Tesla non è più l’azienda che vende più auto elettriche al mondo

È stata sorpassata da BYD, una società cinese che da qualche anno si sta facendo notare

Una foto di Elon Musk all'evento di inaugurazione dello stabilimento Tesla di Gruenheide in Germania
Elon Musk all'evento di inaugurazione dello stabilimento Tesla di Gruenheide, in Germania (Christian Marquardt - Pool/Getty Images)
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Martedì sono usciti nuovi dati sulle vendite di auto elettriche nell’ultimo trimestre del 2023. Per la prima volta Tesla, la società di auto elettriche di Elon Musk, non è stata l’azienda automobilistica ad averne vendute di più: è stata sorpassata da BYD, un’azienda cinese che vende auto elettriche a buon mercato e che sta avendo sempre più successo.

Tesla ha venduto 484mila auto nel quarto trimestre, mentre BYD 526mila. È una sostanziale conferma della forte ascesa di BYD, che fino a dieci anni fa era sconosciuta, che sta espandendo il suo mercato oltre i confini della Cina e che si sta ponendo in diretta concorrenza con le grandi aziende automobilistiche occidentali. Le sue auto elettriche costano meno della media e sono un prodotto molto competitivo rispetto alle altre sul mercato.

BYD era già l’azienda di auto che vendeva più veicoli “plug-in” al mondo (cioè le auto le cui batterie si possono ricaricare collegandole a una presa elettrica), che includono sia alcuni modelli ibridi sia quelli completamente elettrici. Escludendo le auto ibride invece risultava ancora la seconda al mondo, dopo la statunitense Tesla. Ora le cose sono cambiate.

Il recente sorpasso è dovuto a tre motivi in particolare.

Il primo riguarda una strategia di Tesla sui prezzi, che era stata pensata per tentare di battere la concorrenza cinese. Lo scorso anno Tesla aveva abbassato notevolmente i prezzi dei suoi veicoli, decisione che potrebbe essere stata in realtà controproducente perché i consumatori potrebbero avere iniziato a percepire il prodotto come più economico e non più come un’auto futuristica e pregiata. E sul piano della convenienza hanno continuato a essere preferibili e più competitivi i modelli cinesi.

Il secondo c’entra con il fatto che la gamma di veicoli proposti da Tesla è sempre più datata e l’azienda ha fatto fatica a innovarsi e a sganciarsi dai modelli originari. Da tempo c’era grande attesa per un nuovo modello, il Cybertruck, un bizzarro pick-up annunciato nel 2019 ma che ha avuto vari ritardi ed è arrivato nel mercato statunitense solo lo scorso novembre. Negli altri paesi non è ancora disponibile.

Il terzo riguarda non tanto l’azienda, ma il suo fondatore, Elon Musk, che nell’aprile del 2022 acquisì il social network Twitter per circa 44 miliardi di dollari, dando inizio a una fase, tuttora in corso, di grandi polemiche anche politiche. La sua gestione di Twitter, che ora si chiama X, è stata finora molto contestata, sia per avere introdotto modifiche poco apprezzate dagli utenti del sito, sia per i licenziamenti di massa e per la decisione di riattivare account precedentemente chiusi perché estremisti e apertamente razzisti (compreso quello dell’ex presidente Donald Trump). Tutto questo ha finito per compromettere l’immagine di Musk, specie agli occhi del pubblico progressista e ambientalista, quello più attento e disposto a investire su un veicolo elettrico.

La combinazione di questi tre fattori ha contribuito in parte al sorpasso di BYD, che comunque era un’azienda già molto promettente.

BYD è l’acronimo di Build Your Dreams (in inglese “costruisci i tuoi sogni”). L’azienda fu fondata nel 1995, inizialmente era specializzata nella produzione di batterie ricaricabili e poi crebbe rapidamente: erano gli anni della diffusione dei primi telefoni cellulari e in poco tempo divenne la più grande produttrice di batterie in Cina. Dopo essersi quotata in borsa, BYD iniziò la produzione di automobili nel 2003, acquistando un’altra azienda automobilistica fallita per ottenerne la licenza per la produzione di veicoli.

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Ben presto l’azienda si specializzò nella produzione di veicoli elettrici, di cui possedeva già una parte fondamentale della tecnologia necessaria: le batterie, in cui è specializzato il ramo non automobilistico dell’azienda. Questo ha fatto sì che BYD diventasse una società particolarmente innovativa: è riuscita a sviluppare internamente gran parte dei componenti base e dei materiali, dalla fase di ricerca all’assemblaggio. È stata inoltre la prima azienda al mondo a produrre su grande scala un veicolo ibrido plug-in, la BYD e6, nel 2008.

Il successo di BYD va analizzato più in generale anche alla luce del netto vantaggio che ha la Cina nella produzione di massa di veicoli elettrici rispetto ad altri paesi. Nel paese c’è un alto numero di stabilimenti, aziende e startup attive, oltre che di ingegneri e tecnici altamente specializzati. Il vantaggio è dovuto anche al sostanziale monopolio che il paese ha nell’estrazione e produzione delle cosiddette terre rare, metalli che sono indispensabili alla produzione dei motori elettrici e di cui la Cina sta limitando sempre più le esportazioni. Tutto questo è stato ottenuto grazie a grandi sussidi forniti dal governo cinese, sia ai produttori che ai consumatori.

La conseguenza è che le aziende occidentali hanno accumulato un enorme ritardo nello sviluppo di queste tecnologie. Nell’ultimo discorso annuale sullo stato dell’Unione Europea la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, aveva accusato la Cina di tenere artificialmente bassi i prezzi dei veicoli elettrici prodotti nel paese, sovvenzionando in modo sproporzionato le aziende cinesi, e aveva detto che la Commissione avrebbe avviato un’inchiesta al riguardo.

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