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  • Giovedì 18 gennaio 2024

L’unica cosa cambiata a Davos negli ultimi anni

I giorni con la neve sono sempre di meno, ma i politici e gli imprenditori che si ritrovano ogni anno al Forum hanno cominciato a parlare di clima solo da poco

Una fotografia di Davos innevata, il 17 gennaio 2024
Davos, in Svizzera, il 17 gennaio 2024 (Andy Barton/SOPA Images via ZUMA Press Wire, ANSA)

Lunedì è iniziato il World Economic Forum di Davos, l’annuale convegno di leader politici e imprenditori miliardari che solitamente si svolge a metà gennaio nella piccola cittadina svizzera famosa quasi solo per questo evento. Anche quest’anno Davos si è presentata innevata per l’inizio del Forum. Fino a qualche settimana fa però le strade di questo paese di montagna erano piuttosto sgombre dalla neve, e anche attorno alle vicine piste da sci si notavano pendii erbosi marroncini, invece che imbiancati: come in molte altre località delle Alpi infatti l’anno è iniziato con temperature particolarmente alte per il periodo e senza piogge.

La presenza di neve nei paesi alpini durante i mesi invernali è legata alle condizioni meteorologiche, che hanno una grande variabilità e sono influenzate anche da fenomeni passeggeri. Ma in generale negli ultimi decenni il numero di giorni dell’anno in cui le Alpi sono state coperte di neve è progressivamente diminuito: un cambiamento che gli scienziati riconducono al riscaldamento globale dovuto alle attività umane. Un anno fa Bloomberg Green, la sezione di notizie legate all’ambiente curata dalla grande agenzia di stampa statunitense, aveva pubblicato un articolo intitolato “Una Davos senza neve dice alle elite del mondo tutto quello che devono sapere”: secondo Bloomberg insomma l’evidenza del cambiamento climatico in atto avrebbe dovuto influenzare maggiormente le grandi decisioni nelle politiche economiche dei paesi e nelle scelte delle grandi aziende.

Davos ha un’altitudine di 1.560 metri, dunque si trova più in alto delle località alpine dove negli ultimi decenni la diminuzione della durata del manto nevoso, cioè dei giorni dell’anno con presenza di neve a terra, si è vista di più. Ma gli studi dell’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe SLF, un ente di ricerca svizzero che ha sede proprio a Davos e possiede la più lunga serie di dati sul manto nevoso alle alte altitudini alpine, dicono che dal 1971, quando si tenne il primo World Economic Forum, lo spessore del manto nevoso invernale sulle Alpi svizzere è diminuito del 40 per cento in media.

Rappresentazioni della Svizzera dal 1962 al 2023 in cui è mostrata, anno per anno, la maggiore o minore percentuale di spessore del manto nevoso in inverno rispetto alla media 1971-2000: dal 2000 a oggi è prevalente il colore rosso che indica valori sotto la media

Rappresentazioni della Svizzera dal 1962 al 2023 in cui è mostrata, anno per anno, la maggiore o minore percentuale di spessore del manto nevoso in inverno rispetto alla media 1971-2000: il rosso indica valori sotto la media, il giallo pari alla media, il blu sopra la media (Istituto per lo studio della neve e delle valanghe SLF)

Christoph Marty, un climatologo dell’Istituto, ha detto al Financial Times che lo scorso venerdì in corrispondenza dello skilift a più bassa quota degli impianti di Davos lo spessore della neve era di 80 centimetri, superiore alla media di 55 centimetri di gennaio. Ma già a pochi chilometri di distanza, ad altitudini un po’ minori, i valori erano sotto la media. Le temperature più alte del normale infatti causano un’eccessiva fusione della neve.

Le Alpi sono una delle regioni del mondo in cui le temperature stanno aumentando di più: in media sono già aumentate di 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali, cioè prima che iniziassero le emissioni di gas serra dovute alle attività umane. A livello globale si parla di 1,1 °C. Questo aumento causa una maggiore fusione della neve che a sua volta fa salire le temperature, perché il suolo coperto da rocce e piante si scalda di più di quello coperto dalla neve, che riflette i raggi solari. Davos è sufficientemente in alto per risentire meno di questi effetti rispetto ad altri posti, ma negli ultimi anni ha comunque sperimentato vari inverni con sempre meno neve.

Fino a pochi anni fa al Forum di Davos si parlava poco di cambiamento climatico. Secondo una stima di Bloomberg, quest’anno più di un terzo delle tavole rotonde sarà dedicato a temi legati al clima, ma fino al 2014 la parola “clima” non era mai comparsa sul programma del convegno. Negli ultimi anni sono anche aumentate le manifestazioni di attivisti ambientalisti e le iniziative di alcuni scienziati in occasione del Forum. Tra loro c’è Gail Whiteman, docente di Sostenibilità alla Exeter Business School, un’università britannica, che dal 2017 allestisce una specie di campo base tendato, simile a quelli usati per le missioni scientifiche polari, vicino alla sede del Forum.

Lì sono ospitate decine di attivisti e scienziati che cercano di fare arrivare ai partecipanti all’evento il messaggio che le conseguenze del riscaldamento globale nel mondo sono sottostimate e devono essere tenute in considerazione da chi si occupa di questioni economiche e dirige grandi aziende. Anche perché alle stesse aziende conviene evitare alcune di queste conseguenze.

– Leggi anche: Sulle Alpi non ci sono più i giorni di neve di una volta