Il più grande museo egizio di sempre è quasi pronto

Aprirà a Giza dopo quasi vent'anni di lavori e avrà una collezione sterminata di reperti, compresi quelli della tomba di Tutankhamon

L'atrio del Grande Museo Egizio con il colosso di Ramses II (EPA/MOHAMED HOSSAM)
L'atrio del Grande Museo Egizio con il colosso di Ramses II (EPA/MOHAMED HOSSAM)
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A pochi chilometri di distanza dalla piana di Giza in Egitto, uno dei siti archeologici più visitati al mondo e celebre per le sue piramidi, si sta concludendo la costruzione di un enorme complesso che ospiterà il Grande Museo Egizio (GEM), una nuova area espositiva che ha richiesto quasi 20 anni per essere realizzata e sulla quale il governo egiziano punta moltissimo per rilanciare il turismo. Una volta aperto, il GEM sarà il più grande museo archeologico di storia egizia al mondo: ma non tutti sono convinti che attirerà nuovi turisti, e ci sono preoccupazioni per gli alti costi di manutenzione dell’intera area museale.

Il progetto era stato annunciato all’inizio del 2002 dall’allora presidente egiziano Hosni Mubarak. L’idea era di realizzare un nuovo grande museo di antichità egizie. Il Museo Egizio del Cairo, il cui storico edificio si trova in piazza Tahrir, non poteva essere ampliato più di tanto ed era spesso sovraffollato. Per la sede del GEM era stata scelta un’area a un paio di chilometri dalle piramidi di Giza che offriva spazio a sufficienza per costruire un complesso di grandi dimensioni e con criteri espositivi più moderni rispetto allo storico museo nel centro del Cairo.

All’inizio del 2003, un anno dopo l’annuncio dell’iniziativa, fu scelto il progetto dello studio di architetti irlandese Heneghan Peng. Il piano prevedeva la realizzazione di un grande edificio centrale poligonale con gli angoli smussati. Il lato più lungo misura circa 400 metri, quello più corto la metà.

Come forma ricorrente per la facciata del museo e per le sue strutture interne fu scelto il triangolo: un chiaro riferimento alle piramidi che si trovavano a un paio di chilometri di distanza, nonché una delle forme geometriche più facilmente riconducibili alla civiltà egizia. I triangoli sono disseminati un po’ ovunque sulle pareti del museo, così come una serie di iscrizioni riferite alle varie dinastie di faraoni che si susseguirono nei circa tremila anni di storia dell’Egitto antico.

(EPA/MOHAMED HOSSAM)

La rivoluzione del 2011, il successivo periodo di instabilità politica che portò alla caduta di Mubarak, i problemi economici e ancora la pandemia da coronavirus hanno portato ai numerosi rinvii dell’inaugurazione del GEM. Per anni i lavori sono proceduti a rilento e ci sono state alcune difficoltà nel finanziamento del progetto, che vede tra i principali investitori un fondo giapponese. Si stima che i circa 20 anni – tra progettazione e costruzione – abbiano portato il costo complessivo a più di 1,2 miliardi di dollari (quindi circa 1,1 miliardi di euro).

Anche i governi egiziani che si sono succeduti a quello di Mubarak – come quello attuale, autoritario e nazionalista, di Abdel Fattah al Sisi – hanno sostenuto sempre la necessità di portare a termine il progetto, ritenendolo strategico per il rilancio turistico del paese. Soprattutto nella zona del Cairo, spesso visitata velocemente da chi vuole vedere solamente le piramidi prima di spostarsi verso altri siti archeologici, come quelli altrettanto famosi della città di Luxor, o nelle località balneari sul Mar Rosso.

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I ritardi nella costruzione hanno portato a molti rinvii, nonostante i ricorrenti annunci ufficiali sull’imminente apertura. All’inizio del 2023 era stato ipotizzato che il GEM potesse aprire tra ottobre e i primi mesi del 2024, ma l’anno è quasi finito e non c’è ancora una data certa. Il generale Atef Moftah, che sta curando la costruzione dell’edificio per conto del governo, ha detto al Financial Times che il museo aprirà nel 2024 una volta che saranno completate le infrastrutture nei dintorni (lasciando quindi intendere che all’interno i lavori siano quasi finiti).

Per mostrare comunque i progressi nei lavori e nell’allestimento delle gallerie, da qualche tempo è possibile fare una sorta di visita nel grande atrio del museo, che ha la funzione di statuario.

Nell’atrio l’elemento più visibile e imponente è il colosso di Ramses II scoperto nell’antica capitale Menfi nel 1820 dall’egittologo genovese Giovanni Battista Caviglia. La statua era stata trasferita davanti alla stazione del Cairo per accogliere i viaggiatori in arrivo, ma le vibrazioni e l’inquinamento l’avevano deteriorata e di conseguenza nel 2006 si era deciso di spostarla nella piana di Giza, da dove nel 2018 è stata trasferita al GEM. Il colosso è alto 11 metri e ha un gemello conservato ancora a Menfi.

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La statua di Ramses II non è l’unico grande reperto a essere stato trasferito nel nuovo museo. L’operazione più difficoltosa e rischiosa ha riguardato la barca del sole del faraone Cheope, che ha 4.600 anni ed è una delle imbarcazioni più antiche del mondo arrivate relativamente integre fino ai giorni nostri. Scoperta nel 1954 in una fossa vicino alla Grande piramide, era scomposta in più di mille pezzi e furono necessari circa 13 anni per ricostruirla. Era talmente fragile da avere reso necessaria la costruzione di un piccolo museo direttamente nelle vicinanze della piramide. Quando fu deciso il suo trasferimento al GEM ci furono polemiche e critiche di molti egittologi preoccupati dal rischio di danneggiamenti. Il lavoro di spostamento ha richiesto un paio di anni di preparazione e l’utilizzo di un camion da trasporto con sensori per rilevarne l’assetto e ridurre al minimo le vibrazioni.

Il colosso e la barca saranno alcune delle principali attrattive del museo, ma i curatori dicono di voler esporre circa 100mila manufatti che coprano tutta la storia dell’antico Egitto. Le varie sezioni saranno ospitate in 12 gallerie con reperti dal periodo preistorico fino a quello della presenza e influenza romana. Il GEM non determinerà comunque la chiusura dello storico Museo Egizio del Cairo che continuerà a esistere, anche se perderà una parte delle proprie principali attrattive.

I famosi tesori trovati nel 1922 nella tomba del faraone Tutankhamon saranno infatti esposti insieme nel GEM, per la precisione in due gallerie che ospiteranno circa 5.600 reperti tra sarcofagi, gioielli, statue e statuette, decorazioni e carri. Il tesoro di Tutankhamon raccoglie da sempre grande interesse non solo tra gli egittologi, ma anche tra gli appassionati di antico Egitto per la storia che ha intorno leggende, teorie parascientifiche e miti che si sono creati negli anni dopo la sua scoperta.

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La scelta di trasferire al GEM buona parte della collezione ha ricevuto qualche critica, soprattutto tra chi avrebbe preferito valorizzare meglio i reperti nella sede storica nel centro del Cairo, che al di là degli spazi più ristretti richiederebbe l’ammodernamento di parte dell’esposizione. Ci sono state inoltre polemiche per la scelta di trasferire alcuni reperti dai musei egizi “minori” nel paese, in modo da incanalare l’interesse e le attenzioni dei turisti soltanto sul GEM. I musei più piccoli hanno quindi perso alcuni reperti importanti, che completavano l’esperienza di visita di alcuni specifici siti archeologici e che costituivano una minima attrattiva per incuriosire qualche turista.

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Secondo le previsioni degli organizzatori, con il suo completamento il GEM diventerà il più grande museo egizio al mondo, rendendo possibile anche l’esposizione di molto materiale rimasto per decenni nei magazzini a causa della mancanza di spazi espositivi. Fino all’apertura, il Museo Egizio del Cairo manterrà comunque il primato, seguito dalle collezioni del Museo Egizio di Torino e del British Museum di Londra.