I peacekeeper della Nazioni Unite stanno terminando il proprio ritiro dal Mali

Militari tedeschi atterrati in Germania dopo aver lasciato il Mali, 15 dicembre (Michael Matthey/dpa)
Militari tedeschi atterrati in Germania dopo aver lasciato il Mali, 15 dicembre (Michael Matthey/dpa)

In Mali, in Africa occidentale, si sta ufficialmente concludendo l’operazione MINUSMA, la missione di peacekeeping (cioè con lo scopo di sostenere le autorità locali per il “mantenimento della pace”) istituita dalle Nazioni Unite (ONU) nel 2013 per sostenere la stabilizzazione del paese dopo una ribellione di militari tuareg, legati ad alcuni gruppi terroristici islamisti tra cui al Qaida. La missione era composta da 13mila militari inviati da vari paesi: è stata una delle più pericolose nella storia dell’ONU e nell’arco di dieci anni sono morti più di 300 peacekeeper. La fine l’operazione MINUSMA era prevista: era stata annunciata lo scorso luglio e oggi, domenica 31 dicembre, è previsto il ritiro degli ultimi peacekeeper.

Il ritiro era stato chiesto dalla nuova giunta militare del Mali, che ha preso il potere nel 2021, col terzo colpo di stato nel paese dal 2012. La nuova giunta ha adottato un atteggiamento sempre più ostile nei confronti dell’Occidente, scegliendo piuttosto di avvicinarsi alla Russia: oltre all’interruzione della missione ONU, la giunta ha chiesto anche l’interruzione delle missioni militari francesi, ugualmente attive nel paese dal 2013 in operazioni di contrasto al terrorismo jihadista.

Il mandato dell’operazione MINUSMA sarebbe dovuto terminare ufficialmente il 30 giugno scorso, ma il segretario generale dell’ONU António Guterres aveva consigliato di prolungarlo per altri dodici mesi. Il ministro degli Esteri del Mali Abdoulaye Diop, che negli ultimi due anni ha stretto sempre più i rapporti con la Russia, aveva però respinto la possibilità e il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva quindi votato per porre fine all’operazione MINUSMA.

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