona chiamata Bs – le regole sono meno restrittive rispetto al tratto di mare intorno ai Faraglioni, ma sono previste comunque limitazioni: per esempio verrà introdotto un divieto di pesca subacquea in tutta l’isola, così come l’utilizzo di moto d’acqua, mentre sul versante occidentale all’altezza di Cala del Rio sarà possibile l’ormeggio solo con un’autorizzazione. Un’altra regola riguarda l’accesso a Marina Piccola, una baia con una vista privilegiata sui Faraglioni: gli approdi non saranno vietati, ma molto ridotti rispetto alla situazione attuale.

L’istituzione dell’area marina protetta è sostenuta da tutte le principali associazioni ambientaliste tra cui Legambiente, Italia Nostra e Marevivo, secondo cui l’area protetta è l’unico modo per tutelare la biodiversità e creare un turismo di qualità. In un articolo pubblicato su Repubblica Alberto Lucarelli, professore di diritto costituzionale dell’Università Federico II di Napoli, sostenitore dell’introduzione dell’area marina protetta, ha scritto che le nuove regole rappresentano l’unica e forse l’ultima possibilità per contrastare la «drammatica e devastante aggressione» delle coste e dei fondali dell’isola derivante da una «visione speculativa di bellezze naturali uniche al mondo». L’aggressività del traffico nautico, ha scritto Lucarelli, rappresenta un fenomeno ormai degenerato, incontrollato e non sostenibile.

Oltre a limitare l’impatto ambientale un altro obiettivo dell’area marina protetta è la promozione di un turismo di qualità, più controllato e distribuito nei mesi nell’anno, non concentrato soltanto in estate quando ogni giorno l’isola viene visitata da migliaia di turisti stranieri, soprattutto americani. Capri, dicono le associazioni ambientaliste, è già molto conosciuta nel mondo e non ha bisogno di nuova promozione o di aumentare i flussi turistici, ormai saturi, bensì di trovare un compromesso tra la tutela dell’ambiente, la vivibilità dell’isola e lo sviluppo economico.

Le nuove regole hanno stimolato un certo dibattito soprattutto tra gli operatori turistici, molti dei quali sono contrari all’istituzione dell’area marina protetta perché temono un crollo degli affari. Il giro dei Faraglioni, infatti, è una delle gite turistiche più richieste e vendute e molti si chiedono cosa si potrà offrire ai turisti se molte delle attrazioni dell’isola saranno vietate. Graziano Borelli, presidente di Assocharter, un’associazione che rappresenta le aziende di noleggio di barche, ha avvertito le amministrazioni comunali della possibile perdita di posti di lavoro. «Abbiamo 150 imprese, un totale di 500 barche: che ne sarebbe con l’area marina protetta? Noi rispettiamo l’ambiente, si rispetti il nostro lavoro», ha detto Borelli. Assocharter ha affidato ad alcuni avvocati l’analisi di tutti i documenti relativi all’area marina protetta per capire se le nuove regole rispettino tutte le leggi.

Anche la sezione di Capri di Federalberghi, l’associazione che riunisce gli albergatori, ha qualche perplessità sulle nuove regole, pur con un atteggiamento meno critico nei confronti degli obiettivi dell’area marina protetta. Il presidente Lorenzo Coppola ha annunciato la presentazione di un dossier con alcune proposte meno restrittive per consentire di visitare i luoghi più belli e noti dell’isola limitando comunque l’impatto ambientale. Una delle proposte, per esempio, consiste nel far ormeggiare motoscafi e yacht a una certa distanza dai Faraglioni, senza mettere l’ancora sulle praterie di posidonia, una pianta marina, e trasportare i turisti con barche a remi. Un’altra deroga chiesta da Federalberghi riguarda snorkeling, kayak e pedalò, attività con un impatto ambientale molto limitato eppure vietate in alcune zone dell’area marina protetta. «Gli interessi economici non vanno demonizzati, bisogna trovare il giusto equilibrio», ha detto Coppola.

Abitanti e associazioni hanno tempo fino alla fine di gennaio per presentare osservazioni al progetto pubblicato sul sito dell’ISPRA. Le proposte di modifica saranno poi valutate dai tecnici, che invieranno il piano al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Sarà il ministero ad approvare il decreto di istituzione dell’area marina protetta. Secondo le previsioni dei comuni, il decreto dovrebbe arrivare entro l’estate, in tempo per introdurre le regole nella prossima stagione turistica.